Il crollo del Bitcoin e delle altre criptovalute come Ethereum, Stellar o Ripple, fa paura a molti e allontana potenziali acquirenti dai mercati. Allo stesso tempo, i valori così bassi rispetto ai massimi toccati a dicembre 2017, faranno certamente gola ad alcuni.
Dopo l’implosione della bolla speculativa, un po’ come era avvenuto con i titoli dot come negli Anni 2000, sono pochi gli analisti che osano scommettere sulle criptovalute. Per capire l’ampiezza della volatilità, chi ha comprato un Bitcoin a marzo 2017 al prezzo di 1.500 dollari e lo ha rivenduto a fine dicembre, ha incassato 20 mila dollari.
Un bel colpo, ma difficilmente ripetibile. E chi invece ha comprato un Bitcoin un anno fa a 20 mila dollari ora rivendendolo si ritroverebbe con appena 3.500 dollari, per una perdita dell’80%. Molti esperti stimano che il prezzo della crypto più capitalizzata e popolare al mondo non tornerà mai più sui livelli record.
La volatilità estrema anche in considerazione della mancanza di offerta già prestabilita – nel 2040 non verranno più estratti nuovi bitcoin – non significa che la moneta digitale che corre sulla rete blockchain è condannata a sparire.
“Non penso che scenderà a zero improvvisamente”, dice al quotidiano Le Matin Philippe Bacchetta, professore di economia alla facoltà HEC di Losanna. “Le organizzazioni criminali, che riciclano denaro grazie alle criptovalute, o i fan feroci d’informatica presenti nel mercato dai suoi albori, lo conserveranno in portafoglio”.
Ma la caduta potrebbe continuare. “Il valore potrebbe attestarsi intorno a un centinaio di franchi” svizzeri, ma è “dura prevedere se sarà 100 o 1000” franchi.
L’economista è preoccupato per il fatto che il valore del bitcoin, al contrario per esempio dell’oro a cui viene talvolta associato, anche se il bene rifugio per eccellenza gode di una fiducia impareggiabile e di un valore reale, non poggia su nulla di concreto.
Nel caso del bitcoin non vengono versati dividendi o tassi di interesse e non è ancora un mezzo di pagamento ufficialmente riconosciuto. “I costi per finalizzare la transazione con un rifornitore sono troppo alti rispetto a una carta di credito”, continua Bacchetta, aggiungendo che “ci vogliono due minuti per validare un’operazione in bitcoin, il cui prezzo varia tutto il tempo”.
Bitcoin: la chiave è renderlo un investimento più sicuro
Altri esperti sono meno critici nei confronti delle crypto. Durante le Giornate sulla Previdenza organizzate a Ginevra da Pittet Associées e PwC, Thomas Goossens, avvocato associato dello studio legale BianchiSchwald, prevede che progressivamente gli investitori istituzionali si rivolgeranno al mercato delle criptovalute.
Come succede per i titoli azionari, obbligazionari e asset immobiliari, gli studi recenti mostrano che le criptovalute possono essere considerate al pari di una classe di attivi. Si tratta di monete completamente decorrelate dalle altre categorie di investimento finanziario.
Il problema rimane quello di una volatilità estrema che tiene alla larga i grandi player di mercato e i piccoli investitori retail. Proprio per questa ragione, il legale ritiene sia necessario offrire delle soluzioni che rendano la custodia più sicura per le criptovalute.
L’annuncio fatto dalla Borsa svizzera di Zurigo (SIX) circa il lancio di una infrastruttura di trading e di stoccaggio nelle casseforti di criptovalute va proprio in questa direzione. “Le casseforti numeriche giocheranno un ruolo determinante per lo sviluppo di questo mercato”, stima Goossens, citando i progetti allo studio di Fidelity o della start-up svizzera Taurus.
Un altro motivo per dubitare delle criptovalute sono le truffe, molto comuni soprattutto quando si tratta di ICO, operazioni o di raccolta di finanziamenti sul mercato tramite l’emissione di monete e gettoni digitali (token) che si sono moltiplicate negli ultimi anni.