I paesi membri dell’area euro devono fare in fretta a implementare le riforme strutturali necessarie a rilanciare una ripresa molle alimentata dalle droghe monetarie della Bce. Le politiche di Mario Draghi hanno immesso troppo denaro in circolo e il loro effetto positivo potrebbe presto sfumare, minacciando la stabilità finanziaria.
Sono i cinque consulenti di economia del governo tedesco a dirlo, sottolineando come, a giudicare dal tipo di ripresa in atto in Eurozona, il programma di espansione monetaria della Bce così com’è strutturato non è più appropriato.
“Di conseguenza, la Bce dovrebbe ridurre la portata del programma di acquisto di bond e mettere fine al Quantitative Easing prima del previsto”, scrivono i cinque saggi nel loro report annuale che verrà consegnato alla Cancelliera Angela Merkel.
Nel rapporto che arriverà nelle mani di Merkel oggi, i cinque saggi dell’economia tedesca criticano aspramente la politica monetaria della Bce. Il Consiglio di esperti economici della Germania giudica controproducente “l’eccesso di denaro” messo in circolo dalla Bce.
I cinque saggi dell’economia tedesca prevedono che la crescita reale in Germania sarà dell’1,9% quest’anno e soltanto dell’1,3% nel 2017, stando a quanto riferito dal sito della Faz. Per l’Eurozona la previsione è invece di un Pil in aumento dell’1,6% nel 2016 e dell’1,4% l’anno successivo.
Il sito del quotidiano Sueddeutsche Zeitung sottolinea che il consiglio di economisti “è scontento” in quanto il governo tedesco “fa troppo poco per incentivare la crescita” economica. Sul frangente pensionistico i saggi di cui è presidente Christoph Schmidt, chiedono un’età pensionabile più alta.
Con la crescita dell’area euro che da anni stenta a ingranare, con il tasso di disoccupazione tuttora elevato e con lo spauracchio della deflazione onnipresente, la Bce ha varato politiche straordinarie di allentamento monetario, tagliando i tassi di interesse allo zero e portando quelli sui depositi in territorio negativo. Di recente ha anche deciso di comprare bond societari e non più solo governativi per iniettare denaro nel sistema bancario e spingere gli istituti di credito a prestare all’economia reale, ossia a famiglie e imprese.
Gli effetti positivi ci sono stati ma non daranno i frutti sperati. Il gruppo di saggi economisti ritiene che le misure siano state sì all’origine della ripresa dell’economia dell’area euro, ma che ora nascondono problemi strutturali che non sono stati risolti nel blocco e che pertanto mettono a repentaglio la stabilità del sistema finanziario.
Il tutto mentre gli analisti di Schroders hanno avvisato che, alla luce degli ultimi dati e del contesto energetico, c’è addirittura il rischio di un ritorno dell’inflazione. I prezzi al consumo dell’Eurozona potrebbero “salire fino al 2% entro la fine del primo trimestre del 2017, ponendo potenzialmente un problema per la Banca centrale europea, ferma nel voler mantenere in vita gli stimoli”.