Roma – Silvio Berlusconi anche questa volta è stato in grado di sorprendere: perché in un’unica occasione – la presentazione del libro di Bruno Vespa – è riuscito a dire che sarà il candidato premier, ma forse no.
Che si fa da parte se Monti si mette a capo dell’unione dei moderati ma che considera difficile che il Professore rinunci al suo profilo superpartes. E ancora: che con la Lega si sta ragionando, ma se non accettano di ri-allearsi in Lombardia e a Roma sono a rischio le giunte di Piemonte e Veneto.
E poi: che vorrebbe rifare Forza Italia ma probabilmente resta il Pdl e che potrebbe essere vantaggiosa una scissione degli ex An, ma forse non se ne fa nulla. E, infine, che il candidato alla presidenza del Consiglio potrebbe anche essere Angelino Alfano.
C’è un solo punto su cui il Cavaliere sembra essere categorico: la non ricandidatura dell’amico Marcello Dell’Utri, protagonista di un feroce duello rusticano – per carità verbale – con il segretario. Insomma, sarebbe la prima vittoria ai punti dell’ex Guardasigilli.
Ma anche lì, come finirà la storia, è ancora da vedere. Di certo il Cavaliere alla fine ha deciso che domani sarà a Bruxelles per partecipare al vertice del Ppe. La pesantezza degli attacchi concentrici ricevuti dalle Cancellerie europee sembravano averlo convinto che era meglio stare alla larga. E, invece, avrebbe prevalso il timore di sembrare un ‘uomo in fuga’.
Chissà quale delle versioni di questa sera adotterà. Difficile, tuttavia, che il Cavaliere si trovi davanti un pubblico simile a quello della presentazione del libro di Vespa: diviso a metà tra una claque di fedelissimi e un’altra metà di osservatori che se la spassavano a vedere gli intervistatori costretti, vista la veghezza delle risposte, a domandare ripetutamente: quindi si candida o no? Perché, nell’incertezza del momento, l’ex premier si è di fatto tenuto aperto tutte le opzioni: l’offerta al professore è quasi inesorabilmente destinata a essere respinta e con il Carroccio la partita è tutta ancora da giocare.
Ma in tutte le ’50 sfumature’ del Cavaliere, il comun denominatore appare uno soltanto: cercare di avere un ruolo nella prossima legislatura, continuare a ‘recitare una parte in commedia’. Perché il Cavaliere ha sì aperto alla possibilità di non essere lui il candidato per palazzo Chigi, pur sottolineando di esserlo al momento attuale, ma la locuzione ‘farsi da parte’ lo fa letteralmente saltare sulla sedia. La via di mezzo potrebbe essere quella di fare il ‘regista’, il ‘coordinatore’, insomma il “leader” della coalizione senza che questo necessariamente voglia dire puntare alla guida del governo. Berlusconi ha assicurato che questa possibilità troverebbe d’accordo anche la Lega. Quanto alla candidatura di Angelino Alfano, dai più viene considerata come il piano B che il Cavaliere metterebbe in campo se i sondaggi dei prossimi mesi non dovessero indicare un gradimento apprezzabile verso la sua persona.
Ma è soprattutto il rapporto con Mario Monti il vero nodo di queste ore, anche alla luce della sua trasferta nel cuore di quell’Europa, Germania in primis, che fa sempre meno per nascondere di considerarlo ‘non amico’. Ed è mantenendosi in bilico su questo filo che Berlusconi ha cercato di spiegare il suo rapporto con il professore: sempre stimato, l’ho nominato io commissario in Europa, se ci fosse stato lui a fare il ministro dell’Economia il governo sarebbe ancora al suo posto.
Il Cavaliere tenta insomma di essere montiano e antimontiano allo stesso tempo. La caduta del governo? Non una tragedia si tratta solo di anticipare le elezioni di due-tre settimane e poi nessuno lo ha mai sfiduciato.
Ma poi c’è l’altra faccia della medaglia: troppo rigore e provvediemnti che non abbiamo condiviso. Infine, quel tot di sincerità: Lo stop ai tecnici? E’quello che ci chiedono gli elettori e ci fa riallacciare il dialogo con la Lega.(TMNEWS)