(WSI) Siena – Tassi di interesse: la mattina parte con borse europee in ribasso, in linea con l’andamento di quelle asiatiche e spread in lieve rialzo. Già ieri si era assistito ad un allargamento degli spread di Italia e Spagna verso Germania sulla scia delle aspettative di un nulla di fatto dall’Eurogruppo in programma in serata. I ministri delle finanze dell’area Euro hanno deciso di concedere alla Grecia ulteriori 2 anni (fino al 2016) per risanare il proprio deficit di bilancio al 2% del Pil. La decisione su come coprire gli oltre 32Mld€ di fondi da destinare al paese ellenico è però stata rinviata al 20 novembre, inoltre non è chiaro se il Fondo Monetario Internazionale intenda contribuire.
Dopo la riunione sono emersi contrasti tra Lagarde (Fmi) e Juncker (Eurogruppo) sulla questione delle riduzione del debito/Pil greco al 120% entro il 2020. Juncker ieri ha dichiarato che il target dovrebbe essere spostato al 2022, mentre Lagarde ha risposto che la scadenza originaria dovrebbe essere rispettata. Allo stesso tempo, il ministro delle finanze tedesco ha ribadito che qualsiasi decisione sulla Grecia dovrà essere sottoposta al voto del Bundestag. Nonostante il rinvio al 20 novembre, è stato ripetuto che la Grecia non farà default il prossimo 16 novembre quando scadranno titoli a breve per 5 Mld€, poiché utilizzerà la cassa a disposizione ed il ricavato dall’emissione di T-Bill di oggi per il rimborso.
La Grecia ha infatti oggi in programma di collocare 3,125Mld€ di titoli a 1 e 3 mesi. Nel frattempo, secondo un’indiscrezione riportata dal quotidiano tedesco Die Welt, la Bce starebbe facendo la sua parte per sostenere le banche del paese, ampliando la qualità dei titoli accettati come collaterale per ottenere finanziamenti dalla banca centrale greca tramite la linea speciale di liquidità cosiddetta ELA (Emergency Liquidity Assistance). Le banche greche avrebbero in tal modo maggiore liquidità a disposizione per comprare più titoli di stato. Non ci sono stati però commenti da parte della Bce. Sul fronte emissioni, oltre alla già citata Grecia sono attese emissioni di titoli a breve termine in Italia e Belgio fino a 8 Mld€; l’Olanda invece emetterà un decennale fino a 3 Mld€. Sul fronte macro in programma oggi la fiducia degli analisti ed investitori tedeschi (indice Zew) di novembre attesa dal consenso degli economisti calcolato da Bloomberg in peggioramento nella situazione corrente e miglioramento in quella prospettica.
Negli Usa listini azionari sostanzialmente stabili in una giornata con bassi volumi a causa di festività. Oggi il mercato obbligazionario sta riaprendo con cali generalizzati dei tassi, in vista di una settimana che vedrà come protagonisti da un lato il calendario macro (in particolare le vendite al dettaglio di ottobre) e dall’altro soprattutto l’apertura dei negoziati sul Fiscal Cliff.
Valute: moneta unica sempre sui minimi da due mesi verso dollaro, sotto area 1,27. Il cross sconta l’incertezza legata alla Grecia. Il livello di supporto si colloca ad 1,26, mentre quello di resistenza a 1,273. Lo yen continua ad apprezzarsi vs le principali valute mondiali beneficiando delle tensioni in arrivo dall’Europa. Verso euro è confermata la rottura del vecchio supporto 101 (oggi livello di resistenza) con il cross in avvicinamento alla prossima area di supporto collocata presso area 100. Nuovo record dal 1993 per lo yuan cinese vs dollaro.
Materie Prime: ieri sono giunte indicazioni positive dai metalli industriali che hanno chiuso in rialzo grazie ai dati sull’export cinese del week-end migliori delle attese. L’alluminio (+2,5%) ha registrato la migliore performance della giornata. Sono invece arrivate prese di profitto sugli energetici (ad eccezione del gas naturale Usa) e sui metalli preziosi. Andamento misto per gli agricoli. Stamani l’oro si colloca intorno ai 1720$/oncia, il Brent oltre i 108$/barile. Secondo il ministro petrolifero saudita, Al-Naimi, l’attuale livello di prezzo è ritenuto “buono” e non sono prevedibili ulteriori ribassi marcati. Secondo quanto riportato dalla International Energy Agency, il continuo aumento della produzione di petrolio ricavato da fratturazione idraulica (cosiddetto shale-oil), potrebbe portare gli Usa a superare la produzione dell’Arabia Saudita entro il 2020.
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