Non solo caro energia e inflazione (+10,9% su base annua a settembre). Gli italiani, con molta probabilità, dovranno fare i conti anche con il caro affitti. È la situazione in cui si potrebbero trovare a breve molti cittadini e famiglie, in procinto di rinnovare il classico contratto di locazione ordinario di lunga durata (4+4), e che hanno stipulato l’ultimo contratto intorno al 2014 e il 2015. Questi ultimi, soprattutto se residenti nelle principali città metropolitane, rischiano di trovarsi di fronte a un aumento medio di ben il +25,6%, con un canone che potrebbe toccare in media 945 euro al mese per un bilocale di 70 mq.
Un valore che può arrivare fino al +35,3% a Firenze, +28,5% a Bologna e +28,4% a Genova, mentre a Roma e Milano si registrerebbe una crescita inferiore al 20%, in quanto otto anni fa gli affitti erano già mediamente più alti che nelle altre città.
A questi dati, che si riferiscono ai canoni di locazione escluse le spese condominiali, bisognerà aggiungere gli eventuali aumenti relativi alle spese per il riscaldamento e la luce, diventando così per tanti un importo insostenibile. Molte famiglie si vedranno obbligate a cambiare zona o addirittura città, spostandosi dove i canoni sono più bassi.
Sono questi i risultati dell’analisi di Abitare Co., società di intermediazione immobiliare, che ha preso in considerazione quelli che sono i potenziali rinnovi dei contratti ordinari di lunga scadenza che dopo otto anni (4+4) devono essere appunto rivisti. La fotografia scattata fa riferimento alle otto principali città metropolitane (Milano, Roma, Bologna, Firenze, Genova, Napoli, Palermo, Torino), calcolando l’impatto che si potrebbe avere sul mercato immobiliare.
Si tratta di un dato sensibile che ha un forte impatto sociale, considerando che nel 2015 sono stati stipulati circa 493.000 contratti di affitto di lungo periodo (4+4), di cui oltre 97.200 nelle sole otto città metropolitane, con una superficie media di 79,3 metri quadrati (oggi la superficie media è leggermente più bassa: 72,2 metri quadrati).
Gli incrementi maggiori sui canoni, nelle otto grandi città, divisi per zone, ovviamente impattano prima di tutto sulle aree di maggior pregio (+28,3%), mentre nelle aree centrali l’incremento (+23,6%) potrebbe essere più basso rispetto a quelle semicentrali (+25,6%) e periferiche (+23,4%).
I prezzi degli affitti nelle principali città italiane
Sul fronte dei prezzi, ad esempio, per un bilocale di 70 mq. nelle principali città metropolitane occorrono in media circa 945 euro al mese, escluse le spese condominiali, ma con una notevole differenza in base alla zona: si parte da 580 euro nelle aree periferiche e 790 euro in quelle semicentrali, per arrivare fino a 1.070 euro in centro e circa 1.350 euro per gli immobili di pregio.
Tra le città, ai primi posti troviamo Roma con una media dei canoni mensili, sempre per un bilocale di 70 mq, pari a 1.365 euro (da 700 in periferia a 2.050 per gli immobili di pregio) e Milano con 1.300 euro (da 720 in periferia a 1.930 per gli immobili di pregio). Le città meno care, come canone medio mensile, sono Palermo (625 euro), Torino (715 euro) e Genova (750 euro). Giuseppe Crupo, ceo di Abitare Co., ha commentato:
“Oltre alla revisione dei contratti in scadenza, con degli inevitabili aumenti, bisogna poi aggiungere un potenziale incremento delle spese condominiali (soprattutto nelle case con riscaldamento centralizzato), che porterebbe il canone totale mensile a un livello non più sostenibile per molte famiglie che, a quel punto, si vedranno obbligate a cambiare zona o addirittura città, spostandosi dove i canoni sono più bassi. C’è invece chi, spinto dagli aumenti, opta per l’acquisto di una nuova abitazione, anche se le rate di mutuo sono più care causa dell’aumento del costo del denaro. L’acquisto di una nuova abitazione è inoltre sostenuto dalla migliore efficienza energetica dell’immobile che può ridurre in maniera importante le voci di spesa nel budget famigliare. In realtà quello che manca oggi sul mercato italiano è un’offerta di qualità legata al mondo degli affitti, con immobili di nuova generazione che offrono case con servizi condominiali di vario genere. Da una nostra recente indagine su un campione di 1.500 famiglie oltre l’80% ha risposto che sarebbe disposto a pagare un affitto più alto del 15%, rispetto a quanto paga oggi, per una casa nuova dotata di servizi comuni.”