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Batosta S&P: taglia rating Italia a BBB-, appena sopra “junk”

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ROMA (WSI) – Standard & Poor’s ha rivisto al ribasso il rating sull’Italia di un gradino, da “BBB” a “BBB-“, motivando la decisione con la crescita dell’economia del paese che, a suo avviso, sarà molto più lenta rispetto alle stime ufficiali.

La valutazione “BBB-” è appena un gradino superiore rispetto allo status “junk” (spazzatura), rappresentando il rating investment grade più basso.

S&P ha reso noto di prevedere che l’Italia uscirà dalla recessione all’inizio del 2015. Tuttavia, a suo avviso, la crescita del prodotto interno lordo sarà solo di +0,2% nel 2015, ben al di sotto delle stime del governo italiano, che prevedono una crescita compresa tra +0,7% e +1,9% per il prossimo anno.

Secondo S&P, la debolezza della crescita “ha inciso più del previsto sulla dinamica del debito pubblico”. Proprio le prospettive di crescita molto basse e i timori legati all’elevato debito hanno portato l’agenzia di rating a emettere il verdetto.

S&P ha rivisto decisamente al ribasso, infatti, anche le stime relative al Pil.

“Il downgrade riflette la ricorrente debolezza che vediamo nella performance del Pil nominale e reale, includendo l’erosione della competitività, che sta colpendo la sostenibilità del debito pubblico – ha detto S&P, stando a quanto si legge in un comunicato – Prevediamo che l’economia italiana uscirà dalla recessione all’inizio del 2015, sebbene stimiamo una ripresa modesta del Pil, dello 0,2%, contro le nostre precedenti stime di un aumento +1,1%, per il prossimo anno”.

Secondo l’agenzia il debito pubblico si attesterà inoltre sopra il 133% del Pil nel 2016 e ammonterà a 2.300 miliardi di euro entro la fine del 2017.

Nel comunicato è scritto che “un’inflazione bassa in modo persistente e un contesto aziendale difficile continuano pesare sulle prospettive economiche del Paese”. A zavorarre l’Italia è anche “il difficile ambiente di business che continua a gravare sulle prospettiva di ripresa del Paese”.

L’outlook è stato alzato da negativo a stabile.

In questo senso la decisione riflette l’aspettativa che il governo “possa gradualmente implementare le riforme strutturali” e che i bilanci delle famiglie “possano rimanere abbastanza forti per assorbire ulteriori aumenti del debito pubblico”.
(Lna)