ROMA (WSI) – Il problema non è solo italiano, dove le banche hanno in pancia 400 miliardi di titoli governativi. Tutti gli istituti di credito dell’area euro non potranno più riempire i bilanci di titoli di Stato mettendo a rischio l’intero sistema bancario.
A dirlo è il sovrintendente del delicato passaggio della vigilanza bancaria alla Bce, secondo cui le società dovrebbero rompere i legami ‘incestuosi’ con il proprio paese sovrano.
I titoli pubblici, infatti, non sono sicuri e fanno bene le società finanziarie che si mettono al riparo da eventuali scossoni sui mercati, facendo accontamenti sui bond. Sono i concetti espressi da Ignazio Angeloni in un’intervista a Repubblica.
“È giusto fare accantonamenti per i bond sovrani”, secondo il 61enne economista milanese a cui Mario Draghi ha affidato il compito di gestire il passaggio
della vigilanza bancaria a Francoforte.
Angeloni fa parte del Consiglio di supervisione, l’autorità di controllo di cui fanno parte anche i rappresentanti dei paesi membri dell’area euro.
In futuro gli istituti del credito “non potranno più riempire i bilanci di centinaia di miliardi di titoli dei loro governi come fossero carta priva di rischio”.
La vigilanza è passata a Francoforte a novembre dell’anno scorso e Angeloni valuta “molto positivamente” il passaggio. “Il sistema funziona da appena tre mesi, non avrei mai pensato che saremmo già arrivati a questo livello di messa a punto. Certo ci sono aspetti da migliorare, vigiliamo direttamente oltre 120 banche e per ciascuna c’è un gruppo di lavoro multinazionale”.
Ma il Consiglio di supervisione sta diventando sempre più efficiente. Da parte delle banche centrali e degli altri regolatori nazionali c’è interesse anche per gli istituti degli altri Paesi. La peer review, il controllo fra pari, prende piede”.
Nel Comitato di Basilea, chiede l’intervistatore, si pensa di ricalcolare al ribasso il capitale delle banche a causa del rischio di perdite sui titoli di
Stato nei loro bilanci. Non è una rivoluzione per l’Italia, dove le banche hanno 400 miliardi in titoli del Tesoro?
“La maggioranza di quelle più significative in Europa ha in bilancio un volume di bond sovrani che supera il 100% della loro disponibilità di capitale. È una notevole concentrazione di rischio su un emittente unico”.
“C’è un problema sui margini di capitale – dice Angelongi – perché abbiamo visto che i titoli di Stato non sono più sinonimo di sicurezza totale. E c’è una questione che riguarda le grandi esposizioni su un solo emittente di debito, spesso lo Stato dove la banca ha la sua base operativa”.
Le banche, anche se è un tema che affronterà il comitato di Basilea e non il gruppo sovrintendente di Angeloni, dovranno accantonare capitale a fronte dei loro titoli di Stato.
“C’è un rischio di credito anche sui titoli di Stato e il regime prudenziale delle banche ne deve tenere conto. Se un istituto di Stato diversifica in modo più equilibrato in titoli di diversi governi, riduce il rischio di concentrare troppo i suoi investimenti. In fondo l’Unione bancaria è nata proprio per questo: ridurre il nesso fragli Stati e le banche”.
(DaC)