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Bitcoin, i dipendenti di JP Morgan spingono per integrarlo nei servizi

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Il rally del Bitcoin sta esercitando una crescente pressione sulle istituzioni finanziarie tradizionali affinché questo genere di asset venga inserito fra le opzioni di investimento dei clienti.
A sollecitare questa svolta sarebbero stati, ultimamente, anche gli stessi dipendenti di una delle maggiori banche americane, JP Morgan. La stessa banca guidata da quel Jamie Dimon che, in più occasioni, aveva definito Bitcoin e simili come vere e proprie “frodi”.

A confermare il crescente interessamento del personale di JP Morgan sulla questione è stato Troy Rohbaugh, head of global markets della banca. Nel corso di un meeting tenuto lo scorso 18 gennaio, al quale hanno partecipato migliaia di trader e personale addetto alle vendite di JP Morgan, la domanda è stata sollevata ripetutamente: quando saremo coinvolti nel Bitcoin?
Al quesito avrebbe dato risposta il co-presidente dell’istituto, Daniel Pinto, che si sarebbe confrontato proprio con Rohrbaugh in seguito alle richieste sollevate dai dipendenti, hanno riferito alcune fonti alla Cnbc.

Pinto si è detto aperto all’idea di inserire il Bitcoin negli affari della banca. La decisione potrebbe arrivare quando sarà raggiunta una “massa critica” di clienti decisi a richiedere la possibilità di scambiare i Bitcoin, ha aggiunto Pinto. “Se di qui in avanti si svilupperà una classe di asset utilizzata da diversi gestori e investitori, allora anche noi dovremo essere coinvolti”, ha detto Pinto in una successiva intervista all’emittente americana, “questa richiesta non ci è ancora arrivata, ma sono sicuro che prima o poi accadrà”.

Banche e Bitcoin, fra accelerazioni e frenate

Fino a non molto tempo fa Bitcoin e simili non erano mai stati sponsorizzati dalla finanza tradizionale, perlomeno come forma di investimento alternativo per i propri clienti. Troppo volatile, imprevedibile, intrinsecamente speculativo. Caratteristiche che, nella sostanza, non sono cambiate. Se non fosse che, un po’ come accaduto nel rally “storico” del 2017, la scalata del Bitcoin ha accresciuto enormemente la sua visibilità e l’interesse da parte dei clienti. Con questi fattori si è dunque affermata la sensazione che le criptovalute saranno sempre più richieste e utilizzate.

Dopo il crollo subito dal Bitcoin a cavallo fra 2017 e 2018 molte di queste aspettative si erano raffreddate, così come i piani che i big di Wall Street avevano avviato per includere le criptovalute nei propri servizi. Goldman Sachs, che nel 2017 aveva considerato l’idea di aprire un trading desk dedicato a queste monete, aveva così abbandonato l’idea. Anche Michael Novogratz, l’ex di Fortress Investment divenuto in seguito noto come “il Re del Bitcoin”, aveva rinunciato a creare un hedge fund basato sugli investimenti in criptovalute dopo la loro clamorosa caduta: “Avevamo una bolla ed è scoppiata, è stata una correzione mostruosa”.

Oggi il copione sembra essersi nuovamente ribaltato: la stessa Goldman Sachs sta lavorando a un servizio di custodia digitale, così come JP Morgan e Citi. Anche Mastercard, inoltre, ha annunciato che integrerà alcune criptovalute nei suoi servizi entro quest’anno. Annunci che finora hanno sostenuto nuovi acquisti e nuovi record per il Bitcoin. Nessuno può sapere con certezza se basteranno a evitare il rischio di un nuovo tracollo.