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Berlusconi ci riprova: promette aliquota al 20% per tutti

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ROMA (WSI) – Per conquistare i consensi perduti, Silvio Berlusconi ritenta la carta delle promesse fiscali. Anche probabilmente per far risalire nei sondaggi il suo partito, in forte calo di popolarità, l’ex primo ministro ha detto di voler puntare ad introdurre un’aliquota fiscale unica del 20%.

“La nostra è una proposta semplice, chiara, comprensibile a tutti e facile da applicare. Vogliamo cancellare il complicatissimo sistema attuale di aliquote differenti, di deduzioni, di detrazioni e sostituirlo con un’aliquota unica del 20%”.

In altre parole, spiega Berlusconi, “ogni italiano – persona e azienda – pagherà il 20% di quello che guadagna, non un euro di più, non un euro di meno”. L’idea della Flat Tax, venne per la prima volta nel 1956 all’economista conservatore statunitense Milton Friedman.

Come dice la parola stessa, rappresenta una “tassazione piatta, che avevo già proposto con il professor Martino nel 1994 ma che mai ci era stato permesso, dagli alleati e dall’opposizione, di realizzare”.

Per effetto della condanna in via definitiva per frode fiscale, il non più Cavaliere del Lavoro è interdetto dai pubblici uffici per due anni ma resta ancora il leader della fazione politica di cui è fondatore e rifondatore, Forza Italia.

Berlusconi ricorda che la Flat Tax ha avuto successo in 38 paesi. “Il primo Hong-Kong e poi, proprio nel 1994, l’Estonia, la Lituania, la Lettonia. Nel 2001 la Russia, la Serbia nel 2003, la Slovacchia, l’Ucraina, la Georgia nel 2004, la Romania nel 2005, l’Albania nel 2007, la Bulgaria nel 2008 con la Repubblica Ceca e infine ultimamente anche il Paraguay e l’Ungheria nel 2011. Tutti con risultati straordinari”.

Come si nota anche dall’elenco delle nazioni citate, la flat tax non è molto comune nelle economie avanzate e industrializzate, le cui tasse nazionali includono un’aliquota progressiva sui redditi. È chiaro, poi, che un sistema del genere va ad esclusivo vantaggio di chi ha redditi molto alti. Inoltre degli Stati che l’hanno provata, ciascun paese ha imposto il livello che più riteneva congeniale. Nel caso pratico della Repubblica Ceca, per esempio, è stata adottata una flat tax al 23%.

Perché proprio il 20% allora in Italia? “Perché così non sarà messo in pericolo l’equilibrio dei conti pubblici, e quindi l’Europa non potrà sollevare obiezione alcuna”, secondo i calcoli di Forza Italia.

Per i pensionati e “per chi guadagna meno” che non ci guadagnerebbero nulla, Berlusconi ha un’idea: una sorta di ‘No tax area’ per i primi 13.000 euro di reddito annuo. “Questo significa che chi guadagna al di sotto di 13.000 euro l’anno non pagherà nessuna tassa, chi ne guadagna per esempio 15.000 pagherà le tasse solo su 2000 e così via”. Un limite che va di pari passo con la volontà di “alzare a 1.000 euro al mese le pensioni minime, quindi 13.000 euro all’anno compresa la tredicesima. E vogliamo che questi pensionati non paghino alcuna imposta.

In questo modo “la gran parte degli italiani pagherà meno di quel che paga adesso. E soprattutto chi crea ricchezza, chi crea lavoro, chi investe non sarà più scoraggiato a farlo da una imposizione fiscale troppo alta”.

Inoltre, rivendica l’ex premier, “con la flat tax ognuno potrà fare la dichiarazione dei redditi da solo, facilmente, senza timore di sbagliare.

Berlusconi, che è stato condannato in via definitiva a 4 anni (ridotti a uno per effetto dell’indulto) per frode fiscale, si cimenta nel dare consigli per combattere l’evasione fiscale, assicurando che la riforma fiscale porterebbe meno evasione e meno elusione. “È così in tutti i Paesi che hanno adottato la flat tax”.

Il tre volte premier è interdetto dai pubblici uffici, ma resta ancora il leader di Forza Italia. Il partito che ha governato il paese in passato vive un momento no in termini di popolarità; se si guarda ai sondaggi e alle ultime elezioni europee e regionali, le percentuali sono ai minimi storici, tanto da spingere alcuni esponenti e giovani rampolli come Fitto a chiedere le primarie.

Dopo la condanna per frode fiscale nell’ambito del processo dei diritti Tv Mediaset, Berlusconi dovrà aspettare ancora per eventualmente rientare in politica e candidarsi. I termini precisi della interdizione dai pubblici uffici sono stati ricalcolati per ordine della Corte Suprema e la Cassazione ha confermato in due anni la pena accessoria.

Avendo più di 70 anni Berlusconi ha potuto scegliere tra gli arresti domiciliari e l’affidamento ai servizi sociali e ha optato per quest’ultima soluzione.

(DaC)