ROMA (WSI) – La Banca centrale europea avverte contro il rischio di una flessibilità eccessiva sui conti pubblici da parte della Commissione europea. Nel suo bollettino mensile, l’Eurotower parla infatti di “rischi di incoerenze”, invitando l’Unione europea a non mettere da parte la regola del debito.
“La comunicazione della Commissione ha implicazioni in particolare per l’attuazione del braccio preventivo del Patto. Nello specifico la riduzione dei requisiti di aggiustamento a livello strutturale può essere piuttosto consistente dato che i paesi possono ricorrere a tutte e tre le disposizioni in misura cumulativa”.
“Se la flessibilità deve essere esercitata per evitare che le politiche di bilancio compromettano la ripresa economica e per sostenere la riforma strutturale, al tempo stesso deve essere calibrata con attenzione per non pregiudicare la sostenibilità del debito, la credibilità del Patto e la sua applicazione coerente tra i vari paesi e nel tempo”.
“In tale contesto la riduzione dei requisiti di aggiustamento anche per i paesi con un livello elevato di indebitamento aumenta il rischio di incoerenze con i requisiti previsti dalla regola del debito. Onde evitare che vengano ripetuti gli errori del quadro di governance vigente prima della crisi è importante che la regola del debito, una delle principali lezioni impartite dalla crisi, non sia messa da parte. Vi è altresì l`esigenza di un quadro metodologico chiaro per tener conto dei costi delle riforme strutturali a carico delle finanze pubbliche; a tale riguardo, occorre che in questo quadro siano prese in considerazione le sole riforme strutturali che sono effettivamente attuate”.
E’ proprio grazie alle nuove interpretazioni sulla flessibilità nella gestione dei conti pubblici da parte della Commisisone europea, precisa la Bce, che l’Italia potrà “dimezzare” lo sforzo di correzione strutturale al risultato di bilancio allo 0,25% del Pil”. L’istituto aggiunge: “il rispetto della regola del debito è un requisito vincolante” .
La Bce ha anche scritto che in Italia il tasso di partecipazione al mercato del lavoro, ovvero l’insieme di occupati più coloro che sono alla ricerca di un impiego, i disoccupati, è tornato a a salire a partire dal 2012.
“I tassi di partecipazione nei quattro maggiori paesi dell’area dell’euro hanno seguito andamenti divergenti dall’inizio della crisi. Il tasso di partecipazione è aumentato notevolmente in Germania e in misura modesta in Francia”.
“In Spagna esso ha continuato ad aumentare nonostante l’impatto massiccio della crisi sul mercato del lavoro nazionale, per poi cominciare a diminuire all’inizio del 2013. In Italia – si legge – dopo un primo calo, il tasso di partecipazione ha ripreso a salire nel 2012”.
Sulla Grecia, la Bce scrive che le incertezze politiche hanno fatto aumentare lo spread tra bond greci e i Bund tedeschi “di oltre 200 punti base” nel periodo compreso tra inizio dicembre 2014 e metà gennaio.