La Bce non è ancora pronta a dire addio al piano di allentamento monetario straordinario e non dovrebbe cambiare la sua strategia prima di dicembre. Sono le ultime indiscrezioni di Bloomberg a dirlo. Dalla riunione della settimana prossima della Bce non dovrebbero emergere troppe novità in merito ai piani per uscire dal Quantitative Easing, visti gli ultimi dati sull’inflazione e il rafforzamento dell’euro di inizio settimana. Il Quantitative Tightening, ossia il processo di riduzione delle misure ultra accomodanti, può aspettare. Ma ancora per quanto tempo esattamente?
Secondo gli economisti e analisti interpellati da Reuters almeno fino a ottobre. È quello il mese in cui Mario Draghi dovrebbe rivelare quando verrà staccata la spina al piano di acquisto di bond da 60 miliardi al mese e la cui scadenza per il momento è fissata il 31 dicembre 2017. Sempre stando al sondaggio, le attese sono per un addio al bazooka monetario entro la fine dell’anno prossimo.
Detto questo, non significa che il meeting di settembre sarà privo di sorprese e novità. Gli analisti di UBS hanno osservato che Draghi avrà bisogno di fare appello a “tutto il suo talento” per mettere un freno all’euro. Il tasso di cambio tra euro e dollaro ha superato anche quota 1,20 dollari a inizio settimana, per lo più per via di un indebolimento del biglietto verde, come ha anche osservato l’ex presidente della Bce Jean-Claude Trichet.
Secondo Bank of America la Bce ridurrà la mole di Bond acquistati nell’ambito del QE nella seconda parte del 2018 e non prima. L’irrigidimento delle condizioni finanziarie e monetarie favorito dall’euro “rende probabilmente la banca centrale più sensibile del solito alle percezioni di mercato rispetto alla Fed“. Gli analisti pensano che la Bce annuncerà in ottobre che la durata del QE verrà estesa di sei mesi al ritmo ridotto di 40 miliardi di euro acquistati al mese.
“Il QE si concluderà nel secondo semestre dell’anno prossimo ma la Bce preferirà lasciare la porta aperta a qualsiasi opzione, pertanto l’annuncio di una exit strategy completa non ci sarà nemmeno in ottobre“, bensì con tutta probabilità più avanti. BofA ha anche ritoccato al ribasso le stime sull’inflazione 2017 in Eurozona all’1,4% dall’1,5%.
Euro forte rischia di compromettere piani Bce
Un euro forte rischia di compromettere i piani della Bce e ritardare la fase di surriscaldamento dell’inflazione, che già procede a rilento e il cui cammino sarebbe ancora più in salita. L’euro è ridisceso in area $1,19 un paio di giorni fa, ma è possibile che Draghi si pronuncerà contro un apprezzamento dell’euro dopo che la valuta si è temporaneamente issata con agilità ai massimi di due anni e mezzo.
La valuta, dopo aver rotto la soglia psicologica di $1,20 per la prima volta da gennaio 2015 martedì, di recente ha pagato una serie di prese di profitto a breve termine sul Forex, ma le banche e gli analisti non hanno dubbio sull’andamento che avrà a medio termine. Il mercato è ottimista sulle potenzialità dell’euro e un suo rafforzamento provocherebbe un irrigidimento monetario per alcuni paesi dell’area euro estremamente indesiderato.
“La questione ora è come la Bce interverrà per calmierare i mercati” e tranquillizzarli della ritrovata forza dell’euro, ha detto in un’intervista telefonica a Bloomberg Thomas Flury, global head of currency strategy presso UBS. “Draghi ha bisogno di tutto il suo talento per interrompere la corsa dell’euro-dollaro”.
Per ora sui mercati valutari l’euro staziona sul filo di $1,19. Le indiscrezioni di Reuters secondo cui diversi membri del board della Bce sono preoccupati per l’andamento al rialzo dell’euro ha spinto in ribasso la moneta unica, ma poi – in attesa del reporto occupazionale governativo Usa – si è allontanato dai minimi di settimana (testati intorno a quota 1,1820 dollari), attestandosi per l’appunto in area 1,19.
Il campione interpellato da Reuters prevede che la Bce aspetterà ottobre prima di fare grandi annunci e finirà per mettere fine al QE entro fine 2018. La ripresa economica dell’Eurozona procede a un buon ritmo quest’anno, ma l’inflazione è ferma all’1,5% massimo, ancora lontano dall’obiettivo della Bce del 2%.
Nella riunione di luglio la Bce ha precisato di non aver discusso di un processo di tapering, di diminuzione del programma di acquisto di Bond, ma ha puntualizzato che ne avrebbe parlato “questo autunno”.
Tre quarti dei 66 economisti intervistati dal 28 al 31 agosto scommettono che la Bce annuncerà un cambiamento delle sue politiche monetarie il mese prossimo. Solo tre settimane fa la metà del campione si aspettava un intervento in settembre. Nell’ultimo sondaggio soltanto 15 economisti su 66 dicono che questo avverrà il 7 settembre. I 5 economisti restanti hanno invece un opinione ancora diversa, simile a quella degli analisti di Bank of America: secondo loro Draghi aspetterà addirittura la riunione di dicembre per prendere una decisione.