Più importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) dagli Stati Uniti e a un prezzo migliore. Sono le promesse che ha fatto durante l’incontro bilaterale al G20 di Bali il presidente americano Joe Biden alla premier italiana Giorgia Meloni. Promesse necessarie e obbligate di fronte a un problema sostanziale: il Gnl che gli Stati Uniti stanno esportando in Europa è troppo caro. Anche il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire è stato netto:
“Non possiamo accettare che il nostro partner americano ci venda il suo Gnl a un prezzo quattro volte superiore a quello che vende agli industriali americani”.
Un pensiero in linea con quello espresso anche dal vicecancelliere e ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck. Ma da dove nasce questa discrepanza di prezzo? Le società private che lo esportano, tra le principali ci sono i colossi Total e Shell, lo acquistano a un prezzo molto competitivo che trovano sul mercato americano: un prezzo basso perché di gas liquido negli Stati Uniti ce n’è molto, ma i margini di guadagno sono enormi lungo la filiera che comprende il costo di liquefazione, il costo di trasporto e quello per rigassificare il metano una volta arrivato sulle coste europee.
E’ evidente, visto il funzionamento di questo mercato, che i margini di manovra per Biden possono riguardare il prezzo di partenza della materia prima, mentre i margini di manovra dei governi e delle istituzioni europee, potrebbero interessare le fasi successive. In un caso e nell’altro, si tratta di lavorare per evitare che gli extraprofitti si formino a monte e per compensarne e ridurne gli effetti, a valle.