Dal primo dicembre lo “sconto” delle accise sui prezzi della benzina si riduce, quasi dimezzandosi, depotenziando così una delle misure che hanno provato a lenire gli effetti dell’aumento dei costi energetici.
Si passa così dall’attuale taglio di 25 centesimi che, comprensivo di Iva, equivaleva a uno sconto al distributore di 30,5 centesimi, ad un taglio di 15 centesimi, che con l’Iva si tradurrà a dicembre in 18,3 centesimi in meno.
È quanto emerge dalla bozza del decreto atteso in Cdm insieme alla legge di bilancio.
Prezzi di benzina e gasolio, le prospettive per dicembre
Ipotizzando gli ultimi dati settimanali del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), con la riduzione del taglio da 30,5 a 18,3 cent, 15 cent di accise e 3,3 cent di Iva, i prezzi di benzina e gasolio saliranno. In particolare:
- Il prezzo della benzina in modalità self service supererebbe quota 1,8 euro, arrivando vicino a 1,9 euro al litro, esattamente a 1,893 euro al litro.
- Il gasolio sfonderebbe addirittura la soglia dei 2 euro, raggiungendo i 2,035 euro al litro.
Unione Nazionale Consumatori sul piede di guerra per il prezzo della benzina
Totalmente contrario il Codacons all’ipotesi di ridurre il taglio delle accise sui carburanti, che tramite il presidente Carlo Rienzi ha fatto sapere:
“Si tratta di una misura assurda che avrà effetti diretti e indiretti pesantissimi sulle tasche degli italiani. In primo luogo la riduzione del taglio delle accise provocherà un rialzo immediato dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa di 12,2 centesimi al litro e una maggiore spesa pari a +6,1 euro a pieno, +146 euro annui a famiglia ipotizzando due pieni mensili di carburante, conto che sale al crescere dell’utilizzo dell’automobile da parte dei cittadini. In secondo luogo, fatto ancora più grave, l’abbassamento del taglio dell’accisa produrrà pesanti effetti indiretti, con un aumento dei prezzi al dettaglio per i beni trasportati, considerato che l’85% delle merce in Italia viaggia su gomma. Ci saranno quindi conseguenze negative sull’inflazione, in un momento in cui i listini al dettaglio andrebbero calmierati”.
Sulla stessa linea l’Unione Nazionale Consumatori, il cui presidente Massimo Dona ha dichiarato:
“Un atto da kamikaze. Un suicidio politico. Il Governo ha poche idee, ma confuse. Non ha ancora capito che bisogna far scendere l’inflazione e che per farlo si devono ridurre i prezzi dei beni energetici, ossia luce, gas e carburanti, senza i quali l’inflazione a ottobre sarebbe stata pari, secondo i dati Istat, al 5,9% invece che all’11.8%, ossia esattamente la metà. E’ vero che ora i prezzi sono a livelli ragionevoli, peccato che lo siano grazie ai 30,5 cent in meno decretati da Draghi. Tutto questo senza considerare che ci attendiamo per fine mese dei rialzi per via del calo della produzione di 2 milioni di barili di petrolio al giorno dei Paesi Opec+ scattato dal 1° novembre e che non ha ancora prodotto i suoi effetti nefasti”.