Bisignani in affari con Farina, editore di Metro, cercava di comprare i periodici RCS
Napoli – Luigi Bisignani, l’uomo d’affari al centro dell’inchiesta sulla P4, e’ davanti al giudice per le indagini preliminari, Luigi Giordano (nel Palazzo di Giustizia al Centro direzionale di Napoli), lo stesso magistrato che il 15 giugno scorso ha firmato nei suoi confronti l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari.
Nell’indagine e’ coinvolto anche il parlamentare del Pdl, Alfonso Papa, magistrato in aspettativa, per il quale mercoledi’ la giunta per le autorizzazioni della Camera discutera’ la richiesta d’arresto inoltrata dal gip Giordano. All’interrogatorio di garanzia di Bisignani, che ha gia’ fatto sapere di aver intenzione di rispondere alle domande dei magistrati, sono presenti i pm titolari dell’inchiesta, Henry John Woodcock e Francesco Curcio.
L’ex giornalista e uomo d’affari sara’ assistito dagli avvocati Fabio Lattanzi e Giampiero Pirolo. Le domande del giudice dovrebbero riguardare almeno tre dei nove capi di imputazione contestati dai pm a Bisignani: tre ipotesi di favoreggiamento per le quali e’ stato emesso il provvedimento restrittivo.
Tra i reati per i quali non e’ stata, invece, concessa dal gip la custodia vi e’ l’associazione segreta. Al centro dell’interrogatorio, anche i suoi rapporti con il parlamentare Papa e il sottufficiale dei carabinieri Enrico La Monica, pure lui destinatario di una misura restrittiva e ancora latitante, che, secondo quanto si e’ appreso, potrebbe essersi rifugiato in Senegal.
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di Dario Del Porto (La Repubblica)
Napoli – E’ il giorno di Luigi Bisignani nell’inchiesta che lo vede agli arresti domiciliari. E’ arrivato alle 13 e 45 a Napoli, nella moderna sede del Tribunale, al Centro direzionale.
I VOLTI DELL’INDAGINE
Bisignani, agli arresti domiciliari per favoreggiamento, è giunto da Roma a bordo di una Mercedes classe A, accompagnato dall’avvocato difensore Fabio Lattanzi. L’auto è entrata direttamente nel parcheggio interno al palazzo di giustizia e Bisignani si trova adesso al dodicesimo piano del Tribunale, “blindato” da polizia e carabinieri per evitare giornalisti, cameramen e fotoreporter.
Il giudice Luigi Giordano ha quindi iniziato l’interrogatorio mentre Bisignani è stato raggiunto dall’altro suo difensore, Gianpiero Piolo. Presente all’interrogatorio anche il pubblico ministero Henry John Woodcock.
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La possibile cessione di alcuni periodici Rcs in perdita ha subito uno slittamento o un definitivo stop. L’offerta da parte della Satiz srl, controllata del gruppo Ilte di Vittorio Farina (a suo fratello, Mario, fanno capo Metro e DNews) è stata, per il momento, bocciata. Rcs MediaGroup spiega che «Il Comitato Esecutivo, con riguardo alle testate Astra, Costruire, Costruire Impianti, Il Mondo, Max, Novella 2000, Ok – La Salute Prima Di Tutto e Visto, ha esaminato le dichiarazioni di interesse pervenute dal mercato per la loro acquisizione, ritenendole inadeguate.
Il comitato ha dato mandato all’amministratore delegato di condurre gli opportuni approfondimenti per individuare le forme più adeguate per la ristrutturazione ed il recupero di redditività delle testate, ovvero per la loro dismissione». L’organismo sindacale dei giornalisti delle testate aveva commentato negativamente la possibile cessione. Dietro Farina, secondo quanto sostenuto dal Cdr, vi sarebbe Luigi Bisignani il faccendiere recentemente messo ai domiciliari per l’inchiesta sulla P4.
