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Berlusconi e la nuova strategia: parlare con i pm

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ROMA (WSI) – Dopo Roma, Bari. Dopo mesi di muro contro muro con i pubblici ministeri, adesso Silvio Berlusconi sembra aver cambiato strategia processuale. Quantomeno per quanto riguarda le indagini in corso. E allora decide di presentarsi davanti ai pubblici ministeri per essere interrogato.

Lo ha fatto due giorni fa, parte lesa nell’inchiesta per estorsione contro Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola. Lo farà probabilmente la prossima settimana, quando arriverà davanti ai magistrati pugliesi che invece accusano lui e Lavitola di aver indotto Tarantini a mentire nel processo per le escort e quindi a negare che lo stesso Berlusconi sapesse che le ragazze prendevano soldi in cambio della propria partecipazione a feste e vacanze.

Se lo avesse invece confermato, il Cavaliere sarebbe infatti finito sotto inchiesta per sfruttamento della prostituzione. L’accordo con i pubblici ministeri pugliesi su data e luogo dell’incontro sarebbe già stato concluso.

Le due Procure indagano sugli stessi fatti: i soldi versati a Tarantini. Oltre un milione di euro consegnati tra il 2010 e il 2011, vale a dire un anno dopo le clamorose rivelazioni di Patrizia D’Addario che per prima svelò l’abitudine di pagare le donne per farle partecipare alle feste dell’allora presidente del Consiglio.

I magistrati di Roma avrebbero già deciso di chiudere il fascicolo e sollecitarne l’archiviazione. Quelli di Bari sembrano invece intenzionati ad arrivare alla richiesta di rinvio a giudizio di Berlusconi e Lavitola e potrebbero farlo entro la fine della prossima settimana.

E proprio in questo quadro si inserirebbe il cambio di rotta della difesa, l’estremo tentativo di svicolare da quelle inchieste che per lui sono più imbarazzanti perché riguardano quanto accadeva nelle sue residenze. Non sarà facile.

«Ho dato soldi a un amico in difficoltà, non c’era alcun ricatto e dunque non avevo necessità di pagare il silenzio di Tarantini» ha sostenuto Berlusconi davanti ai magistrati capitolini e inevitabilmente ripeterà a quelli pugliesi. La stessa linea già tenuta da Lavitola, pur senza essere apparso convincente. Anche perché era stato proprio lui, nelle conversazioni telefoniche intercettate, a cercare di convincere Tarantini sulla necessità di «tenere in scacco Berlusconi per farci pagare».

L’inchiesta sulle escort è ormai entrata nella fase conclusiva. Proprio ieri, all’udienza preliminare i legali di Tarantini e di Sabina Began (per entrambi il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio per l’induzione alla prostituzione) hanno chiesto per i loro assistiti il «non luogo a procedere».

Nicola Quaranta, difensore dell’imprenditore, si è limitato alla richiesta formale, mentre l’avvocato Fabrizio Siggia ha confermato come «la Began avesse indubbiamente un rapporto preferenziale con Berlusconi e sarebbe stato controproducente dal suo punto di vista distrarlo dalle attenzioni nei suoi confronti presentandogli altre belle donne».

Il nuovo atteggiamento difensivo di Berlusconi sembra orientato a non aggravare ulteriormente questo quadro, cercando di liberarsi di quelle indagini tuttora in corso. E l’unica strada percorribile sembra quella di aprire una linea di dialogo con i pubblici ministeri.

Del resto la necessità di abbassare i toni in materia di giustizia ed evitare lo scontro con la magistratura era una delle condizioni che sarebbero state poste dal professor Franco Coppi per accettare di assistere il Cavaliere davanti ai giudici della Corte di cassazione nel processo per le frequenze televisive dove è stato condannato a quattro anni in appello. Chissà se dopo quanto è accaduto sabato a Brescia durante la manifestazione del Pdl, l’avvocato sarà ancora disponibile.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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