Società

Bersani sbotta: “basta allarmismi. Su banche Renzi dica che le salverà”

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A pochi giorni dal voto di domenica 4 dicembre, il messaggio che Pierluigi Bersani invia al premier Matteo Renzi e al ministro dell’economia Pier Carlo Padoan dalle colonne del quotidiano La Repubblica è chiaro e forte. Bersani è esasperato dai continui ricatti con cui i due starebbero pilotando gli elettori italiani.

“Basta allarmismi. Gli italiani votino in piena libertà e secondo convinzione. E il governo abbia la dignità di pronunciare una parola chiara, seria sul futuro, lasciando in pace i malati di epatite C o i risparmiatori. I malati non c’entrano nulla con la Costituzione, chiaro? Poi, Renzi e Padoan dicano chiaramente che sulle banche è pronto un piano B”, attraverso l’intervento dello Stato. “Basta una frase: quanto alla tutela del risparmio siamo convinti del piano A, ovvero gli aumenti di capitale, ma, in caso, può intervenire la mano pubblica. Se serve, si fa. Senza tante balle”.

E ancora, Bersani si sfoga:

“Ho visto un di più nella campagna del SI che mi è andato di traverso: l’allarmismo, il promettere qualsiasi mancia, addirittura l’inno alle clientele”. Sul merito della riforma, l’ex segretario del PD descrive cosa accadrebbe se vincessero sia il “NO” che il “SI” al referendum. A suo avviso se Renzi rassegnasse le sue dimissioni, comunque rimarebbero “una maggioranza politica e qualche cosuccia da fare, a partire da due leggi elettorali“. Se invece vincesse il SI, si potrebbe assistere a “un cambio della forma di governo sbagliato e pericoloso. Nascerebbe un governo del capo proprio nel momento in cui il mondo si riempie di capi problematici”. Il timore dei SI è tale che Bersani sfodera quello che per lui è un precedente storico: “Sotto i Medici, nessuno si accorse che il popolo ribolliva finché non arrivò Savonarola. Purtroppo un nuovo Savonarola può venir fuori anche qui”.

Parla anche il premier Renzi affrontando tra le altre cose a Repubblica.it il nodo delle banche. Renzi si limita tuttavia a dire: “La questione bancaria sarà affrontata dopo il referendum, l’Italia è un Paese solido e la questione sarà affrontata”. Ma il premier si toglie più di un sassolino dalla scarpa:

“Vorrei passare qualche minuto a raccontare gli errori della politica su Mps, e ci sono nomi e cognomi, io la campagna 2012 l’ho chiusa a Siena. Quella vicenda lì causa i problemi di oggi insieme a mancato intervento fatto in Germania e non in Italia nel 2012-2013. La situazione delle banche non nasce negli ultimi 3 giorni. Credo che ci sia la necessità il giorno dopo il referendum di affrontare le questioni in modo strategico: la prima è immigrazione, la seconda le banche, la terza la politica strategica per la crescita. Ma di questa discussione, per correttezza, per evitare di strumentalizzare gli allarmi di altri, ne parliamo lunedì”.

Riguardo al caso dei malati di epatite C,  oggi una lettera aperta è stata pubblicata oggi sui quotidiani Repubblica e Corriere della Sera e indirizzata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e al Direttore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) Mario Melazzini.

Nella lettera sei associazioni di pazienti riunite nella “rete Senza la C” lanciano un appello affinché vengano rivisti i parametri che limitano l’accesso ai nuovi farmaci solo ai malati gravi. Così scrive Ivan Gardini, presidente di Epac Onlus:

“Secondo una recente indagine condotta su 86 centri autorizzati alla prescrizione dei nuovi farmaci per la cura dell’epatite C risulta che circa 500 italiani sono andati in India ad acquistare i farmaci equivalenti ma se consideriamo anche quanti non lo dichiarano, ne stimiamo oltre un migliaio. I pazienti acquistano i farmaci all’estero perché si sentono in un vicolo cieco, nessuno è in grado di poter dire quando saranno curati. Fare una programmazione senza limitazioni di accesso significa poter dire a queste persone quando saranno curate e fa una differenza enorme. Ad oggi ne curiamo circa 30mila l’anno e con gli 1,5 miliardi spalmati in un triennio previsti in legge di Bilancio, anche il Ministro Lorenzin si è posta l’obiettivo di voler curare 50.000 pazienti l’anno: questo potrebbe far sì che possano cadere le barriere di accesso, e restare comunque nei limiti del budget annuale stanziato prevedendo delle priorità di cura, come ad esempio chi ha una co-infezione con altri virus, sindrome metabolica, diabete o altre comorbidità. La programmazione va rivista anche per far sì che le risorse stanziate siano pienamente sfruttate”.