Le sei storiche testate nel complesso generano ricavi per 28 milioni di Euro, ma sono comunque in perdita di 4,5. “Il Mondo” ha chiuso il 2010 con una perdita inferiore al 10% del fatturato e nei primi mesi del 2011, ha recuperato arrivando quasi al pareggio. Il passaggio al Farina avrebbe implicato lo spostamento di una sessantina di giornalisti. Il comitato di redazione era completamente contrario alla vendita, lamentando innanzitutto la scarsa informazione data ai giornalisti interessati dalla cessione.
Nel comunicato sindacale diffuso dal cdr si parla di una “sfiancante ridda di voci, mai ufficialmente confermate né smentite, su possibili cessioni di gruppi di testate”. Non piace, poi, il potenziale acquirente a causa dell’arresto, nell’ambito di un’inchiesta sulla P4, di Luigi Bisignani, uomo legato alle aziende Farina.
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I legami del “burattinaio” con le Poste per gestire il business delle bollette
di Walter Galbiati
Intrecci immobiliari, joint venture, raccomandazioni: nelle carte spuntano gli affari con lo stampatore Farina.
MILANO – Le lunghe mani di Luigi Bisignani e di Alfonso Papa potevano arrivare ovunque. E arrivavano soprattutto là dove c’erano commesse da gestire, posti di lavoro, appalti e contratti, in quel mondo grigio tra impresa e Stato, dove regnano i famigerati boiardi. Una rete di commesse e incarichi, dove per riceverli non contano gli studi e le capacità imprenditoriali, i curriculum insomma, ma soprattutto le amicizie e le relazioni.
E tra queste lande dove il lobbista Bisignani e l’ex magistrato e ora parlamentare del Pdl Papa scorrazzavano, c’erano sicuramente il Poligrafico di Stato e le Poste. Aziende statali che hanno poi intrecciato rapporti d’affari con gruppi vicini a Bisignani o dove il Papa riusciva a piazzare incarichi.
È Maria Roberta Darsena, una “amica” del parlamentare del Pdl, conosciuta all’università di Napoli nel 1999 quando lei doveva sostenere l’esame di diritto commerciale e il Papa era assistente del professor Di Nanni, a confessare come ha ottenuto l’incarico alle Poste. “Ora lavoro presso l’ufficio legale delle Poste. Il Papa mi disse di mandare un curriculum (che era praticamente inesistente perché mi ero appena laureata) alle Poste perché lui avrebbe potuto farmi entrare essendo amico dell’ex presidente, cioè di Cardi. Al riguardo vi posso dire che lui chiamava direttamente Cardi. Sono stata assunta dopo un colloquio, prima a tempo determinato, con uno stage di 6 mesi e poi automaticamente a tempo indeterminato”.
È Bisignani stesso, invece, secondo le carte depositate dalla procura di Napoli, a mettere a verbale il 14 marzo 2011 quanto avesse pesato il suo ruolo nell’elezione di Roberto Mazzei ai vertici della Zecca, la stamperia del Tesoro. “Ho sicuramente segnalato il dottor Mazzei al professor Tremonti per fargli ottenere la nomina di Presidente del Poligrafico dello Stato. Con il Poligrafico la Ilte è in rapporti per il modello unico. Non mi risulta che siano state conferite utilità a dirigenti del Poligrafico da parte della Ilte”. Tremonti ha smentito. A Bisignani non risulta nessuna tangente. Di certo quest’ultimo era un procuratore attivo della Ilte, gruppo operante nel settore grafico editoriale.
Il socio unico della Ilte è Vittorio Farina, mentre a chiarire ai magistrati i rapporti della Ilte con le Poste è Alessandro Bondanini, il manager che in passato ha lavorato con Stefania Tucci, esperta di finanza e vicina a Bisignani per il quale avrebbe curato uno scudo fiscale di circa 4 milioni di euro. “Mi risulta – mette a verbale Bondanini il 7 marzo 2011 – che sicuramente la Ilte ha rapporti con l’Eni e che stampi la rivista dell’Eni; al riguardo il Bisignani, proprio nel contesto dei rapporti tra Ilte e Eni mi presentò Lucchini dell’Eni. Con riferimento alle Poste Italiane, qualche anno fa ci fu la joint venture tra le Poste e l’Ilte, cioè la costituzione di una società, Postelprint costituita e partecipata al 50% dalle Poste italiane e dalla Ilte: si tratta di una società che stampa e spedisce tutte le bollette e le fatture che arrivano nelle case degli italiani (non solo quelle delle poste)”.
