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Dalla Bce, alla Banca Nazionale svizzera, fino alla Federal Reserve e alla Banca d’Inghilterra. Il mese di dicembre è ricco di appuntamenti con le banche centrali. E gli esperti provano a delineare le mosse che attueranno nell’ultimo meeting dell’anno. Tra questi Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac.
Bce taglierà i tassi di 50 pb nelle prossime riunioni?
Oggi, giovedì 12 dicembre 2024, è la volta della Bce. I mercati si aspettano un taglio di 25 punti base questa settimana e a seguire, fino a giungere all’1,75% in estate. La domanda che gli investitori si pongono, sottolinea Thozet, è se sia previsto un taglio di 50 punti base nell’arco di questo periodo.
A nostro avviso, le preoccupazioni per il rallentamento della crescita dovuto ai dazi imposti da Trump e l’incertezza politica in tutta la regione fanno sì che il tasso di riferimento possa essere inferiore a quello previsto dal mercato (1,5% o meno). Tuttavia, per il momento riteniamo ancora improbabile un taglio di 50 punti base, considerando la sorprendente crescita al rialzo del terzo trimestre, le prospettive di un ciclo monetario statunitense meno favorevole dopo l’ultimo meeting della BCE e il fatto che è troppo presto per valutare gli effetti negativi di eventuali future politiche di Trump.
Secondo l’esperto, “la BCE potrebbe tuttavia manifestare la propria intenzione di passare da un “approccio riunione per riunione” a una “volontà di avvicinarsi al tasso neutrale”, al fine di considerare i rischi associati a un sentiment debole dei consumatori e alle incertezze politiche. Così facendo, potrebbe ristabilire una forma di visione prospettica su una traiettoria di politica monetaria più accomodante”..
Banca Nazionale Svizzera anticiperà la Bce?
Non solo Bce. Si è tenuta anche oggi, la riunione della Banca nazionale svizzera che ha abbassato il tasso guida Bns di 50 punti base portandolo allo 0,5 per cento. Secondo l’esperto, “a fronte di un’inflazione al di sotto del target (inflazione headline allo 0,7% e inflazione core allo 0,9%), una crescita economica modesta e una valuta forte, è probabile che la BNS cerchi di anticipare la BCE nel proprio ciclo di taglio dei tassi per arrestare la traiettoria al rialzo del franco svizzero”.
Tuttavia, considerando che il Franco Svizzero mostra una maggiore correlazione con l’andamento dell’oro piuttosto che con i differenziali dei tassi di interesse, l’efficacia di questa strategia rimane incerta.
Federal Reserve: solo tre tagli tassi nei prossimi mesi
Il 18 dicembre sarà la volta della Federal Reserve. I mercati non considerano appieno la possibilità di un taglio di 25 punti base in occasione del meeting di dicembre e prevedono solo tre tagli dei tassi nei prossimi sei mesi.
Se prevediamo un secondo taglio consecutivo di 25 punti base da parte della Fed la prossima settimana, ci aspettiamo che la Fed concluda il proprio ciclo di tagli dei tassi nel primo trimestre del 2025 a un plateau del 4%. Nel breve termine, è improbabile che la Fed cerchi di anticipare le politiche della futura amministrazione statunitense. Per il momento, quindi, è probabile che rimanga su una linea accomodante, intrapresa dopo il primo taglio dei tassi dello scorso settembre. Tuttavia, nel medio termine (da uno a due trimestri), se le politiche del governo statunitense dovessero far aumentare la crescita, i prezzi e il deficit, mentre l’output gap sarà ampiamente chiuso, la Fed potrebbe adottare un approccio restrittivo.
Banca d’Inghilterra (BoE) seguirà l’esempio della Bce
Infine, la BoE. “Sebbene i mercati si aspettino che la BoE tagli i tassi di interesse a un ritmo equivalente a quello della Fed, – continua l’esperto di Carmignac, le prospettive economiche sono alquanto diverse tra le due”.
E’ più probabile che la BoE segua l’esempio della BCE piuttosto che quello della Fed nel proprio ciclo di politica monetaria, soprattutto se le speranze di una ripresa dei consumi non si riveleranno sostenibili come previsto.
L’impatto dei meeting sull’asset allocation
In conclusione, l’analista si dichiara ampiamente cauto sui tassi dei mercati sviluppati.
A fronte di aspettative potenzialmente eccessive riguardanti i tagli della BCE e con i mercati pronti a prezzare un ulteriore eccezionalismo degli Stati Uniti, per le scadenze a breve termine prediligiamo i tassi statunitensi a quelli in euro.
Ci teniamo distanti dal segmento delle obbligazioni sovrane nei mercati sviluppati, che nonostante le circostanze, offrono un modesto rendimento, tra il 4% (in USD) e il 2% (in EUR) per i Paesi core – e poco più per i cosiddetti Paesi “periferici” o “semi-core” (per il momento).
Infine, la curva dei rendimenti piatta e il persistere dell’inflazione ci inducono a prediligere le obbligazioni legate ai tassi reali (cioè legate all’inflazione) rispetto a quelle nominali.