Fari del mercato puntati ultima riunione dell’anno della Bce, in calendario giovedì 11 dicembre, che potrebbe mettere in campo nuove armi a supporto dell’economia europea.
Anticipazioni in tal senso erano già arrivate nell’ultimo incontro di ottobre. In quell’occasione l’istituto di politica monetaria ha annunciato una ricalibrazione degli strumenti di politica monetaria sulla base delle nuove proiezioni di crescita e inflazione, al fine di rispondere in modo più efficace alle ulteriori sfide monetarie ed economiche.
Bce, le mosse attese dal mercato
Tre i canali d’intervento possibili, magari con un mix equilibrato tra i vari elementi: la durata del Pepp, (il piano straordinario di acquisti di titoli per fare fronte all’emergenza economica dettata dal Covid), un potenziamento del QE per controbilanciare gli effetti economici della pandemia; la sua capacità di spesa; le aste Tltro, quelle che servono a fornire di liquidità a condizioni agevolate alle banche.
Nulla si attende sul fronte dei tassi di interesse, che dovrebbero restare sui livelli attuali, così come non è in vista un’ulteriore riduzione del tasso di deposito, in quanto i prestiti bancari non dovrebbero essere messi a repentaglio
Secondo Ulrike Kastens, economista di DWS, l’istituto di Francoforte, appare improbabile che gli strumenti cambino molto da quelli usati fino ad oggi. Tra questi figurano:
- Aste a lungo termine: prolungamento delle condizioni favorevoli fino al 2022, al fine di mantenere la liquidità e il credito in circolazione.
- Proroga del programma di acquisto di emergenza in caso di pandemia (PEPP) di 500 miliardi di euro fino alla fine del 2021. In particolare, l’elevato livello di incertezza economica previsto dalla BCE dovrebbe indurre la banca centrale a rendere il volume più generoso di quello attualmente necessario in termini di acquisti mensili e di volume di PEPP non ancora utilizzato.
- Prolungamento della fase di reinvestimento del PEPP almeno fino alla fine del 2023.
- Prosecuzione del “vecchio” programma di bond con un volume di acquisti mensili di 20 miliardi di euro.
Come spongia Kastens:
“La BCE conta sulle proprie misure per garantire che le condizioni finanziarie rimangano favorevoli al fine di sostenere ulteriormente la ripresa economica. Mira inoltre a ridurre gli effetti negativi della pandemia sulle prospettive di inflazione. Tuttavia, alla luce dell’atteso mancato raggiungimento dell’obiettivo di inflazione, come confermato dalla prima previsione di inflazione per il 2023, riteniamo che sia lecito supporre che la BCE manterrà l’attuale orientamento di politica monetaria ancora per molto tempo.
Questo messaggio sarà probabilmente ribadito dal Presidente della BCE Lagarde, perché anche la volontà di fare di più, se necessario, dovrebbe rimanere parte della dichiarazione. La BCE dovrebbe quindi rimanere un attore chiave del mercato, simile alla Federal Reserve statunitense.
Entro la fine del 2021, la BCE dovrebbe detenere obbligazioni pari a circa il 40% del PIL dell’area dell’euro e, di conseguenza, raggiungere un livello simile a quello della Fed. Gli effetti negativi di questa politica, la sua proporzionalità e la futura questione della scelta degli strumenti di politica monetaria faranno parte della revisione strategica. Ma è improbabile che ciò porti a un’inversione di tendenza. Pertanto, il contesto di bassi tassi d’interesse rimarrà “basso per un periodo di tempo molto lungo”.