ROMA (WSI) -“Non ha più senso aspettare, le risposte ce le hanno già date”. È una sentenza inappellabile per il governo quella che un affranto Angelino Alfano, al termine di una discussione dai toni accesi, si sente sparare in faccia da Berlusconi. “Adesso devi essere tu a lanciare l’ultimatum. Sei il segretario del partito, no?”.
I ministri del Pdl potrebbero essere costretti a rassegnare le dimissioni anche prima di un voto sulla decadenza del Cavaliere. Persino prima del 9 settembre.
Una crisi di governo prima del fischio d’inizio della partita a palazzo Madama, “tanto hanno già deciso di farmi fuori”.
Sono proprio due “colombe”, Alfano e Schifani, a segnare la giornata di ieri con dichiarazioni al limite della rottura. È la prova che ad Arcore, dove il Cavaliere in mattinata ha concordato le ultime mosse con Verdini e Santanché, la strada è già stata segnata. Puntando ad elezioni il 24 e 25 novembre.
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ROMA (WSI) – Il capogruppo Pdl al Senato Renato Schifani avverte che un voto politico da parte dei senatori significherebbe la fine del governo e chiede al presidente del Senato Pietro Grasso di sostituire i membri della Giunta che hanno già espresso le proprie valutazioni.
Trovando, tuttavia, il secco ‘no’ di Grasso: “non è possibile, il regolamento non lo prevede”. La giornata, del resto, non è iniziata nel migliore dei modi con il presidente della Giunta Dario Stefano (Sel) che, in un’intervista all’Unità, prannunciava tempi “ragionevolmente rapidi” e senza “scappatoie elusive in giuridichese”. Parole che hanno incendiato gli animi del Pdl.
E in trincea è sceso proprio Schifani, richiamando dapprima Stefano all’esigenza di “terzietà ed equilibro” e chiedendo quindi direttamente al presidente del Senato Pietro Grasso di valutare la sostituzione dei membri della Giunta che hanno già espresso le proprie valutazioni prima di andare “in Camera di Consiglio per deliberare nel segreto del dibattito”.
Fatto “inaccettabile e gravissimo”, ha incalzato Schifani trovando però un muro invalicabile da parte di Grasso, secondo il quale il caso non rientra in quelli disciplinati dal regolamento del Senato e, allo stesso tempo, valutazioni “sono emerse da esponenti di tutte le forze politiche”.
Valutazioni che a sei giorni dalla presentazione in Giunta della relazione di Andrea Augello sembrano non dare alcuna chance al Cavaliere, con il Pd fermo sulle proprie posizioni. Di contro la linea che sarà adottata dai 6 membri in quota Pdl appare chiara.
“Chiederemo un voto di merito sulla non decadenza o in subordinata una devoluzione alla Corte costituzionale o alla Corte Europea” dei diritti umani, è il piano di battaglia illustrato da Schifani che avverte come il Pdl non intende allungare i tempi della decisione ma solo proteggere il diritto di difesa del Cavaliere. Mentre sul possibile ricorso alla Consulta sulla costituzionalità della legge Severino le parti restano lontanissime, anche se il ministro Cancellieri apre un timido spiraglio. (Rainews)