ROMA (WSI) – “Se devono condannarmi, tanto vale che lo facciano subito. Non ne posso più. È inutile prolungare ancora questa farsa. Tanto i giudici hanno già deciso tutto”. Ufficialmente Berlusconi non parla del processo Mediaset, ma con amici e avvocati rompe gli indugi. È stanco, lo ammette, a chi gli suggerisce un rinvio dice: “È inutile, serve solo a prolungare questa attesa che mi sta stressando e a riproporre ogni giorno gli stessi articoli sui giornali”. Fango nel ventilatore, insomma.
Meglio chiudere il 30 luglio, in quell’udienza in Cassazione criticatissima dai difensori perché, dicono loro, “non rispettosa dell’effettiva prescrizione e del pieno diritto della difesa”. Un’udienza – è il cicaleccio ricorrente nelle stanze del Cavaliere – che alla Suprema corte sarebbe stata fissata soprattutto grazie al filo diretto con la procura di Milano che ha anticipato il più possibile la data di scadenza della prescrizione. Il 3 agosto, hanno detto i pm. Il 26 settembre, controbatte l’avvocato Niccolò Ghedini che, secondo il collega Franco Coppi, “ha fatto calcoli minuziosi e precisi, per difetto semmai, ma di certo non per eccesso”. Il 29 agosto, sostiene palazzo Chigi, che si è costituito parte civile.
Nel guazzabuglio delle date – almeno fino a ieri sera, perché con Berlusconi ogni giorno porta la sua sorpresa a seconda di dove spira il vento della politica – lui ha deciso che gli conviene non fare mosse per spostare il processo. Nessuna richiesta di rinvio, dicono dunque i suoi legali Ghedini e Coppi. “Salvo che non la chiedano i difensori degli altri tre imputati” aggiungono. Ma gli avvocati di Frank Agrama, Gabriella Galetto, Daniele Lorenzano – Roberto Pisano, Filippo Dinacci, Luca Mucci e Luigi Fenizia – non hanno ancora deciso e, per quanto si può capire, tendenzialmente si comporteranno come quelli di Berlusconi.
I quali sono convinti che se deve arrivare una condanna, tanto vale che cada proprio il 30 luglio per numerosi motivi. Si potrà dire che, vista la fretta, la conclusione “era già scritta tant’è che i giudici non hanno voluto sfruttare il tempo di cui pure avrebbero potuto godere per studiare la causa”. In pieno agosto, la sentenza di condanna, che viene data per certa al 90%, “sarà fagocitata dal solleone, e presto dimenticata, com’è avvenuto per quella di Ruby”. Lo stesso dicasi per il dibattito sull’interdizione che il presidente della giunta per le immunità del Senato Dario Stefàno vuol far partire immediatamente.
Dunque, avanti. Viene messa da parte anche l’ipotesi di rinunciare alla prescrizione, pensata soprattutto come escamotage mediatico. Il “principe del foro” Coppi, che pur l’ha ipotizzata e proposta, non se la sente di incassare l’eventuale no della Cassazione perché, come Repubblica ha scritto sin dal 13 luglio anticipando il possibile “inghippo”, la prescrizione è rinunciabile quando essa è maturata e non prima. Ogni giorno che passa perde peso anche l’ipotesi del rinvio, perché ne potrebbe nascere solo un ulteriore peggioramento della già cattiva situazione.
È necessario spiegare bene questo passaggio perché è cruciale in quest’ultima partita a scacchi sulla vita giudiziaria e politica del Cavaliere, alla fine della quale ci potrebbe essere una condanna a 4 anni per frode fiscale e l’interdizione di 5 anni dai pubblici uffici. A Ghedini e Coppi un rinvio del processo non dispiacerebbe. Ma è solo questione di date. In che giorno verrebbe rinviato l’ultimo step del caso Mediaset? In pieno agosto, alla fine del mese, oppure a settembre? Ogni ipotesi fa cambiare lo scenario dei giudici. Un rinvio breve lascerebbe il caso nelle mani della sezione feriale presieduta da Antonio Esposito e del relatore Amedeo Franco. Il primo giudicato “un nemico”, il secondo “un ottimo magistrato”. Tra gli altri tre giudici del collegio, almeno altri due “nemici”.
Che succederebbe con un rinvio più o meno lungo? Uno entro agosto lascerebbe il giudizio nelle mani delle sezioni feriali, in cui la radiografia delle toghe fatta nelle stanze del Cavaliere vede soprattutto toghe rosse, come quella di Gennaro Marasca. La soluzione ideale, il rinvio lungo alla terza sezione ordinaria dopo il 15 settembre, presupporrebbe da parte della Cassazione di condividere in toto la tesi che la prescrizione scade oltre il 20 settembre. Proprio questo rinvio “lungo” appare un miraggio, e quindi Berlusconi e i suoi avvocati ritengono che tanto vale chiudere il processo il 30 luglio e non pensarci più.
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