La corsa del Bitcoin, la criptovaluta più popolare al mondo su cui dal 10 dicembre si può anche puntare sui mercati grazie a contratti futures, non è destinata ad arrestarsi e anzi dovrebbe accelerare l’anno prossimo. A dirlo è un trader che aveva previsto il boom del fenomeno Bitcoin.
“Non sarei sorpreso di vedere titoli media che parlano di una somma a sei cifre”, dice alla CNBC Dave Chapman, Managing Director della società di trading di criptovalute Octagon Strategy, il quale vede lo sfondamento di quota $100.000 prima della fine del 2018.
A inizio anno Chapman aveva indovinato che il Bitcoin si sarebbe portato sopra quota 10mila dollari nel 2017. Al momento la criptovaluta scambia in progresso del 10% circa in area 16.540 dollari, stando all’indice CoinDesk. L’indice, in rialzo del 156% nell’ultimo mese, fa una media del valore della moneta digitale sulle piattaforme di scambio Bitstamp, Coinbase, itBit e Bitfinex. Secondo i dati di Coinmarketcap.com, il Bitcoin vale 16.752 dollari in questo momento (+19%).
Nel primo giorno di scambi sul mercato dei futures della piattaforma CBOE, i contratti con scadenza gennaio scambiano a 17.600 dollari intorno alle 11.45 italiane. I futures, che hanno iniziato a scambiare alla mezzanotte di ieri (le 17 ora locale, Central Standard Time) a quota 15mila dollari, sono saliti fino ai massimi di seduta 18.700 dollari.
Cosa è successo alla Blockchain & Bitcoin Conference Malta
Giovedì 7 dicembre si è tenuta la Blockchain & Bitcoin Conference Malta, evento organizzato dalla società Smile Expo all’interno di una serie di convegni sul tema delle tecnologie avanzate. Ne parla Matteo Oddi in un articolo scritto per Wall Street Italia.
“Dopo Mosca, San Pietroburgo, Kiev, Stoccolma Tallinn, Praga, è toccato quindi a St. Julians, capitale economica dell’isola nel Mediterraneo, raccogliere per un giorno esperti, startupper e appassionati del settore provenienti da tutta Europa.
L’incontro è durato poco più di otto ore e i temi trattati sono andati da questioni di ampio respiro come la regolamentazione delle ICO ad argomenti più tecnici come la scrittura di applicazioni per Ethereum, dai vantaggi del trading a margine sulle criptovalute all’Internet of Things.
Per il discorso d’apertura è invitato Silvio Schembri, segretario parlamentare per i Servizi Finanziari, Digital Economy e innovazione. Schembri ha ribadito ancora una volta la volontà del governo locale di far diventare Malta un centro della tecnologia blockchain nei prossimi due anni, capace di attrarre le imprese che operano nel fintech e nel gaming, per cui Schembri ipotizza la creazione di un apposito organo di controllo.
Il rapporto tra autorità centrali e blockchain è stato approfondito da Gregory Klumov, Ceo di Stasis, piattaforma pensata per la creazione di token agganciati ad asset tradizionali, come valute fiat o materie prime. Klumov, il cui progetto ha già ricevuto l’appoggio dei governi di Kazakistan e Malta, vede negli asset digitali un’alternativa trasparente ai normali investimenti liquidi e ritiene che l’economia stia iniziando un processo di “tokenizzazione”, lo step successivo alla “finanziarizzazione” iniziata negli Anni 80, alla fine del quale il sistema potrà contare su transazioni più veloci, costi più bassi e maggiore sicurezza.
E tutto questo, ha ricordato Klumov citando una stima “prudente” di Goldman Sachs, genererà un mercato da 21 mila miliardi di dollari entro il 2025. Altri talks nel corso della giornata hanno toccato il tema dell’unione tra le diverse sfaccettature dell’ecosistema blockchain e le tecnologie avanzata, seppure da prospettive molto diverse.
Abdalla Kablan, imprenditore e fondatore della startup di networking Scheduit, si è presentato come un “geek” appassionato di dati e ha edotto il pubblico circa il bisogno di costruire intelligenze artificiali empatiche (“più simili ad Aristotele che a Einstein”) nell’era della blockchain. DLT (Distributed Ledger Technology) come il Tangle di IOTA, sostiene Kablan, saranno l’elemento centrale nella validazione dei processi con protagonisti l’internet of things, AI(Artificial Intelligence) e machine learning. Ma saranno necessari dei legislatori “capaci di scendere a livello di protocollo informatico”.
La confluenza di intelligenza artificiale e finanza ha fatto da padrone nella presentazione di Gimmer, una delle startup ospiti dell’evento. Questa società londinese si è specializzata nell’algo-trading automatizzato di criptovalute e offre ai suoi utenti la possibilità di creare o affittare bot che sviluppano strategie di trading. E in tre anni e mezzo, secondo la roadmap del progetto, saranno disponibili dei bot capaci di creare, testare diverse strategie di trading e poi consigliare le più redditizie al singolo utente sulla base della del suo profilo di rischio.
Attualmente Gimmer si trova in fase di pre-sale, mentre l’initial coin offering partirà il 3 gennaio 2018.
Tra le altre startup che si sono avvicendate sul palco meritano una menzione Apla, piattaforma blockchain che sfida Ethereum nel campo della creazione di applicazioni, ed Health Monitor, società della Repubblica Ceca che ha creato il primo “dispositivo per la diagnosi non invasiva dei livelli di zucchero nel sangue, diabete, ulcera allo stomaco e cancro ai polmoni”.
Il rapporto tra nuove realtà imprenditoriali e regolamentazione è stato al centro di un panel sulle ICO, dove si sono confrontate le quattro opinioni differenti di Steven Tendon (fondatore di Blockchain Malta Association), Max Ganado (socio dello studio legale GANADO Advocates), Ian Gauci (socio di GTG Advocates) e Theo Dix (della società di consulenza EY), che hanno provato a tracciare un possibile equilibrio tra il bisogno di istituire procedure anti-frode a protezione degli investitori nelle ICO e la necessità di non privare le startup delle opportunità di questo tipo di raccolta fondi. O, per usare le parole di uno dei moderatori, il presidente di Bitmalta, Jonathan Galea, studiare delle norme ricordando che “esiste una differenza tra regolamentazione e restrizione”.
Subito dopo Leonardo Bonello, socio di GANADO Advocates, ha illustrato il suo punto di vista sulle ICO: un fenomeno da rivalutare (il titolo del suo intervento è stato infatti “Demystifying ICOs”) figlio di un mondo nato dalla crisi finanziaria, dove la fiducia nelle banche e nelle istituzioni è diminuita e invece vige la fiducia nei confronti dei pari grado e nella tecnologia, fenomeno riassunto dall’emergenza delle reti P2P.
Pur nella diversità di vedute tra questi relatori è emerso un punto di consenso, ovvero che la vera sfida per le autorità è trovare gli strumenti adatti per affrontare una mutazione che riguarda tutta la società e che viene esemplificata proprio dalle caratteristiche della tecnologia blockchain: il passaggio dall’economia della fiducia (trust economy) all’economia della trasparenza (transparency economy).”