Parola d’ordine: combattere l’inflazione. Per la Bce e la Fed, la lotta all’impennata dei prezzi resta in cima all’agenda autunnale. La conferma è arrivata durante il tradizionale meeting di Jackson Hole, dove alcuni esponenti dei due istituti di politica monetaria hanno ribadito a chiare lettere le intenzioni per i prossimi meeting, ovvero imprimere una nuova stretta ai tassi di interesse. Lo ha detto Francois Villeroy de Galhau, membro del comitato esecutivo della Bce, spiegando che nonostante i pericoli di recessione, l’impegno della banca centrale ad agire per contenere la fiammata dei prezzi è “incondizionato”, aggiungendo poi che un altro rialzo “significativo” dei tassi di interesse è una mossa necessaria a settembre.
Sulla stessa lunghezza d’onda Isabel Schnabel, dello stesso comitato esecutivo della Bce, che pur ammettendo un aumento dei rischi di recessione, auspica comunque un’azione forte per riportare l’inflazione sotto controllo. Per Schnabel “le banche centrali devono agire con forza” contro la corsa dei prezzi. “Anche se entriamo in recessione, abbiamo ben poche scelte se non continuare sulla strada della normalizzazione“.
Inflazione e mosse della Bce
Dichiarazioni che arrivano a pochi giorni dalla diffusione dei dati sull’inflazione da parte di Eurostat, secondo i cui il tasso annuale dell’area euro a luglio si è attestato all’8,9%, in aumento rispetto all’8,6% di giugno. Un anno prima il tasso era del 2,2%. L’inflazione annuale dell’Unione europea è stata invece del 9,8%, in aumento rispetto al 9,6% di giugno (l’anno scorso era del 2,5%).
Dopo lo storico rialzo dei tassi di fine luglio, dopo 11 anni di immobilismo, c’è dunque da aspettarsi un aumento sostanzioso nella riunione della Bce dell’8 settembre. Ma quali sono le stime degli analisti? Per settembre si attende un intervento analogo a quello di luglio, ovvero dello 0,5%, che porterebbe il costo del denaro all’1% ma c’è chi non esclude un aumento più consistente, dello 0,75%, con l’idea di arrivare intorno all’1,50% entro fine anno.
“A seguito delle dichiarazioni di Jackson Hole, del resoconto della riunione di luglio e della nuova fiammata dei prezzi del gas, i mercati iniziano giustamente a scontare che la mossa di settembre possa essere di 75 punti base invece che di 50, che seguano altri 75 punti base di rialzo entro fine anno e che il punto di arrivo sia più alto (2%)” scrivono in una nota gli analisti di Intesa Sanpaolo.
Intanto Powell conferma la linea dura della Fed
Non solo la Bce, ma anche la Fed ha confermato l’intenzione di proseguire sulla strada dei rialzi dei tassi per contenere la spinta dei prezzi. Il messaggio è arrivato forte e chiaro tramite le parole del governatore Jerome Powell, che ha confermato la guerra all’inflazione.
Dalla valle del Wyoming, il numero uno della Fed ha ribadito l’intenzione di aumentare i tassi d’interesse e mantenerli a un livello più alto fino a quando “non sarà sicuro che l’inflazione sia sotto controllo”, nonostante sia consapevole che un tale processo rischia di “causare un certo dolore alle famiglie e alle imprese” Questi – ha spiegato “sono sfortunatamente i costi del ridurre l’inflazione ma non farla scendere causerebbe ancora maggiori problemi”. Powell non si è tuttavia sbilanciato su quanto i tassi saliranno il prossimo mese, se dello 0,50% o dello 0,75%. “Dipenderà dai dati economici”, si è limitato a dire.