Economia

BCE: tassi ancora giù dopo il taglio di settembre, cosa aspettarsi nei prossimi mesi

Nessun colpo di scena nel meeting del BCE di ieri 12 settembre. L’istituto di Francoforte ha deciso di tagliare i tassi di interesse di 25 punti base per la seconda volta nel 2024, dopo averlo già fatto a giugno (a luglio aveva deciso di prendere una pausa). Il taglio ha riguardato tutti e tre tassi di riferimento, quello tagliato dello 0,25% é quello relativo ai depositi presso la Bce, portato dal 3,75% al 3,5%, ma allo stesso tempo il tasso di rifinanziamento principale é stato portato dal 4,25% al 3,65% mentre quello marginale dal 4,5% al 3,9%. Una decisione che rappresenta una boccata d’ossigeno per le famiglie europee alle prese con mutui e prestiti.

Tassi: dove arriveranno?

L’attenzione ora si sposta sulle prossime mosse: la presidente della BCE Christine Lagarde, attenendosi in linea di massima al copione, non ha voluto evidenziare alcun cambiamento importante nella mentalità dell’istituto centrale che agirà in relazione all’andamento dei dati macro.

Tra gli analisti, l’idea prevalente è che, per il resto del 2024, c’è da attendersi un solo altro taglio nel mese di dicembre. La pensa così Annalisa Piazza, Fixed Income Research Analyst di MFS IM, che sottolinea la presenza di tensioni all’interno del Consiglio direttivo con i falchi che sono ancora preoccupati per la ripercussione dei salari elevati sulle aspettative di inflazione. 

La BCE ha ribadito che l’inflazione si muoverà automaticamente verso l’alto nel quarto trimestre, così come i salari concordati, quindi possiamo ancora prevedere un taglio a dicembre, con alcune di queste variabili che si sposteranno apparentemente nelle direzioni “sbagliate”. Ci aspettiamo il prossimo taglio a dicembre. L’aspettativa di un taglio a ottobre è attualmente bassa, in quanto non ci saranno dati sufficienti per giustificare un nuovo step.

Per l’analista di MFS, saranno necessari alcuni mesi di dati per confermare i timidi segnali di moderazione dell’inflazione. Pertanto, non prevede alcun cambiamento nel ritmo dei tagli prima dell’inizio del 2025.

Dal punto di vista del mercato, la curva sta già scontando tagli leggermente inferiori a 150 pb tra 12 mesi, il che è sostanzialmente in linea con le nostre previsioni.

Sulla stessa linea  Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte che, in una nota successiva alla decisione della vigilia, si concentra sul paragone BCE-FED:

“Il prossimo incontro BCE è piuttosto ravvicinato (17 ottobre vs invece 7 novembre per Fed dopo il meeting del 18 settembre). La vicinanza del prossimo meeting insieme a considerazioni inerenti alla necessità di tenere insieme le due anime all’interno del board, portano a ritenere che la BCE proseguirà il ciclo di taglio tassi ma ad un ritmo/cadenza più moderato rispetto alla Fed.  Di conseguenza è possibile che la Bce proceda per tagli di 25 e non 50 pb, come invece potrebbe accade nel caso della Fed a novembre o dicembre. Il prossimo taglio Bce di 25 pb è atteso nella riunione del 12 dicembre (saltando quindi la riunione del 17 ottobre), quando verranno aggiornate anche le stime dello staff. In termini di prospettive di futuri tagli le aspettative sono rimaste poco mutate con l’attesa di ritorno del tasso sui depositi in area 2% agli inizi del 2026″.

Per Sandra Rhouma, European Economist di AllianceBernstein, il rischio di ulteriori tagli il prossimo anno è in aumento a causa di un’inflazione scenderà più velocemente di quanto previsto della BCE. 
“Negli ultimi mesi, l’inflazione dei servizi ha oscillato intorno al 4% e alcune misure adottate sull’inflazione core non sono abbastanza soddisfacenti per la BCE. Tuttavia, l’inflazione di fondo dovrebbe diminuire nel 2025 e le pressioni sul costo del lavoro si stanno moderando.  Le nostre previsioni sull’inflazione rimangono più dovish rispetto a quelle della BCE, con una media del 2,3% nel 2024 e del 2% nel 2025, raggiungendo il target nella prima metà del prossimo anno”
In questo contesto, ad avviso dell’economista, aumenta il rischio di tagli anche più che trimestrali nel 2025.
Mi aspetto ancora che la BCE effettui un ulteriore taglio di 25 pb quest’anno, a dicembre, mentre il mercato prevede tagli di altri 50 pb di nel resto di quest’anno. Per il 2025, mi aspetto almeno 100 pb ma, date le prospettive, un ritorno più aggressivo al tasso neutrale è uno scenario molto realistico.

Scommette invece su un doppio taglio, a ottobre e dicembre, Guy Stear, Head of Developed Markets Strategy Research, Amundi Investment Institute, poiché la politica monetaria è ancora eccessivamente restrittiva in un contesto di inflazione in calo e crescita debole.

Per il 2025 la banca centrale ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita e al rialzo quelle di inflazione core dello 0,1% ciascuna, ma a nostro avviso le previsioni di crescita sono ancora troppo alte e potrebbero esserlo anche quelle di inflazione. Il calo dei prezzi del petrolio e il rafforzamento dell’euro dovrebbero lasciare alla banca centrale un margine di manovra per un nuovo taglio nella prossima riunione.

Gli effetti sui mutui

Il taglio di ieri rappresenta intanto una notizia decisamente positiva per le famiglie alle prese con mutui  a tasso variable.

“Il ribasso, ampiamente previsto, è una buona notizia sia per l’abbassamento degli oneri sul debito pubblico, sia per le imprese e le famiglie che devono chiedere un prestito sia per quelle che hanno già sottoscritto un mutuo a tasso variabile”, ha sottolineato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. “Sia chiaro, però, che l’inflazione deve continuare a scendere e deve restare il faro che guiderà le prossime decisioni della Bce”, avverte.

Quanto cala la rata del mutuo? Secondo lo studio dell’associazione di consumatori, la riduzione dei tassi di 25 punti percentuali, considerando l’ultimo Taeg comunicato da Bankitalia, 3,94 per cento, e l’importo e la durata media di un mutuo, corrisponde, nel caso vi fosse un pieno trasferimento sull’Euribor, a un calo della rata, per chi ha contratto ora un mutuo a tasso variabile, pari a 18 euro al mese, 216 euro all’anno. Un risparmio che, considerati i piani di ammortamento italiani, va poi riducendosi man mano che il mutuo si avvicina alla sua scadenza e si paga quasi soltanto la quota capitale.