Metabolizzato il taglio dei tassi di interesse di ieri da parte della BCE, che ha attuato la quarta sforbiciata dell’anno, ci si chiede ora se l’istituto di Francoforte continuerà sulla strada della politica espansivo. E se sì, fin dove arriverà il costo del denaro.
Cosa è successo ieri
Prima di passare in rassegna alcune delle previsioni messe a punto dagli analisti, vale la pena ricordare che ieri la Banca centrale europea ha ridotto dei 25 punti il costo del denaro per la quarta volta da quando ha iniziato a tagliare i tassi lo scorso giugno. Il tasso sui depositi è sceso così al 3%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali al 3,15%, quello sui prestiti marginali al 3,40%.
Nel comunicato stampa seguito al meeting, l’istituto di Francoforte ha tolto il riferimento al mantenimento di una politica restrittiva fino al raggiungimento del target del 2%, adottando una strategia “data dependent” e riservandosi di valutare di riunione in riunione l’orientamento più appropriato per la politica monetaria.
Sul tema dell’andamento del cambio, alla domanda su come si comporterebbe la BCE nel caso di un calo dell’euro al di sotto della parità, la numero uno della BCE, Christine Lagarde ha risposto che presterà attenzione al tema nei prossimi mesi.
Le previsioni
Ma cosa succederà nei prossimi mesi? Gli analisti sembrano tutti d’accordo che la politica espansiva, inaugurata lo scorso giugno, proseguirà per tutto il 2025, complice fase di rallentamento economico che sta interessando tutta la zona euro.
Secondo Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO, la valutazione del tasso terminale intorno all’1,75% per la seconda metà del prossimo anno “rimane sostanzialmente in linea con le nostre stime per un tasso di riferimento neutrale per l’eurozona e rappresenta essenzialmente uno scenario di atterraggio morbido favorevole”.
Si dice d’accordo sul target dell’1,75% anche Martin Wolburg, Senior Economist di Generali Investments, che, commentando la riunione di ieri, ha scritto:
“Nonostante siano stati mantenuti la dipendenza dai dati e l’approccio riunione per riunione, la presidente Lagarde ha anche chiarito che ulteriori tagli dei tassi sono in programma e che c’è ancora margine fino a raggiungere il tasso neutrale. Ci aspettiamo che la serie di tagli di 25 punti base a ogni riunione continui fino a luglio, con un tasso terminale dell’1,75%”.
Sullo stesso tema Dean Turner, Chief Eurozone and UK Economist UBS Global Wealth Management, che commenta:
“A nostro avviso, l’affievolirsi delle pressioni inflazionistiche a medio termine e la crescita debole fanno pensare che la BCE continuerà a tagliare i tassi ad ogni riunione fino a giugno, portando il tasso di deposito al 2%. Allo stato attuale, il rischio è che la BCE debba fare di più, non di meno, per sostenere l’economia nel 2025. Tuttavia, è più probabile che ciò si traduca in ulteriori tagli più avanti nel 2025 piuttosto che in movimenti più ampi nel breve termine”.
Infine, Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte fa notare che l’Eurotower ha lasciato intuire l’intenzione di tagliare ancora, demandando l’ipotesi di un’accelerazione del taglio dei tassi (da 25 a 50 pb) ai prossimi meeting, in base al tenore dei dati macroeconomici. Al momento – sottolinea Cesarano – le stime implicite nei Futures su Euribor 3M ipotizzano come target l’area dell’1,75% in termini di tasso sui depositi a fine 2025, per quanto con una probabilità più bassa rispetto a prima della riunione. In prospettiva, lo scenario è quello di un tasso sui depositi al 2% già entro giugno 2025.
Un’eventuale accelerazione nel corso di uno dei prossimi due incontri di gennaio e marzo è subordinata al fatto che la fase di forza del dollaro si arresti dopo l’insediamento di Trump il prossimo 20 gennaio. Ad oggi i Future su Euribor 3M stimano una probabilità prossima al 100% che ciò accada nel meeting di gennaio, conclude l’esperto.