Sono tempi amari per i turisti. Il governo catalano vieterà gli appartamenti per le vacanze nel centro nel tentativo di rendere la città nuovamente “vivibile”.
I funzionari governativi di Barcellona intendono vietare l’affitto di appartamenti turistici a breve termine entro il 2028, rispecchiando le politiche che si sono diffuse in tutta Europa negli ultimi anni.
“Stiamo affrontando quello che crediamo sia il problema principale di Barcellona”, ha dichiarato il sindaco della città catalana Jaume Collboni durante un evento del consiglio comunale.
L’iniziativa di Barcellona segue le misure prese anche da alcune città italiane come Firenze e Venezia e quelle del Portogallo che ha ridotto drasticamente le agevolazioni fiscali per chi decideva di trasferirsi nel Paese.
Barcellona dichiara “guerra” ai turisti: cosa sta decidendo
Barcellona cercherà di eliminare tutti gli affitti brevi entro la scadenza del 2028. La città eliminerà tutte le 10.101 licenze di appartamenti approvate come affitti a breve termine, ha riferito Reuters.
Collboni ha affermato che il boom del turismo ha portato benefici al Paese sì, ma ha anche soffocato l’offerta locale di appartamenti e fatto aumentare il costo degli affitti per i locali di circa il 68% negli ultimi 10 anni. E il costo di una casa è aumentato del 38 per cento.
D’altra parte però c’è da sottolineare che gli affitti a breve termine a Barcellona sono rimasti stagnanti per anni, attestandosi a circa 10.000 dal 2014, anche se i prezzi degli alloggi hanno continuato a salire, secondo i dati del Comune di Barcellona.
Oggi a Barcellona esistono circa 850.000 abitazioni, il che rende i circa 10.000 affitti a breve termine una frazione del totale delle abitazioni. Inoltre, i dati ufficiali sull’attività turistica indicano che l’anno scorso il 70% dei turisti ha soggiornato in alloggi tradizionali (hotel, ostelli o simili).
La reazione di Airbnb
Un portavoce di Airbnb ha dichiarato di non avere commenti sulla questione, ma ha indirizzato Fox Business a una dichiarazione della European Holiday Homes Association, secondo la quale la mancanza di affitti a breve termine darebbe luogo a un boom alberghiero senza risolvere i problemi reali degli alloggi.
“Vietare gli affitti a breve termine e aprire le porte a nuovi hotel a Barcellona non risolverà i problemi abitativi né renderà il turismo più sostenibile. Serve solo a sottrarre alle famiglie locali un reddito di cui hanno bisogno per regalarlo alle catene alberghiere internazionali”, ha scritto l’associazione.
“Gli affitti a breve termine rappresentano meno dell’1% delle abitazioni a Barcellona e forniscono un reddito molto necessario alle famiglie locali, rendendo il turismo più sostenibile e meno concentrato”, ha continuato l’associazione. “L’Unione europea ha già detto che le regole di Barcellona per la condivisione delle case sono sproporzionate e non miglioreranno le sfide abitative, e speriamo di poter lavorare con i leader su un modo migliore di procedere”.
Il precedente di Firenze
Lo scorso anno l’amministrazione comunale di Firenze guidata dall’ormai ex sindaco Dario Nardella ha approvato una delibera che ha bloccato le nuove attività di affitti turistici brevi nell’area Unesco di Firenze, area che rappresenta il 5% del territorio comunale ma dove si concentra quasi il 75% degli appartamenti destinati ad affitti brevi.
Oggi ci prendiamo la responsabilità di intervenire là dove, finora, Governi e Parlamenti non sono intervenuti. Sono ormai diversi anni, come sapete, che a Firenze, in Italia, in Europa e nel mondo gli amministratori locali sono costretti a misurarsi con le criticità, sempre più evidenti e gravi, dell’incontrollata espansione del mercato delle locazioni turistiche brevi. Stiamo parlando di un fenomeno che ha preso piede, nei primi anni del duemila, come forma di sharing economy. Nel corso del tempo, ha però completamente smarrito la sua originaria vocazione, diventando una vera e propria forma di sfruttamento economico delle abitazioni civili. E in particolare nelle località che, come Firenze, sono a maggiore vocazione turistica”.
A Venezia per entrare occorre il biglietto da 5 euro
Da quest’anno anche Venezia ha introdotto una novità per i turisti. Chi vorrà visitare la città lagunare dovrà pagare un biglietto di ingresso da 5 euro ma non sempre bensì per 29 giornate l’anno, quelle di maggior affluenza che coincidono con festività e ponti.
Per l’anno 2024 l’ingresso a Venezia sarà a pagamento ancora nelle giornata del 6, 7, 13 e 14 luglio. Il biglietto da 5 euro, senza riduzioni, dovrà essere pagato sul portale della città di Venezia e dovrà essere pagato anche da chi scende dalla nave da crociera e si ferma in giornata a Venezia.