La Bce potrebbe seguire la Fed e alzare il target per l’inflazione. Buba contraria
La Banca centrale europea “potrebbe esaminare” la possibilità di cambiare il proprio target d’inflazione, lasciando che questo superi temporaneamente la soglia “vicina, ma al di sotto del 2%” oltre la quale, in teoria, si dovrebbe procedere al rialzo dei tassi.
Ad aprire a tale possibilità è stata, per la prima volta, la presidente della Bce, Christine Lagarde, per la quale “nell’attuale contesto di minore inflazione, le preoccupazioni che dobbiamo affrontare sono diverse” rispetto a quelle di un livello dei prezzi superiore al 2%, “e questo deve riflettersi nel nostro obiettivo di inflazione”.
Già la Federal Reserve aveva deciso di rivedere le proprie linee guida, comunicando al mercato che sarà concesso all’inflazione di gravitare al di sopra del 2% “per qualche tempo” prima che il Fomc proceda al rialzo dei tassi. Ufficialmente il target rimane invariato, ma ad aumentare è l’orizzonte temporale nel quale esso viene esaminato.
Tradotto in parole pratiche, la Fed ha già fatto capire che manterrà ancora più a lungo un’impostazione espansiva a sostegno dell’economia e della ripresa dei prezzi. E la Bce potrebbe presto fare la stessa cosa, alla luce delle affermazioni rilasciate oggi da Lagarde nel corso di una conferenza stampa a Francoforte.
“L’utilità di tale approccio potrebbe essere esaminato”, ha detto Lagarde riferendosi a quanto già deciso dai colleghi di Oltreoceano. “La discussione più ampia è… se le banche centrali dovrebbero impegnarsi a rimediare esplicitamente ai fallimenti nel raggiungere il target d’inflazione quando, comunque, essa ha trascorso un bel po ‘di tempo al di sotto dei loro obiettivi”.
“Se adottata in modo credibile, una tale strategia può rafforzare la capacità della politica monetaria di stabilizzare l’economia di fronte al limite inferiore”, ha affermato, “questo perché la promessa di un eccesso di inflazione aumenta le aspettative di inflazione e quindi abbassa i tassi di interesse reali”. Quest’ultimo aspetto tende a favorire, ad esempio, le aziende che hanno contratto debiti, le quali trovano più facile ripagarli e allontana la minaccia dei fallimenti.
La Bce, del resto, aveva affiato una fase di revisione strategica già lo scorso gennaio, in tempi non sospetti, anche se poi il processo si è arenato a marzo in seguito alla diffusione della pandemia in Europa. Lagarde, in aggiunta, ha parlato anche della possibilità di cambiare il modo in cui viene misurata l’inflazione.
Questo potrebbe essere cambiato per tenere maggiormente conto dei costi degli alloggi occupati dai proprietari e ha chiesto di dare maggiore enfasi all’inflazione “core”, quella che esclude le componenti più volatili del paniere come l’energia e i prodotti alimentari.
Weidmann critico verso l’apertura di Lagarde
Il presidente della Bundesbank e membro del consiglio direttivo Bce, Jens Weidmann, non sembra del tutto persuaso della linea esposta dalla numero uno dell’Eurotower.
Presente allo stesso evento in cui Lagarde ha aperto alla possibilità di innalzare il target per l’inflazione, Weidmann ha dichiarato che “più ampiamente interpretiamo il nostro mandato, maggiore è il rischio di rimanere invischiati nella politica e sovraccaricarci di troppi compiti“.
Una perplessità espressa in modo garbato, ma che potrebbe celare forti resistenze, dal momento che in Germania la politica monetaria estremamente espansiva viene percepita come un esproprio sui risparmi. Per tale ragione la satira nazionale si è spinta più volte a rappresentare l’ex presidente Draghi, padre del Quantitative easing europeo, con i canini da vampiro.