Economia

Bce, analisti divisi tra pausa e rialzo dei tassi. Cosa deciderà Lagarde?

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Mancano poche ore alla tanto attesa riunione della Bce e tutti si interrogano sulle mosse dell’istituto guidato da Christine Lagarde. I responsabili di politica monetaria hanno più volte affermato che la scelta fra un nuovo rialzo dei tassi di 25 punti base o una pausa sarebbe dipesa dai dati. Tuttavia, gli ultimi report non hanno chiarito i dubbi sul da farsi, lasciando aperta ogni ipotesi e alimentando opinioni contrastanti fra gli stessi membri del Consiglio Direttivo, gli analisti e i mercati, che prezzano un ultimo aumento di 25 punti base con una probabilità intorno al 40%.

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Le ultime indicazioni della Bce e i dati macro

Nel corso dell’ultima riunione, tenutasi a luglio, la Bce ha alzato i tassi di 25 punti base, sottolineando le prospettive per l’inflazione su livelli ancora troppo elevati per troppo tempo. La presidente Lagarde, in tale occasione, ha utilizzato toni decisi (“spezzeremo la schiena all’inflazione”) ma ha mantenuto una posizione neutrale in vista del meeting successivo (un “deciso forse”), soffermandosi sull’importanza dei dati per definire di volta in volta la strategia da seguire.

Un approccio ribadito anche in occasione del simposio di Jackson Hole, nel quale si è limitata ad affermare che i tassi verranno mantenuti su livelli “sufficientemente restrittivi per il tempo necessario”, con l’obiettivo di riportare “tempestivamente l’inflazione al target del 2%”.

Pochi giorni dopo sono stati diffusi i dati sui prezzi al consumo dell’eurozona, che hanno evidenziato un’inflazione headline invariata al 5,3% e un indice core in rallentamento allo stesso livello, ma ancora su valori troppo elevati.

Prevale l’incertezza sulla decisione della Bce

Osservando esclusivamente gli ultimi dati macroeconomici, sembrerebbe sensato optare per una pausa a settembre. L’economia dell’eurozona ha continuato infatti a manifestare segnali di rallentamento, anche nel settore dei servizi, il quale contribuisce in maniera determinante alle pressioni sui prezzi. Inoltre, la lettura finale del Pil dell’eurozona si è attestata a +0,1% nel secondo trimestre, rivedendo al ribasso la stima precedente (+0,3%).

Dinamiche che hanno influito sull’aggiornamento delle previsioni economiche da parte della Commissione Europea, che ha tagliato l’outlook di crescita dell’area euro, dal +1,1% atteso qualche mese fa al +0,8% per il 2023, e al +1,3% nel 2024, rispetto al +1,6% precedente. Da non sottovalutare anche il trend dell’inflazione, per la quale Bruxelles stima ora un tasso pari al 5,6% nel 2023 e al 2,9% nel 2024, livelli decisamente superiori al target della Bce, pari al 2%.

D’altra parte, alcuni analisti ritengono che, proprio alla luce di questi segnali, la Bce potrebbe avere ancora poche occasioni per aumentare i tassi e, proprio per questo motivo, non si lascerà sfuggire l’opportunità di effettuare un nuovo rialzo a settembre. Il tutto, mentre crescono le speculazioni su un inasprimento del quantitative tightening, per mantenere le condizioni di finanziamento rigide anche una volta raggiunto il tasso terminale.

Le argomentazioni a favore di una pausa secondo gli analisti

Ecco il parere di Tomasz Wieladek, Chief European Economist di T. Rowe Price.

Ci aspettiamo che la Bce si prenda una pausa al prossimo incontro, sulla base della recente serie di dati che dovrebbero spingere verso una maggiore cautela. Un rialzo, in presenza di dati che iniziano a segnalare una recessione, potrebbe essere controproducente: se la BCE sorprendesse gli investitori con un rialzo, i mercati potrebbero iniziare a prezzare un errore politico, allentando le condizioni finanziarie e prevedendo un euro più debole. Ciò renderebbe la politica monetaria meno restrittiva, aumentando l’inflazione importata: sarebbe l’opposto di ciò che la BCE vuole ottenere.”

