Economia

Bce, chi prenderà il posto di Draghi a novembre: i papabili

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Il primo novembre di quest’anno la Banca centrale europea avrà un nuovo presidente. Finisce il mandato di Mario Draghi e i mercati sono particolarmente attenti a capire chi sarà il suo successore. Un falco o una colomba?

Le sfide da affrontare certo non sono poche. Il rallentamento dell’economia, rischi sulla crescita maggiormente sbilanciati verso il basso possono far riaprire in caso di peggioramento gli strumenti a disposizione della Bce come il QE, nuove linee di credito per le banche e ancora azzeramento dei tassi.

Sui nomi ancora c’è il massimo riserbo ma a stilare una ipotetica lista di papabile è l’undicesimo posto nella classifica degli asset manager nel mondo e tra i più grandi in Europa per asset under management, Legal&General IM (Investment Management).

Jens Weidmann è tra i candidati a prendere il posto di Mario Draghi alla Bce a novembre 2019
[/media-credit] Jens Weidmann della Bundesbank durante una conferenza stampa della banca centrale tedesca (Arne Dedert/picture alliance via Getty Images)

Bce: più falchi che colombe, ma Weidmann è out

In pole position come nuovo presidente della Bce si posiziona il finlandese Olli Rehn seguito dal governatore della Banque de France, François Villeroy de Galhau. A bocca asciutta il falco e attuale presidente della Bundesbank Jens Weidmann.

Ma nella lista di Legal&General IM spunta anche una donna, la tedesca Claudia Buch, numero due della Bundesbank. Voci di corridoio vedono anche Christine Lagarde come candidata. Prenderebbe le redini della Bce dopo aver lasciato il Fmi.

Tra gli altri nomi spuntano i falchi Ewald Nowotny, Governatore della Banca centrale dell’Austria, Klaas Knot, numero uno della Banca centrale dell’Olanda, l’estone Ardo Hansson governatore di Eesti Pank, e il tedesco Klaus Regling, direttore generale del fondo salva-Stati Esm.

Il finlandese Olli Rehn è tra i favoriti a prendere il posto di Draghi alla Bce dal primo novembre 2019
L’ex commissario agli Affari economici Ue Olli Rehn ebbe giudizio severo sull’Europa, ma con lui l’Italia scongiurò procedura d’infrazione.