di Gustavo Marco Cipolla
Berta Zezza è una figura competente nel panorama culturale italiano. Con una carriera ultraventennale che l’ha vista lavorare per Roma Capitale a stretto contatto con sindaci di spicco come Francesco Rutelli e Walter Veltroni, e collaborare con numerose istituzioni di rilievo, ha contribuito in maniera considerevole allo sviluppo e alla valorizzazione della cultura nella Città Eterna, di cui è innamorata. Attualmente, ricopre il ruolo di responsabile delle Relazioni esterne e dell’Area commerciale, fundraising e grandi eventi presso la “Fondazione Musica per Roma”, oltre ad essere ambasciatrice della “Fondazione Andrea Bocelli” e membro attivo dell’ “Osservatorio parità di genere” del Ministero della Cultura. Zezza parla delle sue esperienze professionali più importanti e del suo impegno contro il gender gap, svelando la propria personale visione sulle prospettive future nella gestione manageriale dell’industria dell’entertainment.
Qual è stata la sua esperienza lavorativa più significativa durante gli anni con Francesco Rutelli, Walter Veltroni e i successivi sindaci della Capitale?
«Poter lavorare a stretto contatto con i sindaci, mi ha dato la possibilità non solo di partecipare, ma anche di progettare eventi indimenticabili per la mia amata Roma. Sicuramente, la mia collaborazione ultraventennale all’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”, mi ha permesso di contribuire attivamente alla crescita della proposta culturale della città e, soprattutto, a dare voce alle piccole associazioni umanitarie».
Come è nata la sua collaborazione con la “Fondazione di Andrea Bocelli” e qual è il suo ruolo all’interno dell’organizzazione?
«Ho incontrato tutta la famiglia Bocelli durante un evento all’Auditorium e, consentitemi la licenza poetica, le nostre anime si sono riconosciute. Condividiamo gli stessi valori. Dare aiuto ai più bisognosi è diventata la nostra missione. Dopo anni di lavoro come volontaria con tutti loro, sono orgogliosa di essere stata nominata ambasciatrice della Fondazione».
In che modo, da membro, contribuisce all’ “Osservatorio parità di genere” del Ministero della Cultura e quali sono gli obiettivi odierni del gruppo?
«Da anni porto avanti l’impegno della parità di genere, soprattutto all’interno delle istituzioni culturali. Gli obiettivi del gruppo sono molteplici, quello primario è realizzare una mappatura del settore culturale attraverso un monitoraggio dettagliato e proporre, laddove vengono evidenziate delle criticità o delle arretratezze, dei correttivi da mettere in atto. Penso sia fondamentale proporre una nuova immagine della donna nella società di oggi ma, a questa azione, deve corrispondere anche un intervento pratico dentro le istituzioni, che permetta alle professioniste di valore di crescere e di raggiungere ruoli apicali. Spesso, seppur donando la vita alla carriera, nell’ambito di fondazioni, festival ed enti, dove le donne lavorano da anni e tante volte ne sono il perno, le stesse non riescono a crescere o a scalare l’organigramma. Sono convinta che, se si riuscisse a mettere in atto una politica in grado di sovvertire questa tendenza, tutto potrebbe divenire più facile e si raggiungerebbe quasi naturalmente il famoso obiettivo 50 e 50 che, in altri Paesi, è già reale da parecchio tempo».
Cosa l’ha spinta a lavorare a lungo per la “Fondazione Musica per Roma” e quali sono le sue principali responsabilità?
«Senza dubbio il mio amore per la città. Ho avuto l’onore di partecipare alla trasformazione di un’idea in una bellissima realtà. Ogni anno riusciamo a raggiungere nuovi obiettivi, sia come “vera fabbrica di cultura” che come “meeting point” per grandi aziende che vedono in noi un partner prestigioso a cui abbinare il proprio marchio. Il mio ruolo di responsabile delle Relazioni esterne e dell’Area commerciale, fundraising e grandi eventi continua a rendermi una risorsa attiva per la conquista di questi traguardi. Sono certa che sia molto più facile raggiungerli con uno spirito di squadra e ho trovato le persone giuste con cui eccellere».
Qual è stato il suo percorso professionale all’interno dei Teatri di Roma e quale compito ha svolto nel consiglio di amministrazione?
«L’esperienza dei Teatri di Roma è stata per me molto importante e significativa, perché gestisce le grandi sale teatrali capitoline. Sono stata nominata consigliere per conto del Ministro della Cultura, così da poter partecipare alla trasformazione da associazione a Fondazione del teatro. Abbiamo cercato di portare avanti delle azioni che potessero consentire all’istituzione di crescere e di rilanciarne la propria identità, ripartendo dalla solidità della struttura e dalla capacità di creare offerta culturale, secondo criteri di efficienza, efficacia e progettualità».
L’essere figlia di diplomatici ha influito sulla sua carriera nel settore culturale?
«Certo, mi ha aiutato ad essere capace nel confrontarmi con chiunque e in qualsiasi situazione, uscendone sempre in maniera diplomatica sebbene risolutiva. Queste capacità le ho trasmesse ai miei figli, che ne hanno fatto punti di forza nelle loro vite, rendendoli tre persone meravigliose».
Da donna-manager, in un mondo prettamente maschilista, quanto ha dovuto lottare per ottenere una posizione di grado dirigenziale?
«È un ruolo che ancora non è riconosciuto, quindi la “lotta” è quotidiana, ma sono contenta di poter affermare che nel mio piccolo sono riuscita ad apportare dei cambiamenti, nelle istituzioni-fondazioni in cui sono stata coinvolta durante la mia lunga carriera».
Il progetto o l’iniziativa di cui è più soddisfatta fino ad oggi? Perché?
«Rispondere a questa domanda è molto difficile poiché la trasversalità del mio ruolo mi ha permesso di interfacciarmi con diverse realtà dando vita a progetti molto differenti tra loro, passando dall’organizzazione del Nobel per la Pace, ai vari Festival del Cinema di Roma, delle Scienze e del Libro, ai molteplici congressi nazionali ed internazionali fino alla produttiva collaborazione con l’Assessorato di Roma al turismo e grandi Eventi… e chissà cos’altro potrà svilupparsi nel futuro. Una delle soddisfazioni più grandi resterà l’aver contribuito alla nascita dell’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” e alla sua continua espansione. Un posto di riguardo tra i progetti a cui sono più legata lo occupa certamente il lavoro con la “Fondazione Andrea Bocelli”: riuscire ad aiutare così tante persone solleva l’anima e il cuore. Spero che questa attività sia stata di esempio anche alla mia famiglia, che è sicuramente il mio più smisurato successo».
Cultura e opportunità manageriali, le prospettive future secondo lei?
«Il futuro deve fare in modo che la cultura venga affrontata in maniera manageriale. Non si può pensare di farla senza una pianificazione ad hoc che ha come punti cardine la flessibilità e l’adattabilità: con il continuo cambiamento nei mercati e nelle tecnologie, le aziende devono essere in grado di adattarsi rapidamente. Le culture aziendali che favoriscono l’innovazione e l’apprendimento continuo saranno fondamentali per il domani».
Cosa cambierebbe nel sistema contemporaneo dell’intrattenimento?
«Provengo da una realtà che ne è un eccellente esempio, l’Auditorium Parco della Musica riesce ad essere trasversale proponendo un’offerta culturale ampia ed eterogenea che accontenta molteplici tipologie di spettatori. Penso che il modello “Auditorium” risponda alle ultime tendenze e alle aspettative di un pubblico sempre più esigente».