ROMA (WSI) – Bce, Mario Draghi e il suo piano di QE continuano a essere attaccati. A sferrare il colpo è ancora una volta la Germania che, ossessionata dai ricordi dell’inflazione, continua ad avere problemi ad accettare la politica monetaria sempre più accomodante lanciata dal banchiere italiano.
E così sono ben tre le cause legali che sono state lanciate contro il QE e depositate presso la Corte Costituzionale tedesca. Non è proprio una sorpresa, se si considera che non è certo la prima volta che gli stimoli monetari della Bce finiscono nel mirino dei falchi tedeschi.
Più volte ci sono state critiche più o meno esplicite contro la politica di Draghi da parte dello stesso Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e membro del Consiglio Direttivo della Bce.
Eppure proprio la Germania dovrebbe dire grazie al piano della Bce, stando almeno al trend dell’azionario. In mercato orso fino a meno di due mesi fa, la Borsa di Francoforte ha assistito al ritorno deciso dei rialzisti, complice la debolezza dell’euro, a sua volte alimentata proprio dalle speculazioni di ulteriori manovre espansive da parte della Bce.
Certo, l’indice Dax si è confermato tra i più amati e più odiati del 2015.
Dopo un rally +26% fino al record ad aprile, il listino benchmark dell’azionario tedesco è entrato in un mercato orso nel mese di agosto. Ma dal minimo di quest’anno testato a settembre, il Dax ha recuperato ben +15%. E l’ETF che ricalca la sua performance, il Shares Core Dax UCITS ETF, ha attratto investimenti per un valore superiore ai 24 milioni di euro nelle ultime due settimane – stando ai dati di Bloomberg – portando il valore complessivo di mercato a 9,3 miliardi di euro.
L’azionario tedesco torna a essere tra i listini dei paesi avanzati migliori di questo trimestre; ed è proprio grazie al calo dell’euro, visto che esiste una chiara correlazione tra l’indice e la moneta unica.
E’ pur vero tuttavia che l’analisi tecnica lancia dei segnali inquietanti. Secondo alcuni grafici il Dax avrebbe corso troppo e troppo velocemente, come testimonia l’indice della sua forza relativa, che oscilla attorno a quota 70 da più di due settimane e che viaggia dunque a livelli di ipercomprato. Non proprio un quadro positivo, se si considera che l’ultima volta che cià avvenne fu alla fine di marzo, un mese prima di un tonfo pari a -24%.
Detto questo Michael Kapler, gestore dell’azionario presso Mittelbrandenburgische Sparkasse a Potsdam, in Germania, rimane positivo sulla Borsa di Francoforte:
Se gli investitori esteri guardano all’Europa, allora la scelta sicuramente ricadrà sulla Germania, dal momento che si tratta di un grande paese, la cui economia dipende dalle esportazioni. Questo, soprattutto se si prevede che l’euro rimanga debole. Le banche centrali continuano a essere di sostegno, la crescita globale accelererà il passo l’anno prossimo e ciò implica che l’azionario della Germania e quello europeo riporteranno un trend positivo.