Ben Bernanke, il governatore della Federal Reserve durante gli anni della crisi dei mutui subprime, ha tranquillizzato gli animi degli operatori di mercato preoccupati per la prossima inversione della curva dei rendimenti e per il segnale che questo fenomeno raro manderebbe sullo stato di salute dell’economia americana.
Ieri sera Bernanke ha detto che i programmi di Quantitative Easing straordinari e i cambiamenti alle norme di regolamentazione potrebbero aver distorto il segnale (di recessione) che di solito manda un progressivo appiattimento della curva dei rendimenti obbligazionari.
Al momento lo spread tra il titolo di Stato Usa a due anni e quello a dieci anni scambia in area 24,5 punti base.
“Storicamente l’inversione della curva dei rendimenti è stata un segnale affidabile di rallentamento dell’economia ma questa volta potrebbe non essere il caso“, ha osservato il banchiere. “Tutti i dati a disposizione in termini di outlook a breve termine per l’economia sono relativamente robusti”.
Le dichiarazioni ottimiste vanno inquadrate nel loro contesto. Non bisogna dimenticare, infatti, che forse Bernanke non è la persona più adatta per parlare di curva e impatto sull’economia. In passato Bernanke ha ignorato completamente – e colpevolmente – i campanelli d’allarme suonati dall’andamento della curva dei rendimenti.
Quando la curva dei tassi dei Treasuries si è invertita a inizio 2006, l’allora presidente della banca centrale americana ha continuato ad alzare il costo del denaro incurante degli sviluppi sul mercato secondario. L’ultima stretta monetaria c’è stata nel giugno del 2006 e a settembre 2007 Bernanke era già impegnato ad allentare il costo del denaro con la crisi finanziaria che andava aggravandosi.
Anche Jerome Powell, l’attuale presidente della Fed, ha sminuito l’andamento dei rendimenti lungo la curva delle scadenze dell’obbligazionario governativo, sebbene con toni meno espliciti del predecessore di Janet Yellen. Il fatto che i banchieri centrali tendando a gettare acqua sul fuoco è positivo ma al contempo dovrebbe anche preoccupare.
Significa infatti che nonostante un’inversione della curva Powell e colleghi potrebbero comunque imporre nuove strette monetarie e questo aumenterebbe di riflesso i rischi di una recessione o di una frenata della prima economia al mondo.