Mentre la Fed tira dritto sulla strada dei rialzi dei tassi, resta invece da capire quali saranno le prossime mosse della BCE sul fronte della politica monetaria considerando anche il nuovo scenario legato al conflitto in Ucraina. Qualche indizio arriverà giovedì 10 marzo, in occasione del prossimo meeting. L’attuale contesto economico, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca, mette l’istituto di Francoforte in una posizione piuttosto delicata nella definizione di una giusta politica monetaria.
È molto difficile prevedere se la BCE avrà margine per decidere di non contrastare la dinamica inflazionistica prevista – dicono a questo proposito gli analisti di Carmignac – sottolineando che da un punto di vista puramente economico, la guerra rappresenta uno shock “stagflazionistico” per l’economia europea.
“Se l’attuale crisi dovesse durare a lungo o aggravarsi ulteriormente, assisteremmo a un ulteriore incremento dei prezzi dell’energia e delle materie prime alimentari, il che aumenterebbe significativamente la possibilità che l’Europa entri in una fase di recessione” spiegano ancora.
BCE: rialzo dei tassi può aspettare visto il conflitto
Sulla base di questo scenario, Gergely Majoros, membro del Comitato d’Investimento di Carmignac, considera improbabile che nel prossimo meeting la BCE confermi la sua recente svolta ‘hawkish’, così come pare alquanto difficile che la BCE acceleri il proprio tapering e definisca un percorso di rialzo dei tassi d’interesse per il futuro. È possibile, invece, che la BCE decida di sostenere ulteriormente le politiche fiscali in Europa, mantenendo la massima opzionalità per i prossimi mesi, pur senza rinunciare del tutto alla svolta verso una politica monetaria più aggressiva annunciata a gennaio.
“A questo proposito, è possibile che la BCE sacrifichi le misure previste di normalizzazione graduale, che stimavano la fine del quantitative easing (QE) prima dell’aumento dei tassi, anche se questo non ci sembra uno scenario molto probabile. A nostro avviso, le opzioni più probabili per sostenere i mercati periferici sono due: la BCE potrebbe chiarire la propria posizione sui reinvestimenti del suo programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP), e, se ciò dovesse rivelarsi insufficiente, potrebbe successivamente creare un nuovo strumento per controllare gli spread, anche se quest’ultimo tema rimane oggetto di controversie all’interno del Consiglio direttivo“conclude Majoros.
Anche per Gilles Moëc, Group Chief Economist di AXA Investment Managers, la BCE rallenterà la normalizzazione della sua politica monetaria. La principale differenza rispetto alla pandemia, secondo l’economista, è che la BCE non ha lo stesso potere di aiutare i governi a finanziare un nuovo aumento del debito pubblico. Questa volta, l’inflazione è la prima manifestazione della crisi in campo economico, non un effetto ritardato.
“Mentre questa settimana ci aspettiamo che Christine Lagarde segnali un ritmo di normalizzazione della politica più lento di quanto ci si potesse aspettare dopo la riunione di febbraio, pensiamo che la direzione generale di marcia non sia cambiata. In tempi incerti i banchieri centrali tendono a reagire con due precedenti storici in mente. Uno è l’errore politico di mantenere una posizione troppo hawkish durante la Grande Depressione degli anni ’30. L’altro è l’errore simmetrico di mantenere un atteggiamento troppo dovish nel corso degli anni ’70. Hanno passato gli ultimi 14 anni a leggere i “Saggi sulla grande depressione” di Bernanke. Ora potrebbero rispolverare il loro Milton Friedman. Il nuovo orientamento fiscale non sarà indolore”.
Secondo Barclays, la Bce “non aumenterà i tassi fino a quando il conflitto non sarà terminato e/o non ci sarà chiarezza sul suo impatto sull’outlook inflazionistico di medio termine e le tre condizioni indicate per il rialzo dei tassi non saranno soddisfatte. In ogni caso la stretta non avverrà prima di marzo 2023, come pensavamo prima dell’inizio del conflitto”.
BCE: attesa revisione al ribasso delle stime di crescita
A causa dei maggiori rischi geopolitici, gli analisti mettono in conti una revisione al ribasso delle stime di crescita economica. Sono di questa idea gli analisti di PIMCO, secondo cui “la BCE abbasserà anche sensibilmente le proiezioni di crescita e probabilmente definirà i rischi per le prospettive economiche come al ribasso, invece che ampiamente bilanciati.
Ci aspettiamo che la BCE mantenga l’apertura a una fine anticipata degli acquisti netti di asset rispetto al piano delineato a dicembre, una volta che la crisi attuale si sarà ridimensionata, ma non ci aspettiamo che la BCE annunci formalmente una data di fine definitiva o cambiamenti materiali all’APP alla riunione di marzo”.
Nel medio termine, gli esperti si aspettano che la BCE punti a terminare gli acquisti netti di asset e a tornare a un tasso di riferimento neutrale, con poche ambizioni al di là di questo. “A lungo termine, rimane una notevole incertezza su dove potrebbe collocarsi un tasso di politica neutrale per la zona euro, ma qualsiasi livello tra lo 0% e l’1% sembra ragionevole in confronto alle altre aree”.
Fed tira dritto verso aumento tassi
Nel frattempo, come anticipato, la Fed ha confermato l’intenzione di aumentare i tassi a marzo sulla considerazione che l’espansione dell’economia statunitense è abbastanza forte da resistere al rialzo dei tassi.
È stato così confermato un rialzo di 25pb questo mese mentre resta aperta la porta a rialzi più consistenti (da 50pb) in futuro. Il tutto con l’obiettivo di riportare il costo del denaro al tasso neutrale verso il 2- 2,5%.