Il rischio di un crac dei mercati obbligazionari non è mai stato così alto come lo è ora. Da quando Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali statunitensi, il mercato dei bond è stato colpito da vendite generalizzate e i gestori dell’obbligazionario hanno vissuto sedute molto lunghe, caratterizzate dal nervosismo e dallo stress. Tutto questo potrebbe presto finire grazie a un nuovo ombrello preparato dalla Bce. Dopo l’Omt e il QE arriva il “lend out”.
Secondo quanto riferito da Reuters le autorità capitanate da Mario Draghi vogliono fornire nuova liquidità a un mercato in crisi che teme come la peste la scarsità dell’offerta. Per porvi rimedio la Bce intende aiutare le banche e le altre società finanziarie rimettendo in circolazione sul mercato alcuni titoli del debito governativo comprati nell’ambito del programma di Quantitative Easing.
“La Bce sta cercando di trovare un modo per prestare una fetta della montagna gigantesca di debito governativo in suo possesso, con l’obiettivo di scongiurare un congelamento del mercato europeo del debito a breve termine che vale 5.500 miliardi di euro e che sorregge l’intero sistema finanziario”: lo ha dichiarato all’agenzia di stampa una fonte della banca centrale.
Con le sue manovre monetarie ultra espansive volte a rinfocolare l’inflazione e ravvivare la ripresa economica, la Bce ha comprato titoli del debito sovrano dell’area euro per un valore pari all’incirca a un migliaio di miliardi di euro. Per la maggior parte è la Bce a detenere questi titoli del debito, che sono iscritti nel suo bilancio ormai sempre più gonfiato.
Così facendo è venuto a mancare però l’ingrediente principale della sua ricetta delle operazioni pronti contro termine, che sono per esempio usate dai fondi di investimento per finanziare le attività di trading e sono ritenute dalla stessa Bce come un canale ideale per poter far sì che le sue politiche monetarie abbiano un impatto sull’economia reale.
Bce al lavoro per scongiurare congelamento repo
Un congelamento dell’attività di tali operazioni rischia di annullare gli effetti positivi del maxi pacchetto di stimoli monetari messo a punto dalla Bce, perché ridurebbe le attività creditizie tra le singole società e indebolirebbe i mercati obbligazionari. Con le operazioni di rifinanziamento repo le società finanziarie si prestano a vicenda denaro contro una grazia collaterale, di solito individuata in un bond governativo sicuro come quello tedesco. Si tratta di una doppia compravendita a breve termine a un prezzo stabilito in partenza.
Per scongiurare un congelamento di queste attività con cui la Bce regola la base monetaria – e che vede di solito protagoniste banche e intermediari finanziari privati – l’istituto di Francoforte ha un piano. L’idea è quella di rendere, d’ora in avanti, più facile per le banche prendere in prestito i bond comprati sul mercato dall’istituto centrale, in modo che possano essere usati come collaterale nelle operazioni pronti contro termine.
In seguito alla diffusione delle indiscrezioni di stampa, i tassi sui Bund a due anni sono tornati a salire dopo aver toccato i minimi assoluti di -0,74%. Ora scambiano in area -0,65%. Nelle ultime due settimane i più colpiti dal selloff globale sull’obbligazionario sono stati, in Europa, i titoli dei paesi meno virtuosi, mentre altrove a ripiegare sono stati i Treasuries Usa a 10 anni, i cui tassi viaggiano ormai oltre il 2,3%, un livello record nel periodo post taper tantrum della Federal Reserve. Le politiche protezioniste commerciali di Trump e quelle di stampo keynesiane (paradosso per un presidente Repubblicano) caratterizzate da ingenti investimenti pubblici, dovrebbero alimentare l’inflazione e rafforzare il dollaro.