Economia

Bce, Draghi: ridotte stime Pil 2013. Nessuna scadenza per l’Eurozona

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Roma – Nessuna sopresa da Francoforte: Mario Draghi resiste alle pressioni insistenti di economisti e governi europei e decide di lasciare invariati al minimo storico dell’1% i tassi di interesse. Ma la decisione non viene approvata da tutti. Nel corso della conferenza stampa successiva all’annuncio, Draghi ammette che il consenso, pur se ampio, non è stato unanime, visto che alcuni membri erano per un taglio del costo del denaro. Perchè allora una tale resistenza? Il numero uno dell’istituto di Francoforte afferma che il motivo è “il valore nominale dei tassi”, ancora basso. L’adozione di altre misure straordinarie di cui dispone la Bce possono inoltre aiutare l’Eurozona, a suo avviso.

“Il tasso di inflazione è visto al di sopra del 2% per tutto l’anno – ha affermato Draghi – e ci sono ancora rischi al ribasso sull’economia”. I rischi sull’inflazione sono invece al momento “equilibrati” e nel 2013 il tasso dovrebbe scendere sotto il 2%, attestandosi a un “range compreso tra “+1,3% e +1,5%”. E’ fondamentale comunque “il monitoraggio dei prezzi delle materie prime”.

Riguardo allo stato di salute dell’economia, la Bce ha rivisto al ribasso le stime sul Pil dell’Eurozona relativo al 2013, confermando quelle del 2012. L’istituto prevede un andamento del Pil tra -0,5% e +0,3% quest’anno – come in precedenza -, mentre per il 2013 la crescita sarà tra zero e +2% (prima le stime erano per un incremento tra zero e +2,2%).

Viste le condizioni delicate in cui versa l’economia europea, la banca centrale europea ha stabilito di proseguire “almeno fino alla fine del 2012” i prestiti straordinari agevolati a tre mesi di scadenza (Ltro) a favore delle banche. Di fatto, fino al 15 gennaio del 2013 la Bce procedera’ al collocamento di liquidita’ illimitata alle banche con le aste a breve termine. Draghi ha rilevato che il “mercato interbancario non sta funzionando”.

Sul fronte delle politiche di austerity adottate in Europa, il timoniere della Bce sottolinea che il risanamento dei conti pubblici nei paesi dell’area euro “non si può basare sul medio termine solo su aumenti delle tasse, servono anche riduzioni della spesa”. Detto questo, “paesi come la Spagna, come l’Italia, come il Portogallo e l’Irlanda, e perfino la Grecia, hanno intrapreso sforzi enormi e hanno compiuto progressi considerevoli sul risanamento dei conti ora devono continuare e completare questi sforzi”.Riguardo alla Spagna in particolare, tocca a Madrid decidere se vuole ricorrere all’aiuto del Fondo Salvastati.

E sul destino dell’Europa, non ci sono “scadenze” che incombono sull’unione monetaria, anche se è lecito “avere preoccupazioni” sulla situazione. Tuttavia interpellato sull’affermazione del noto finanziere George Soros, secondo cui l’area euro avrebbe tre mesi di “sopravvivenza” ancora prima di rischiare una frantumazione, Draghi ha riposto “non credo che sia giusto ipotizzare scadenze in generale, non vedo un processo complesso come quello dell’Unione valutaria come soggetto a scadenze (deadline)”. E’ invece sensato avere preoccupazioni sulla situazione e secondo Draghi i paesi dell’area valutaria dovrebbero fare “chiarezza” su come intendano procedere sul processo di integrazione.

Mentre Draghi parla, l’azionario europeo riduce i guadagni, con Borsa Milano che, dopo un massimo raggiunto con un balzo superiore a +2,30%, più che dimezza i guadagni segnando un rialzo dell’1%, per poi tornare a incrementare i rialzi. Draghi non ha escluso alcuna opzione, nel caso in cui la situazione dovesse peggiorare. Per questo motivo, complice anche la liquidità illimitata garantita alle banche anche se a tempo determinato, l’azionario rimane positivo.

Aumentano dunque le tensioni in una giornata calda per gli investitori. La Banca centrale europea, esortata da piu’ fronti ad agire con forza a supporto della ripresa e portare l’Eurozona fuori dal momento di difficoltà, potrebbe gia’ dalla prossima riunione decidere di tagliare i tassi di interesse.

Sui mercati cresce la frustrazione causata dalla mancanza di misure concrete ed efficaci da parte delle autorità politiche. Motivo per il quale monta la pressione sulle autoria’ monetarie di tutto il mondo, anche la Federal Reserve, che si riunisce il 19-20 giugno, per iniettare nel sistema finanziario altra liquidità.

La scelta audace della Bce, che si aspettava un quarto degli economisti interpellati da Bloomberg, non si materializza. Dei 44 analisti del campione, 32 era convinto che il tasso di riferimento sarebbe rimasto ancorato all’1%, mentre in 11 vedevano un taglio di 25 punti base. Uno solo di 50 punti base.

Il banchiere fiorentino si e’ trattenuto dall’introdurre nuovi stimoli monetari, almeno sino a quando le autorità governative nazionali e internazionali non facciano di più per contrastare con decisione, nel dettaglio e con misure concrete, le cause reali della crisi.

In marzo la Bce aveva previsto una contrazione economica dello 0,1% nel 2012 e una crescita dell’1,1% l’anno successivo. L’inflazione e’ vista in media in area 2,4%, appena sopra la soglia ideale del 2% fissata dall’istituto, e dell’1,6% nel 2013. Gli economisti scommettono su una lieve revisione al ribasso di questi numeri.

Il primo trimestre si e’ chiuso con una flessione dell 0,1% rispetto all’anno precedente per l’economia dell’area euro. Le statistiche ufficiali si sono rivelate inferiori alle stime iniziali che erano per un risultato invariato. Il Pil e’ stato identico a quello visto negli ultimi tre mesi nel 2011.

La scorsa settimana lo stesso Draghi aveva avvertito che nella forma attuale l’Unione monetaria è diventata “insostenibile”, in mancanza di risposte anti-crisi da parte delle autorità politiche. “Se la Bce può colmare la mancanza di una governance nell’Area unica? La risposta è no”, aveva detto il numero 1 Bce.

“Nonostante l’aggravarsi della situazione, la Bce sembra insistere su risposte concrete dai governi prima di intraprendere nuove misure accomodanti”, ha detto a Bloomberg Juergen Michels, economista capo Area euro per Citigroup a Londra. “Il mix di inflazione moderata e dati macro deboli aprono comunque la strada per un taglio dei tassi a breve”.

La conference telefonica tra i ministri delle Finanze dei paesi G7 nella giornata di ieri si e’ conclusa senza alcuna misura concreta. Discusso comunque sugli sviluppi verso una maggiore integrazione finanziaria e fiscale in Europa. Raggiunto l’accordo di collaborare attivamente per risolvere il problema Grecia e Spagna.