Del resto la Ilte ha bisogno di fare affari, perché ha chiuso il 2009 in rosso per 8,6 milioni di euro, con debiti per 157 milioni di euro a fronte di un fatturato di 138 milioni. La differenza tra costi e ricavi è negativa per 6,9 milioni di euro. Di recente ha dovuto rinegoziare il debito con Unicredit. Le azioni di Ilte sono tutte in pegno alla banca di Piazza Cordusio, che ha finanziato la società con una linea di 43 milioni di euro.
L’accordo di ristrutturazione prevede il pagamento del debito tra 10 anni e grazie alla cessione degli immobili la Ilte Holding ha incassato un dividendo da 10 milioni di euro con i quali ha già rimborsato una parte del proprio debito. E degli affari immobiliari della Ilte si deve essere interessato anche Bisignani, visto che nel bilancio compaiono i rapporti con una società, oggi interamente posseduta da Farina, ma che tre anni fa ruotava nell’orbita di Bisignani.
Si tratta della BB Parlamento, un cui debito da 1,2 milioni di euro verso la Ilte Holding è stato azzerato da un uguale impegno contratto con la Gf Uno, la scatola attraverso la quale Farina controlla la stessa Ilte. La BB Parlamento era la società con cui Bisignani aveva aperto un derivato monstre con la Banca Italease di Massimo Faenza, un derivato da 75 milioni di euro, sul quale nel 2007 vi erano perdite per oltre 12 milioni di euro.
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I periodici RCS per ora non si vendono: «Offerte inadeguate»
MILANO – Da un lato la definizione del perimetro del progetto di accorpamento di diverse società controllate all’interno della controllante Rcs MediaGroup. Dall’altro la questione della cessione di 6 testate periodiche, rimandata per ora a data da destinarsi in quanto le offerte presentate sono state giudicate inadeguate. Sono queste le due decisioni prese dal Comitato esecutivo di Rcs MediaGroup, che ha esaminato e condiviso la proposta che verrà presentata al Consiglio di Amministrazione, previsto per il 23 giugno prossimo (una volta tenutasi l’Assemblea straordinaria dei Soci, prevista il 20 e 21 giugno rispettivamente in prima e seconda convocazione, chiamata a deliberare l’ampliamento dell’oggetto sociale di Rcs MediaGroup), con riferimento al programma di razionalizzazione e semplificazione societaria del gruppo editoriale che controlla il Corriere della Sera.
IL PERIMETRO – Come si sottolinea in una nota della casa editrice «E’ previsto che il perimetro del progetto coinvolga le seguenti società italiane interamente controllate, in via diretta o indiretta, dalla Capogruppo: Rcs Quotidiani – con Rcs Digital e Trovocasa – Rcs Periodici – con Editrice Abitare Segesta, Pubblibaby, Rcs Direct, Rizzoli Publishing Italia e Sfera Editore – e Rcs Pubblicità. Si prevede che il progetto di fusione contempli, come prassi, la possibilità di attuare la fusione anche in tempi diversi e per parte delle stesse società interessate. Tale programma, come già reso noto, prevede lo svolgimento diretto da parte di Rcs MediaGroup delle attività legate al settore dell’editoria, dell’informazione, della pubblicità, dell’intrattenimento e ogni altra attività comunque a loro connessa o strumentale, ad oggi svolte soltanto indirettamente, con conseguenti benefici in termini di ottimizzazione dei flussi finanziari ed in relazione ai relativi costi».
