È ufficialmente la fine di un’era, ma la riduzione del bazooka monetario, seppure segni un momento storico, sarà graduale e potrebbe anche essere rivista in futuro. Con l’inversione di rotta storica, la Bce voleva assicurarsi di non generare il panico sui mercati e rischiare di fare la fine della Fed che nel 2013 aveva annunciato un brusca interruzione dell’acquisto di asset, provocando un taper tantrum. Per ora sembra che ci sia riuscita.
I due mila miliardi di euro di Bond acquistati dall’avvio del Quantitative Easing nella primavera del 2015 verranno reinvestiti dalla Bce. Significa che la banca centrale intende comprare nuovi bond quando quelli in possesso giungono a scadenza e quindi che il programma continuerà ad avere un impatto positivo sull’economia.
Il fatto che il piano non verrà ridotto presto, come invece sta facendo la Federal Reserve che si appresta a ridurre il bilancio da 4.500 miliardi di dollari, non favorisce l’euro sui mercati valutari (cross con il dollaro in area $1,1750), mentre viene accolto con favore dal mercato dei Bond e dall’azionario. A schiacciare la moneta unica e i rendimenti dei Bond in area euro sono anche le promesse della Bce di “reinvestire i Bond in scadenza per un periodo prolungato dopo la fine del suo programma di Quantitative Easing e in ogni caso finché ce ne sarà il bisogno”.
La Bce può farlo fino al secondo trimestre del 2019 ma non oltre, per via della scarsità dell’offerta di Bund. I rendimenti sui titoli tedeschi sono scesi allo 0,434% dopo la riunione della Bce, mentre i treasuries Usa sono saliti ai massimi da marzo a quota 2,44% (vedi grafico dello Spread tra Germania e Stati Uniti). La divergenza tra Bce e Fed si spiega con il fatto – ha puntualizzato Draghi – che l’economia americana è “molto più avanti” rispetto a quella dell’area euro.
Julien-Pierre Nouen, Chief Economic Strategist at Lazard Frères Gestion
“Come previsto, Mario Draghi ha annunciato che la BCE farà un ulteriore passo verso la normalizzazione della sua politica monetaria. A partire da gennaio 2018 si appresta ad acquistare 30 miliardi di euro al mese fino a settembre 2018, o oltre se necessario, al posto degli attuali 60 miliardi. Si tratta di una mossa ampiamente in linea con quanto il mercato si aspettava e le prospettive di una reazione di panico eccessiva appaiono relativamente remote. Dato che il QE opera principalmente attraverso l’importo di attività in possesso della banca centrale piuttosto che attraverso i flussi, la politica risulterà comunque alleggerita e non ci aspettiamo che la reazione causi di per sé troppa volatilità.
“Mario Draghi ha sottolineato ancora una volta che la BCE manterrà un approccio molto graduale alla propria politica monetaria, e che i tassi a breve termine non subiranno aumenti se non ben dopo la sospensione degli acquisti. La BCE vuole evitare un irrigidimento non garantito delle condizioni finanziarie, come un altro brusco rialzo dell’euro oppure un incremento troppo rapido dei tassi di interesse a lungo termine. Dovessero verificarsi le due ipotesi, la BCE cercherebbe di evitarle utilizzando linee guida oppure ritoccando i parametri dei propri acquisti, fino forse ad acquistare per più tempo.
Se, al contrario, l’inflazione dovesse subire una brusca accelerazione nei prossimi mesi, “i fautori della linea dura alla BCE potrebbero cercare di accelerare il processo di normalizzazione. Tuttavia una politica monetaria molto accomodante e un’ampia fase di recupero supportano attività di rischio” come i titoli di Borsa.
Jordan Hiscott, chief trader presso Ayondo markets
“Oggi segna un’inversione di rotta importante per la Bce. Per la prima volta nella storia recente, e sicuramente per la prima volta durante il mandato di Mario Draghi, abbiamo assistito all’interruzione parziale del piano di stimolo monetario di acquisto di bond”. Con la crescita che è tornata in Europa e con altre banche centrali mondiali che si apprestano ad alzare i tassi di interesse, il tempismo della Bce “sembra perfetto”.
“Tuttavia, la questione spinosa dell’inflazione bassa in area euro significa che per risolvere il problema, anche se le misure di rilancio monetario vengono ridimensionate, il programma potrebbe essere prolungato oltre la scadenza prevista”.
Ian Stewart, chief economist di Deloitte
“Si tratta di un tapering molto morbido. Una volta William McChesney Martin, ex presidente della Fed, ha detto che il lavoro della Fed era quello di togliere “l’alcol dalla tavola quando la festa incomincia a entrare nel vivo”. La Bce non lo sta facendo con Draghi che dice che finché tutti se la stanno spassando, continueranno a offrire alcol, ma in minori quantità”.
Paul Rayner, Head of Government Bonds di Royal London Asset Management
Rayner concorda con Stewart: “il processo di restringimento quantitativo sarà un processo molto graduale, con la Bce che non intende mettere fine bruscamente al programma di Quantitative Easing. Lo stesso Mario Draghi lo ha spiegato durante la sua conferenza stampa: l’operazione di reinvestimento dei Bond in scadenza sarà massiccio”. Va ricordato che nonostante la graduale stretta nella liquidità, i mercati obbligazionari saranno comunque inondati da 30 miliardi di euro al mese.
Viktor Nossek, Director of Research presso il gruppo di risparmio gestito WisdomTree
Secondo Nossek un taper tantrum non è da escludere e i prezzi dei Bond subiranno l’impatto della decisione della Bce. “LGli investitori dovrebbero prendere in considerazione l’idea di ridurre l’esposizione al mercato del reddito fisso ora che la Bce sta riducendo la portata degli acquisti di Bond da inizio 2018. I Bund tedeschi potrebbero essere i più colpiti, dal momento che le misure potrebbero provocare un taper tantrum”.
Charlie Diebel, head of rates at Aviva Investors
“Anche se la mole è stata dimezzata, si parla di altri 270 miliardi di euro di acquisti, ossia di liquidità, iniettata nel mercato del reddito fisso europeo. Il mercato obbligazionario sta salendo nell’obbligazionario e l’euro invece viene venduto a piene mani, perché prima degli annunci c’erano aspettative per una Bce aggressiva.
Il fatto che la Bce continuerà a reinvestire i Bond acquistati anche dopo la fine del QE, rende ancora più accomodante la strategia monetaria in area euro e dovrebbe di conseguenza sostenere gli asset più rischiosi, secondo Diebel.
Nancy Curtin, chief investment officer at Close Brothers Asset Management
“Dieci anni dopo il crac finanziari, l’era dei quantitative easing non ha ancora fatto il suo corso in Europa. Con questo approccio graduale, stabile e ampiamente previsto, la Bce spera di impedire che l’euro si rafforzi ulteriormente, un evento che limiterebbe gli utili dei gruppi esportatori europei. Allo stesso tempo permette di scongiurare un taper tantrum nei mercati europei. Il fatto che una cosa si possa ottenere senza sacrificare l’altra, tuttavia, rimane da vedere”.
Neil Birrell, CIO at Premier Asset Management
“Trovare il giusto equilibrio tra adottare una politica adeguata per l’economia e fare felici I mercati era la grande sfida della Bce oggi”. Mario Draghi era costretto a mantenere molto accomodanti le condizioni finanziarie dopo i dati deludenti sul fronte dell’inflazione e i salari. Secondo Birrel è proprio quello che ha fatto. La decisione presa è “in linea con quelle che erano le attese di mercato e il messaggio per i prossimi mesi è che il QE continuerà ancora per un po’ di tempo”.