Economia

BCE: crescita contenuta nel 2024 ma preludio di ripresa negli anni successivi

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La Banca Centrale Europea (BCE) ha mostrato una posizione più accomodante rispetto alla Federal Reserve (Fed), nonostante l’Europa registri un’inflazione più contenuta e una crescita significativamente inferiore rispetto agli Stati Uniti. Nella riunione di ieri, 14 dicembre 2023, il Consiglio Direttivo a Francoforte ha confermato in pieno le attese: nessuna modifica ai tassi ufficiali (che rimangono al 4,5% sui rifinanziamenti principali, al 4% sui depositi e al 4,75% sui prestiti marginali), ma ha annunciato la decisione di ridurre gli acquisti di titoli nell’ambito del piano pandemico Pepp di 7,5 miliardi al mese a partire dalla metà del 2024, quindi in anticipo di sei mesi, prevedendo un completo stop entro la fine dell’anno successivo. Tale passo accelererà moderatamente la riduzione dell’eccesso di liquidità, attualmente affidata al rimborso delle TLTRO III e alla riduzione del portafoglio APP.

Ha anche rivisto al ribasso le proiezioni di crescita e inflazione, ma soltanto nel breve termine. Nel dettaglio, Francoforte ha abbassato le stime di crescita nell’Eurozona a 0,8% nel 2024 e a 1,5% nel 2025-26, anche se non è prevista una recessione, e ha ridotto l’inflazione attesa per l’anno prossimo dal 3,2 al 2,7%, lasciando invariata quella per il 2025 al 2,1% (il carovita è previsto al 2% già dal terzo trimestre del 2025). La revisione del 2024 riflette soprattutto l’andamento più negativo del secondo semestre 2023 e conferma che la BCE si attende una riaccelerazione della crescita nel corso del prossimo anno, anche se meno intensa nel primo semestre (0,2% trimestre su trimestre e 0,3% trimestre su trimestre invece di 0,3 e 0,4% t/t).
Per il 2026 invece, lo staff BCE si attende che l’inflazione cali finalmente sotto il 2% (1,9%), ma che l’inflazione sottostante sia marginalmente superiore (2,1%). La presidente ha sottolineato che le proiezioni non incorporano del tutto il calo.

Le proiezioni di medio termine invece rafforzano il messaggio che ci sarà ancora bisogno di una politica monetaria restrittiva, nei prossimi mesi, ma anche che non siamo lontani dal momento in cui il Consiglio potrebbe ritenere opportuno sollevare il pedale dal freno. Christine Lagarde non ha contrastato aggressivamente le attese di mercato, ma ha tenuto a sottolineare che il Consiglio Direttivo non ha discusso di tagli dei tassi. Ha invece invitato a continuare a guardare i dati, soprattutto quelli sul mercato del lavoro (in particolare, rinnovi salariali e indicazioni sulle politiche di prezzo delle imprese), che arriveranno nella “prima metà del 2024”. La presidente ha sottolineato che la BCE ha bisogno di conferme alla sua aspettativa che le imprese assorbano nei margini di profitto gli aumenti del costo del lavoro. Così alcuni economisti hanno indicato il primo taglio a giugno del prossimo anno. Questa tempistica contrasta invece con le aspettative di mercato: gli operatori monetari scommettono su una prima sforbiciata a marzo (con una probabilità del 65%) e prevedono per l’anno prossimo riduzioni dei tassi per 150 punti base.

Oltre questo orizzonte, l’economia dovrebbe segnare una ripresa per effetto dell’incremento dei redditi reali, poiché le famiglie beneficeranno del calo dell’inflazione, dell’aumento delle retribuzioni e del miglioramento della domanda esterna.