Come sottolinea ancora la società «Tali interventi risultano opportuni in un contesto in cui permane grande incertezza sia in Italia, sia – soprattutto – in Spagna dove il mercato già registra un sostanziale rallentamento della raccolta pubblicitaria, in particolare sui mezzi televisivi».
CESSIONI RIMANDATE – Il Comitato esecutivo ha affrontato anche il tema della possibile cessione di alcune testate periodiche in deficit alla luce degli ultimi avvenimenti che vedevano in pole position per il loro acquisto la Satiz srl, controllata del gruppo Ilte di Vittorio Farina (a suo fratello, Mario, fanno capo Metro e DNews).
A questo proposito Rcs MediaGroup spiega che «Il Comitato Esecutivo, con riguardo alle testate Astra, Costruire, Costruire Impianti, Il Mondo, Max, Novella 2000, Ok – La Salute Prima Di Tutto e Visto, ha esaminato le dichiarazioni di interesse pervenute dal mercato per la loro acquisizione, ritenendole inadeguate. Il comitato ha dato mandato all’amministratore delegato di condurre gli opportuni approfondimenti per individuare le forme più adeguate per la ristrutturazione ed il recupero di redditività delle testate, ovvero per la loro dismissione». Sulla cessione dei periodici si era espresso mercoledì sera l’organismo sindacale dei giornalisti delle testate. Dietro Farina, secondo quanto sostenuto dal Cdr, vi sarebbe Luigi Bisignani il faccendiere arrestato nell’ambito dell’inchiesta P4. Bisignani sarebbe dentro la Ilte formalmente come semplice dipendente, o come consulente, anche se evidentemente con un ruolo di primo piano, se agli inquirenti dell’inchiesta sulla P4 ha detto: «Ho sicuramente segnalato il Mazzei al professor Tremonti per fargli ottenere la nomina di presidente. Con il Poligrafico la Ilte è in rapporti per il modello unico. Non mi risulta che siano state conferite utilità a dirigenti del Poligrafico da parte della Ilte». (17/06/2011)
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LA STORIA DI LUIGI BISIGNANI
di Emiliano Fittipaldi – l’Espresso
Nel centro di Roma c’è un taxi che è sempre occupato, e che non prende mai chiamate. Inutile alzare la mano o fare un fischio se qualcuno lo incontra tra i vicoli dietro piazza di Spagna o davanti a Palazzo Chigi: il taxi inevitabilmente tira dritto per la sua strada. Perché da anni il conducente, Paolo, ha un unico affezionato cliente, un imprenditore che ha trasformato la macchina in una specie di ufficio mobile, con palmari, computer e attrezzature tecnologiche sparpagliate sui sedili. Il passeggero indossa sempre un vestito blu (sartoria napoletana) una camicia bianca e una cravatta blu, e si chiama Luigi Bisignani. Per gli amici, semplicemente Gigi.
Chi è? “Come chi è? Oggi è l’uomo più potente in circolazione. Più potente di me”, ha detto Silvio Berlusconi a un fedele collaboratore che gli chiedeva informazioni sull’individuo che usciva da quel taxi bianco.
Forse Berlusconi esagera, ma il suo amico Gigi, ex piduista che non girerebbe mai in un’auto blu, condannato negli anni Novanta a due anni e otto mesi per aver portato decine di miliardi di lire della maxitangente Enimont nella banca vaticana dello Ior e oggi di nuovo al centro di un’inchiesta della procura di Napoli denominata “P4”, è di sicuro uno dei personaggi più influenti e misteriosi d’Italia. Un cinquantasettenne che ufficialmente amministra una stamperia, la Ilte, ma che è considerato da tutti, nei palazzi del potere, il capo indiscusso di un network che condiziona la vita del Paese.
“La ditta”, lo chiamano ministri, onorevoli e boiardi che fanno la fila nel suo ufficio a piazza Mignanelli per omaggiare, chiedere favori, consigli e discutere di nomine pubbliche e affari. “Che lavoro fa davvero Gigi? Diciamo che è un maestro nel mettere insieme persone e interessi convergenti”, spiega chi lo conosce dai tempi della P2. “Un uomo curioso e geniale con un portafoglio relazionale pazzesco. Decine di potenti gli devono la carriera. La rete su cui si fonda il sistema romano di Berlusconi l’ha creata lui, ed è lui a saper muovere più di tutti le leve”.
