“Potrebbe essere un’altra estate turbolenta in Europa. Non escludiamo il ritorno della prospettiva-Grexit”, questa l’analisi di Barclays espressa nella nota “Grecia – ritorno alla ribalta” firmata da Francois Cabau. Dopo il leak nel quale è stata rivelata la spregiudicata strategia negoziale del Fondo Monetario Internazionale, il premier greco Alexis Tsipras ha già cavalcato l’indignazione per mettere all’angolo le opposizioni più conservatrici. Le prossime partite fra la Grecia e la Troika potrebbero, dunque, tornare intense in occasione delle prossime scadenze dei pagamenti.
“Nel nostro scenario base il governo attuale resta in carica, riuscendo ad approvare le riforme richieste dai creditori”, scrive Barclays, che però avverte: “notiamo nondimeno il più fragile ambiente politico europeo, paragonato ai precedenti episodi, e la possibilità che l’accresciuto rumore sulla Grecia possa influenzare il referendum sulla membership europea del Regno Unito”.
Secondo l’analisi della banca britannica la coincidenza di importanti scadenze del debito greco in giugno e luglio con il referendum sulla Brexit potrebbe provocare volatilità e deprezzamenti dell’euro.
Per quanto riguarda il ruolo del Paese ellenico nella crisi dei migranti Barclays vede ridursi la possibilità che questa possa essere sfruttata come arma negoziale da Tsipras, ora che la rotta balcanica è stata sigillata.
Quand’è che i pagamenti verso i creditori saranno da osservare con attenzione? “I prossimi flussi in uscita significativi sono previsti a giugno e luglio con i 750 milioni di euro dovuti al Fmi, seguiti dai 2,3 miliardi della Bce. Pertanto pensiamo che la Grecia probabilmente sarà in grado di rinegoziare i pagamenti fino a giugno […] Comunque, i pagamenti di luglio sembrano più impegnativi e non dovrebbero essere imminenti ulteriori erogazioni dal Fondo salva stati (Esm)”.
Sulla Grecia e sulle riforme da essa adottate, ha parlato oggi la stessa Christine Lagarde, nel corso di un’intervista rilasciata a Bloomberg:
“Abbiamo sopravvalutato la capacità della Grecia di promuovere e rivendicare la proprietà delle misure di cui aveva bisogno, perché si sono susseguiti diversi governi, e ogni volta si diceva sempre: ‘Non è davvero il nostro programma, non sono davvero le nostre riforme”.
Tuttavia la direttrice del Fmi nella stessa occasione ha recitato anche un mea culpa:
Abbiamo riconosciuto un errore, che aveva a che fare con i moltiplicatori fiscali laddove noi, tutti noi – il Fmi, gli europei, la Bce – abbiamo sottostimato l’impatto recessivo di alcune misure che avevamo raccomandato.