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Berlusconi interdetto dalla politica, governo traballa

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ROMA (WSI) – Silvio Berlusconi sara’ interdetto dai pubblici uffici per cinque anni e di questi ne trascorrera’ quattro in cella per frode fiscale se in ottobre la Cassazione confermerà la sentenza dei primi due gradi. E ora anche la stabilita’ del governo di larghe intese e’ a rischio.

Sono questi gli effetti indiretti e diretti che potrebbe avere la sentenza della Consulta di oggi, che arriva con 19 mesi di ritardo da quando era stato sollevato il conflitto di attribuzione tra Tribunale di Milano e Presidenza del Consiglio. I giudici costituzionali, presieduti da Franco Gallo, si sono espressi contro la richiesta di leggittimo impedimento presentata dai legali del leader del PdL. La domanda e’ stata respinta per la seconda volta.

“Dopo che per piu’ volte il tribunale aveva rideterminato il calendario, la riunione del CdM e’ stata fissata dall’imputato presidente del Consiglio”, si legge nelle motivazioni della Corte.

Trattandosi di sentenza tecnica, a decidere se confermare o no la sentenza d’appello del processo Mediaset spettera’ ora alla Cassazione. Se non si arrivera’ a una conferma definitiva entro luglio 2014, il reato si estinguera’, cadendo in prescrizione.

Nel 2010 il fondatore di Fininvest, 76 anni, aveva chiesto il rinvio di un’udienza del processo Mediaset, citando la concomitanza con un Consiglio dei Ministri, la cui data era stata pero’ fissata solo una settimana prima. Secondo gli avvocati del tribunale di Milano siccome l’udienza era stata calendarizzata dagli stessi legali di Berlusconi – dal 27 febbraio al primo marzo – non c’erano gli estremi per ricorrere al legittimo impedimento.

Il senatore del PdL Maurizio Gasparri ha fatto sapere oggi che in caso di rigetto dell’istanza di Berlusconi “avremo tutto il diritto di assumere iniziative come, in ipotesi, le dimissioni di tutti i parlamentari PdL”. Denis Verdini ha gia’ detto di essere anche lui favorevole alle dimissioni in massa dei parlamentari del suo partito, dove pero’ ognuno e’ libero di agire come meglio crede.

Anche se la Corte d’Appello dovesse confermare la condanna, per l’interdizione dai pubblici uffici, come insegna il caso Previti, sara’ compito della Camera deliberare. Quel voto, se mai si terra’ nell’autunno di quest’anno, avra’ inevitabilmente riverberi sulla tenuta del governo.

Era l’aprile del 2011 quando e’ stata sollevata dai legati di Berlusconi la presenza di un “vulnus costituzionale”, rappresentato dal conflitto di attribuzione tra poteri dello stato (procura Milano e la Presidenza del Consiglio). La Corte Costituzionale ha atteso cosi’ tanto tempo per esprimere il proprio giudizio per il timore delle conseguenze che questo avrebbe sul piano politico: la sentenza era infatti attesa per il 24 aprile 2013, ma in quell’occasione la lettura fu rimandata a causa delle trattative per la formazione del governo di larghe intese con primo ministro Enrico Letta. Un esecutivo sostenuto principalmente dal PD e dal PdL, di cui Berlusconi e’ presidente.

Il Cavaliere del Lavoro e magnate dei media e’ stato condannato quest’anno per frode fiscale a quattro anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. La condanna è stata confermata in seguito anche in appello.

In Parlamento il prossimo appuntamento su un’altra delicata vicenda, quella del conflitto di interessi, e’ fissato per il 9 luglio, quando la Giunta del Senato si esprimera’ sulla “ineleggibilità” di Berlusconi.

“Sui ricorsi per l’ineleggibilità di Silvio Berlusconi abbiamo una data che è il 9 luglio. Speriamo che venga mantenuta”. Lo ha detto il senatore del Movimento cinque stelle, Michele Mario Giarrusso, al termine della riunione dell’ufficio di presidenza della giunta delle elezioni del Senato. La data proposta dall’ufficio di presidenza dovrà essere ratificata dalla giunta già convocata per il 25 giugno.