NELLA RETE DI GIGI
È il profilo di un “grande vecchio” tipico della tradizione nazionale, tanto che qualcuno sorride definendo Bisignani “un bluff”. Ma è un fatto che in queste ore senatori e deputati non facciano altro che parlare del lobbista (qualcuno dice persino che è partito, destinazione Emirati Arabi), del suo uomo Alfonso Papa (ex magistrato oggi deputato Pdl coinvolto nell’inchiesta), e delle indagini che i pm campani stanno portando avanti da mesi.
Mezza Roma segue gli sviluppi con il fiato sospeso, perché teme che gli incontri riservati di Gigi, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, siano stati registrati dagli inquirenti. Il più preoccupato di tutti sembra essere Gianni Letta, che gestisce la rete insieme a Bisignani e che è già stato ascoltato in procura. L’altra metà dei poteri forti che governa, quella che fa capo a Giulio Tremonti, al banchiere Massimo Ponzellini e alla Lega, sta invece alla finestra: se cade Bisignani, per loro si spalancheranno le praterie.
Difficile elencare tutte le persone che hanno un rapporto diretto con Gigi: sono troppe. Rapporti con il lobbista appassionato di gialli (ne ha scritti due: “Il sigillo della porpora” e “Nostra signora del Kgb”, successi che gli hanno procurato per un po’ la nomea del Ken Follet tricolore) ha per esempio l’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni, della cui nomina con Bisignani certamente si è parlato. Anche la Carfagna lo rispetta.
È stato lui a tessere la tela per riavvicinare la ministra al premier dopo lo strappo dello scorso dicembre. Gigi non fa mistero di stimarla molto: sulla scrivania del suo ufficio, insieme a un libro del portavoce dell’Opus Dei Pippo Corigliano, fa bella mostra di sé “Stelle a destra”, la fatica letteraria firmata dalla Carfagna e impreziosita dalla prefazione di Francesco Cossiga. Nel governo anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, Stefania Prestigiacomo e Mariastella Gelmini conoscono assai bene Bisignani. Pure Daniela Santanchè gli deve molto, anche se ultimamente i rapporti tra i due sembrano essersi raffreddati.
Grande uomo di comunicazione, Gigi ha le conoscenze giuste anche alla Rai. Nel 2008 fu proprio lui a spingere – anche contro il volere di Letta – affinché Mauro Masi tornasse alla segreteria generale della presidenza del Consiglio, mentre l’attuale direttore degli affari legali è Salvatore Lo Giudice, suo avvocato di fiducia. “Ma Bisignani si vede spesso anche con Augusto Minzolini, direttore del Tg1?, racconta una fonte che chiede l’anonimato. Da politici come Andrea Ronchi a Lorenzo Cesa, a uomini degli apparati come Giorgio Piccirillo, capo del servizio segreto Aisi, il generale della Guardia di Finanza Walter Cretella e il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, Gigi dà del tu a tutti. Senza dimenticare che (quasi) tutti i responsabili delle relazioni istituzionali delle aziende pubbliche fanno riferimento a lui.
DA GELLI AL CAVALIERE
La storia di Bisignani è simile a quella dei protagonisti delle sue spy story. Nato a Milano nel 1953 (il padre era un potente manager della Pirelli con ottimi rapporti negli ambienti massonici, il fratello Giovanni è a capo della Iata), si laurea in economia e si trasferisce a Roma per fare il giornalista. Mentre scrive per l’agenzia Ansa, il giovane mostra doti non comuni, viene individuato e cresciuto a pane, intrighi e politica da personaggi come Giulio Andreotti (è uno dei pochi che entrava nel suo ufficio di piazza in Lucina senza bussare) e i capi della P2, Licio Gelli – per cui stendeva ogni mattina la rassegna stampa – e Umberto Ortolani, amico di famiglia.
