Qualcuno nel Bitcoin aveva visto, e vede ancora, una sorta di “oro del futuro”. Chi l’ha sostenuto forse non aveva in mente, però, le modalità della sua conservazione. Eppure, i caveau si sono rivelati utili non solo per stoccare l’oro, ma anche per custodire le chiavi d’accesso dei portafogli di Bitcoin. Una società di Hong Kong, la Xapo, è attualmente responsabile della protezione di una quantità di Bitcoin pari a 10 miliardi di dollari. Questa compagnia permette di conservare, in tre distinti caveau fisici, le chiavi digitali che permettono di aprire i wallet dei loro rispettivi proprietari, sbarrando la strada agli hacker.
La sicurezza delle chiavi dei clienti è assicurata da rigido accesso, che può essere concesso solo all’utente quando la sua identità è assolutamente accertata. Disporre di grandi fortune in Bitcoin senza adottare misure di sicurezza adeguate, d’altronde, esporrebbe ai molteplici rischi di pirateria informatica.
Le opzioni di “conservazione”, per chi possiede criptovalute, vanno dalle più esposte, i conti sui vari exchange spesso vittime di furti informatici, ai wallet su hardware non connessi a Internet. Anche in quest’ultimo caso però la sicurezza non sarebbe certa quando tali dispositivi vengono nuovamente connessi alla rete. Da qui l’esigenza di dare uno stoccaggio più definitivo al Bitcoin. A perderci, in quest’ultimo caso, è la flessibilità d’utilizzo: ritirare la moneta virtuale dal caveau di Xapo comporta un’attesa di 48 ore, quando non si frappongono giorni festivi. Insomma, per rendere la conservazione del Bitcoin sicura al 100% si rinuncia a gran parte delle sue virtù.