Mercati

Bce: Draghi cambia piani QE, mercati giù

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

FRANCOFORTE (WSI) – “Le ultime proiezioni macroeconomiche sull’area euro indicano una inflazione più bassa, accompagnata da una crescita più debole”, ma il QE viene nuovamente rimandato e anche rivisto.

Nella conferenza stampa di Mario Draghi, che come di consueto segue l’annuncio della Bce sui tassi di rifinanziamento, il banchiere ha affermato che “all’inizio dell’anno prossimo rivaluteremo gli stimoli monetari che abbiamo lanciato, l’espansione del bilancio e l’outlook per lo sviluppo dei prezzi”.

Se ne riparla nel primo trimestre 2015, insomma. I tassi sono stati lasciati invariati al minimo storico dello 0,05%; l’ultima riduzione risale al 7 agosto. Fermi anche i tassi sui prestiti marginali e sui depositi bancari, rispettivamente allo 0,30% e -0,20%.

Ancora nessun Quantitative Easing, dunque, per il momento. L’acquisto di titoli di stato e bond societari potrebbe tuttavia solo essere rinviato, dal momento che Draghi ha detto che il Consiglio Direttivo della Bce si sta preparando a lanciare nuove misure di stimoli monetari per l’anno prossimo, se necessario.

L’ennesima delusione viene scontata dall’euro che, dopo aver bucato anche la soglia a $1,23 in mattinata, segna ora un rally e si attesta oltre $1,24. Questo, mentre il Ftse Mib di Piazza Affari scivola anche -2,5%.

Si scontano anche i timori di una crescente spaccatura in seno alla Bce, dal momento che Draghi ha comunicato che la decisione del Consiglio direttivo “non è stata unanime riguardo alle parole usate sul bilancio della Bce”. Inoltre, il QE è stato “cambiato”, nel senso che “abbiamo discusso il QE come acquisto di titoli di stato come una opzione, ma abbiamo discusso anche dell’acquisto di asset”. E comunque, si è parlato della possibilità di acquistare tutti gli asset “a parte l’oro”. Insomma, non un QE in stile Fed, ma un QE tutto stile Bce, che più volte si è caratterizzata per il dire molto, e il fare molto di meno. “E non abbiamo bisogno dell’unanimità – ha aggiunto il numero uno della Bce – visto che (il QE) può essere progettato per ottenere il consensus”.

Contestualmente, sono state comunicate le stime sull’economia dell’Eurozona: la crescita del Pil reale su base annua è attesa +0,8% nel 2014, +1% nel 2015 e +1,5% nel 2016. “Rispetto al settembre del 2014 le proiezioni sulla crescita reale del Pil sono state riviste al ribasso in modo notevole”, ha ammesso il banchiere. Lo scorso settembre le stime erano infatti di una crescita +0,9% sul 2014, +1,6% per il 2015 e + 1,9% per il 2016.

Draghi ha spiegato la debolezza dell’inflazione con – in parte – il calo dei prezzi del petrolio, elemento “importante da monitorare” per studiare l’impatto sui prezzi al consumo. L’inflazione potrebbe tra l’altro segnare ulteriori cali nei prossimi mesi, proprio a causa del trend dei prezzi del greggio. “Saremo particolarmente vigili riguardo all’impatto più ampio che i recenti sviluppi dei prezzi del petrolio avranno sui trend dell’inflazione nel medio termine”.

Di fatto, “il Consiglio Direttivo continuerà a monitorare attentamente i rischi sull’outlook degli sviluppi dei prezzi nel medio termine. In questo contesto, ci focalizzeremo in particolare sulle possibili ripercussioni delle dinamiche di crescita riviste al ribasso, sugli sviluppi geopolitici, sul tasso di cambio, sugli sviluppi dei prezzi del petrolio e sull’effetto delle misure di politica monetaria da noi adottate”.

Tagliate significativamente – oltre a quelle sul Pil – anche le previsioni sull’inflazione -, attesa (si parla di tasso di inflazione), allo 0,5% nel 2014, 0,7% nel 2015 e 1,3% nel 2016 contro le previsioni di settembre che indicavano rispettivamente tassi dello 0,6%, 1,1% e 1,4%. E la “colpa”, in questo caso è di “Germania, Francia e Italia”, esplicitamente citate da Draghi. Sono stati i tre paesi, infatti, a provocare la revisione al ribasso dell’inflazione. Detto questo, Draghi ha sottolineato che spettano alla Commissione europea le valutazioni definitive sui piani di bilancio di Francia e Italia e sulla loro compatibilità con quanto previsto dalle regole Ue.

Ripetuta quella che da più parti è stata ribattezzata come la solita solfa. “Se dovesse essere necessario al fine di affrontare i rischi di un periodo troppo prolungato di bassa inflazione, il Consiglio direttivo rimarrebbe unanime nel suo impegno ad adottare strumenti aggiuntivi non convenzionali, nell’ambito del suo mandato”.

E ancora: In risposta alla richiesta del Consiglio Direttivo, lo staff della Bce e le commissioni più importanti del sistema euro hanno velocizzato le preparazioni tecniche per ulteriori misure”.

Draghi ha agito in base alle previsioni di diversi economisti, che avevano detto nelle ore precedenti che il QE in stile Fed ci sarebbe stato l’anno prossimo. A tal proposito, UBS ha dato una chiara indicazione in merito, parlando anche di ripercussioni sull’euro e sui tassi dei Bund.

L’ex premier Mario Monti, invece, si è addirittura fatto avanti per dare un consiglio alla Bce su come fare in modo che la soluzione del QE sia accettata dall’apparentemente irremovibile Germania

Gli economisti di ING avevano previsto l’intenzione di Draghi di espandere il bilancio ai livelli del 2012, ovvero di mille miliardi di euro in più (dai 2 trilioni di oggi).

Tutto questo in un contesto in cui l’inflazione sempre più bassa – i prezzi al consumo sono scesi progressivamente negli ultimi 4 anni (vedi grafico) – sta progressivamente scivolando verso lo status di “deflazione”.

E finora da Draghi i mercati hanno sentito promesse allettanti, ma solo promesse.

(DaC-Lna)