L’Italia è il Paese che ha più da temere dai mercati nei prossimi mesi, a dirlo è il banchiere Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del board Bce ed ora presidente di Societe Generale. In un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, Bini Smaghi ha affermato che nell’autunno 2017 si potrebbe ripresentare una crisi di fiducia sui titoli di stato italiani, tale a quella già avvenuta durante la crisi dell’euro nel 2011, con tanto di ampliamento dello Spread tra Btp e Bund.
“Guardiamo i dati: il debito non diminuisce, la legge di Bilancio non sarà facile, per il governo in carica raggiungere l’obiettivo del deficit 2018 all’1,2% del Pil sarà arduo, l’economia cresce troppo poco, i tassi a lungo termine prima o poi saliranno e la Bce dovrà ridurre un po’ il quantitative easing“, ha detto il banchiere.
“I tassi salgono, la crescita rallenta, il rischio aumenta, i tassi salgono di più, con la politica che non reagisce in modo adeguato”, questo lo scenario che potrebbe profilarsi in Italia secondo Bini Smaghi, “e ricordiamoci che l’intervento di emergenza della Bce, l’Omt, è condizionato dall’adozione di un programma di impegni ben preciso”. Un programma di conditionality che certamente riporterà nei ranghi qualsiasi tentativo di espansione della spesa pubblica, che implicherebbe l’arrivo di quella che Bini Smaghi non vuole chiamare Troika, ma “istituzioni”.
Anche in Francia l’arrivo di Emmanuel Macron all’Eliseo dovrebbe comportare l’adozione di politiche fortemente impopolari, ma da tempo richieste da Bruxelles. All’indomani dell’elezione di Macron il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, aveva avvertito il nuovo leader francese che il problema della Francia è che “spende troppo” e “su cose sbagliate”.
Il primo compito di Macron, secondo Bini Smaghi, sarà di ottenere “risultati concreti già nei primi mesi” sul fronte delle riforme, dimostrando di avere la “capacità di resistere alla pressione della piazza. In Francia quando si fanno gli scioperi è una cosa seria”, ammette il banchiere.
Che però vede nel mandato del nuovo presidente francese un importante segnale per il futuro del progetto europeo: “C’è un trend, dall’Austria all’Olanda, alla sconfitta dell’Afd alle elezioni locali in Germania, la stessa Grecia, si tende a dare ai governi il mandato di rafforzare l’Europa, non di indebolirla. Con la sconfitta della Le Pen, gli unici che vogliono uscire dall’euro sono rimasti in Italia“.