Nato come strumento alternativo ai tradizionali metodi di pagamento, per il Bitcoin e le principali criptovalute è arrivato il momento della trasparenza e della regolamentazione. Il crescente utilizzo delle cripto da parte del sistema finanziario tradizionale impone l’introduzione di nuove norme a tutela dei risparmiatori e della trasparenza come avviene già per tutte le altre attività finanziarie. Una necessità evidenziata in numerose occasioni anche dai vertici delle banche centrali.
Requisiti di capitale più stringenti per le banche che operano in Bitcoin
Di recente il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria ha pubblicato l’esito preliminare di una consultazione pubblica sui rischi delle criptovalute per il sistema bancario. Il Comitato di Basilea è del parere che la crescita delle criptovalute e dei servizi correlati possa sollevare problemi di stabilità finanziaria e aumentare i rischi affrontati dagli istituti finanziari. Secondo il rapporto “alcune criptovalute hanno mostrato un alto grado di volatilità e potrebbero presentare rischi per le banche con l’aumento delle esposizioni, tra cui rischio di liquidità, rischio di credito, rischio di mercato, rischio operativo (inclusi frode e cyber risk), riciclaggio di denaro e rischio di finanziamento del terrorismo, rischi legali e di reputazione”.
Alla luce di quanto riscontrato, il Comitato ha proposto di introdurre una regolamentazione più stringente sui requisiti di capitale per gli istituti esposti agli asset più volatili. Con l’eccezione delle stablecoin, tutti gli altri asset crittografici rientrerebbero – secondo la proposta del Comitato – in un nuovo e più stringente regime, che prevede una ponderazione del rischio del 1250% per le posizioni lunghe e corte detenute dalle banche. Si tratterebbe di un requisito in linea con gli standard più severi per le esposizioni delle banche sugli asset più rischiosi. Di fatto, questa regolamentazione imporrebbe alle banche in possesso di Bitcoin (e simili) una copertura di capitale proprio di pari valore.
Presto normativa antiriciclaggio in Italia
I rischi derivanti dal maggior utilizzo delle criptovalute sono stati evidenziati anche nella relazione annuale dell’Unità di Informazione Finanziaria (l’ex Ufficio Italiano Cambi). Secondo l’Ufi, in un contesto normativo ancora in via di definizione l’interesse crescente per le criptovalute si è riflesso anche in un aumento delle segnalazioni di operazioni sospette, passate da circa 500 nel 2018 a oltre 1.800 nel 2020.
La Uif, che da tempo ha richiamato l’attenzione sui rischi di utilizzo delle criptovalute per finalità di riciclaggio, ha effettuato alcuni accertamenti ispettivi su operatori nazionali del comparto e sta per avviare analisi anche nel mondo della blockchain.
Sotto la lente dell’Uif sono finiti anche i servizi di negoziazione online in valute virtuali, offerti in Italia da soggetti non residenti. I rischi di riciclaggio hanno indotto l’Uif a proporre l’obbligo di segnalazione per le operazioni sospette, quando siano effettuate dal territorio italiano, per consentire il reperimento di informazioni utili all’approfondimento di casi di interesse sotto il profilo finanziario e investigativo.
L’Uif ricorda poi che a breve dovrebbe essere emanato il decreto ministeriale che avvierà il censimento degli operatori in valuta virtuale destinatari degli obblighi antiriciclaggio. Questa sarà l’occasione per definire i requisiti necessari per svolgere legalmente l’attività, da parte di soggetti italiani ed esteri e verranno introdotti meccanismi di cooperazione tra le autorità per l’accertamento di eventuali comportamenti irregolari.
In attesa di queste novità sul fronte normativo nei giorni scorsi la più grande piattaforma al mondo di trading sulle criptovalute Binance è finita sotto la lente della Consob. Attraverso un comunicato la Commissione ha precisato che le società del “Gruppo Binance” non sono autorizzate a prestare servizi e attività di investimento in Italia. La mossa della Consob segue di qualche giorno analoghi provvedimenti presi da altre Autority di vigilanza dei mercati sull’exchange fondato ad Hong Kong e diventato leader mondiale per controvalore scambiato in criptovalute, come la polacca Financial Supervision Authority, la Federal Financial Supervisory Authority tedesca, la Financial Conduct Authority inglese, la Cayman Islands Monetary Authority, oltre alla Securities and Exchange Commission thailandese.
“Il mancato intervento del regolatore, rende le cripto poco trasparenti e aumenta i timori degli operatori tradizionali, che sono ancora restii a investire in questo genere di soluzioni” afferma Paolo Gianturco, Business Operations and FinTech Team leader di Deloitte. “L’intervento del regolatore non è solo auspicabile, ma anche necessario: solo così le cripto potranno uscire dalla “zona d’ombra” in cui ancora troppo spesso vengono relegate ed esprimere il proprio potenziale innovativo. È arrivato finalmente il momento della trasparenza per le criptovalute e servono regole certe per guidare e governare l’innovazione.”