Inevitabile l’iscrizione alla loggia Propaganda Due, da lui sempre negata: nelle liste la sua tessera è la numero 1689, fascicolo 203, data dell’iscrizione 1 gennaio 1977. Quando scoppia lo scandalo il ragazzino che già parlava con generali, ministri e finanzieri batte un altro record: è il più giovane piduista scovato dai magistrati.
Nonostante gli intoppi, la sua scalata non si ferma. Diventa uomo di fiducia di Raul Gardini e della Ferruzzi, si attiva per portare i 93 miliardi della madre di tutte le tangenti allo Ior, entra nelle grazie di Cesare Geronzi. Dopo la condanna definitiva e altre disavventure giudiziarie (tra cui il procedimento Why Not su una presunta loggia massonica, archiviato) la sua stella sembra in declino. Ma è solo apparenza. Gigi Bisignani torna in auge nel 2001, con la vittoria elettorale di Berlusconi, e da lì spicca il volo.
Nell’ombra, diventa uno dei consiglieri più fidati del Cavaliere, anche lui tra gli iscritti alla P2. “Tutti dicono che lui è solo il factotum di Letta”, chiosa la fonte autorevole che chiede l’anonimato: “Sbagliano. Tra i due il rapporto è paritario. Anche perché fu Bisignani in persona a presentare Gianni a Berlusconi. Paradossalmente è più corretto dire che Letta – che fu suo testimone di nozze – è un uomo di Gigi, non viceversa”.
AMICI E DENARI
Del Bisignani privato pochi osano parlare. Il suo profilo è bassissimo. Impossibile vederlo a un appuntamento mondano, a una festa o a un cocktail. Laziale doc, allo stadio non è mai apparso. Non fuma, non beve: l’unico vizio è la Coca-Cola (non più di due dita). Risponde al suo cellulare una volta su dieci, chi vuole parlare con lui deve contattare la sua storica segretaria Rita.
Gli appuntamenti importanti vengono organizzati a casa della madre (lui vive in affitto), quelli di routine in mezzo alla strada (“Gli piace passeggiare, si sente più tranquillo”) o nel mitico ufficio della Ilte. Dove campeggia una foto del suo gingillo preferito: un grosso gommone, parcheggiato a Fiumicino, che gli serve per fare la spola con la casa in Toscana. Una tenuta spettacolare vicino a Porto Santo Stefano, buen retiro con cavalli annessi. Lì ogni tanto vanno a trovarlo gli amici del cuore, come Stefania Craxi e il marito Marco Bassetti, o Fabrizio Palenzona.
Gli affari, ovviamente, non gli dispiacciono. Bisignani vive per avere informazioni e maneggiarle, creare personaggi, ma non disdegna di fare un po’ di soldi. Tanti soldi. Giorni fa i pm, come ha scritto “Il Fatto”, hanno sequestrato al suo autista Paolo Pollastri 19 titoli al portatore di una holding belga, la Codepamo, che negli ultimi anni ha investito decine di milioni in varie operazioni.
L’ex piduista controlla la societa Four Consulting, e ha un terzo di un’azienda che costruisce treni e metropolitane in Campania: le sue quote fino al 2002 erano in mano al gruppo Finmeccanica. Bisignani è stato anche socio dei suoi amici Mario e Vittorio Farina, che oltre a essere editori sono anche importanti immobiliaristi. Qualcuno vocifera che qualche volta abbia investito insieme a Valerio Carducci, il costruttore vincitore di decine di appalti di governo, diventato famoso durante lo scandalo del G8 alla Maddalena.
Di certo il fiuto per il denaro non gli manca. Tranne, forse, in un caso: le cronache raccontano che una spa riconducibile a Bisignani è stata coinvolta nel crac della banca Italease, dove aveva sottoscritto derivati per 75 milioni di euro per una perdita stimata di 12,8 milioni. Bazzecole, per l’uomo che risolve in silenzio i problemi dei potenti del Paese.
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