Anche Martin Wolburg, Senior Economist di Generali Investments, propende per una pausa, nonostante “le aspettative di inflazione ostinatamente elevate e la crescita dei salari superiore al 4% su base annua”, che “non ha precedenti nella storia della moneta unica”:

“Anche se si tratterà di una decisione molto serrata, ci aspettiamo che alla fine il Consiglio Direttivo si astenga da un altro rialzo nella riunione di settembre. Detto questo, la decisione di lasciare i tassi invariati dovrebbe essere accompagnata da un’inclinazione aggressiva volta a chiarire che la scelta non deve essere interpretata come la fine del ciclo di rialzi ma piuttosto come una pausa e che ulteriori misure di inasprimento potrebbero essere riprese in qualsiasi momento, se necessario.”

Gli elementi che giustificano un rialzo secondo gli esperti 

Gli analisti di ING prevedono “un dibattito molto acceso con un esito serrato. Anche se ci sono buone argomentazioni per giustificare sia una pausa che un altro rialzo dei tassi, manteniamo la nostra convinzione che la Bce alzerà i tassi un’ultima volta.” Per quanto le strette già effettuate finora e il crollo degli indicatori di fiducia depongano a favore di una pausa, le preoccupazioni per un’inflazione elevata continuano infatti a prevalere sull’aspettativa di disinflazione nei prossimi mesi.

In ogni caso, precisa ING:

non ci aspettiamo che la Bce comunichi la fine del ciclo restrittivo prima della fine dell’anno. Ammettiamo che si tratta di una sfida molto serrata; tuttavia l’inflazione ancora troppo elevata, il maggior focus sugli sviluppi effettivi rispetto a quelli previsti e il timore di fermarsi prematuramente faranno pendere l’ago della bilancia verso un rialzo finale dei tassi”.

Anche Franck Dixmier, Global CIO Fixed Income di Allianz Global Investors non si aspetta alcuna tregua dalla Bce. Quest’ultima:

“avrà pure disinserito il pilota automatico, ma l’inflazione rimane elevata, per cui ci aspettiamo ancora un rialzo dei tassi di interesse nella riunione di settembre. I mercati sembrano impreparati: un aumento dei tassi potrebbe portare a ulteriori impennate dei rendimenti nel reddito fisso.”

Infine, Gianni Piazzoli, Chief Investment Officer di Vontobel Wealth Management SIM, sottolinea come sia Goldman Sachs sia Unicredit propendano per un altro aumento di 25 punti base, per via dello “scarso progresso sul fronte della core inflation”, che si attesta ancora sui livelli di fine maggio e di gennaio. Interessante notare come, secondo Piazzoli, “dalla Bce si trarranno conclusioni anche per l’Italia.

“È importante che con la riunione di giovedì non vi siano novità sul fronte del passo di riduzione dei titoli di stato in posizione; ricordiamo che il PSPP (il programma di acquisto di titoli pubblici) prevede il non-rinnovo una volta che scadono i titoli detenuti, mentre il programma pandemico PEPP li rinnova.”

Le divisioni tra “falchi” e “colombe” all’interno della Bce

Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte, pone l’accento su due aspetti: la spaccatura tra falchi e colombe e la diversa composizione del board dei votanti tra settembre ed ottobre.

“Sul primo punto, la componente “falco” (capeggiata dalla Bundesbank) spinge per un rialzo dei tassi, che servirebbe a cercare di convincere i consumatori che la Bce fa sul serio nella lotta all’inflazione. A tal proposito, un rialzo potrebbe frenare il deprezzamento dell’euro, riducendo i rischi di inflazione importata, in modo particolare ora che il Brent è ritornato a 90$/b. Discorso diametralmente opposto da parte delle colombe, un atteggiamento tipicamente espressione del Sud Europa, dove il calo della domanda è stato molto più recente.

Il secondo fattore riguarda la composizione del board dei votanti della Bce: a settembre, in base alla consueta turnazione mensile, alcuni “falchi” (ad esempio Germania e Belgio) non voteranno. Discorso opposto per ottobre, quando invece non voteranno alcune “colombe”, come Spagna ed Irlanda. L’incontro potrebbe comunque chiudersi con un esito più “falco”: Lagarde potrebbe infatti alternativamente procedere già ora ad un rialzo, oppure effettuare una pausa, dipingendola nella conferenza stampa come molto probabilmente non definitiva. In questo modo lascerebbe implicitamente intendere che il rialzo sarebbe solo rinviato alla riunione del 24 ottobre.