Il consiglio della Bce, nel corso della riunione di politica monetaria di luglio, si è espresso sulla ripresa economica della zona euro e sulla flessibilità del programma straordinario degli acquisti di titolo di Stato legato all’emergenza sanitaria, il cosiddetto ‘Pepp’. Una misura fondamentale per contenere gli spread sui mercati obbligazionari ed evitare il collasso dei Paesi più indebitati come l’Italia.
E’ quanto si apprende dai verbali diffusi oggi dall’Eurotower. Nei documenti, si conferma l’impegno ad utilizzare tutti gli strumenti in possesso per sostenere e rilanciare le economie dei Paesi membri.
Analizzando lo scenario economico per Francoforte la ripresa nell’Eurozona resta parziale e disomogenea. Parallelamente al contenimento in atto del virus e all’allentamento delle misure di lockdown, si sono registrati segnali di una prima ripresa dei consumi, mentre in alcuni Paesi si è avuto un significativo rimbalzo della produzione industriale.
Ma per la Bce un certo numero di fattori pesa su una ripresa completa e fra questi soprattutto un ritorno dei contagi da Covid. Insomma tra i banchieri di Francoforte prevale ancora la prudenza anche se la ripresa potrebbe addirittura procedere più rapidamente del previsto visti alcuni positivi dati pubblicati nel mese di giugno.
Bce divisa sugli acquisti di titoli di Stato
Dai verbali di Francoforte emerge anche che non tutti i membri del consiglio siano favorevoli ad un eventuale incremento degli acquisti di titoli di Stato del piano Pepp. Anzi il messaggio che sembra uscire dai verbali è che i 1.350 miliardi della banca centrale siano da considerare un tetto massimo più che un obiettivo. Sembra però trattarsi di una posizione di minoranza, dal momento che nello scenario base l’importo andrà utilizzato nella sua interezza.
Allo stesso tempo, è stato ricordato che il Pepp era stato concepito per raggiungere il duplice obiettivo di affrontare i rischi legati alla politica monetaria nell’area dell’euro e quelli inerenti la stabilità dei prezzi a medio termine dovuti alla crisi pandemica.
In ogni caso è bene ricordare che nelle ultime settimane i titoli obbligazionari detenuti dalla Bce sono cresciuti fino a 6.300 miliardi di euro, vale a dire il 54% del Pil dell’Eurozona, con un aumento del 40% rispetto ai livelli pre-Covid.
Negli stessi verbali viene poi sottolineato che sebbene le condizioni dei mercati finanziari abbiano continuato a normalizzarsi dalla riunione di politica monetaria di giugno, restano più rigide e fragili rispetto al periodo prima della pandemia, ed una certa frammentazione nei mercati è ancora evidente.
Prudenza anche Oltreoceano da parte della Fed
Fredda l’accoglienza delle minute della Federal Reserve pubblicate ieri sera, anche queste relative alla riunione di politica monetaria di luglio.
I documenti della Fed prevedono un outlook economico più prudente per la seconda metà dell’anno negli Usa. “Il previsto tasso di ripresa del Pil reale e il ritmo di diminuzione del tasso di disoccupazione, nella seconda metà di quest’anno sono stati dovrebbe essere un po ‘meno robusto rispetto alla previsione precedente”, si legge nei verbali che indicano inflazione ancora persistentemente bassa.