Cresce l’attesa dei mercati per la riunione di domani della BCE. L’attenzione è alta in vista di un nuovo bazooka, che lo lo stesso presidente Mario Draghi ha messo sul tavolo già dal forum di Sintra a giugno: da un nuovo taglio dei tassi a un allungamento della forward guidance fino alla reintroduzione del quantitative easing.
Da allora i segnali macroeconomici hanno mostrato un ulteriore peggioramento, complice la brusca frenata della principale economia dell’Eurozona, la Germania, e un’inflazione che rimane lontana dall’obiettivo di lungo periodo.
Tuttavia nel corso delle ultime settimane alcuni esponenti di rilievo della Bce, tra cui il vicepresidente Luis de Guindos, hanno messo in evidenza come le attese del mercato siano forse esagerate alla luce del fatto che sono ormai gli Stati a fare la loro parte con le riforme strutturali e le politiche fiscali anziché continuare a fare affidamento solo sull’istituto di Francoforte.
Per queste ragioni a prevalere è l’incertezza. Il consensus dei mercati indica un taglio dei tassi sui depositi, che sono già ora negativi a -0,40%, di 10-20 punti base con la possibilità di ulteriori tagli nei mesi a venire. Al tempo stesso, per andare incontro alle preoccupazioni espresse dalle banche, soprattutto quelle del nord Europa, che lamentano una drastica caduta della redditività, potrebbe essere introdotto un sistema di tiering, ovvero l’introduzione di scaglioni in virtù del quale il tasso massimo verrà applicato solo sulle somme in eccesso di una certa percentuale mentre sulle altre verrà utilizzato un livello più basso.
Al tempo stesso il consensus prevede che la forward guidance, che ora prevede che i tassi rimangano sui valori attuali “almeno fino a tutta la prima metà del 2020” sia allungata quantomeno fino a coprire tutto il prossimo anno. Gli economisti sono invece divisi sulla possibilità che già nella riunione di domani venga annunciata una reintroduzione del Qe.