L’idea che il più grande rischio per il Bitcoin sia “il suo stesso successo”, come più volte affermato dal celebre investitore Ray Dalio, è rinforzata ulteriormente: la Banca centrale di Svezia, infatti, si è detta scettica sul fatto che una regolamentazione più stringente sulle criptovalute potrà essere evitata in futuro.
Le banche centrali di altri Paesi avevano già reso esplicita la propria freddezza nei confronti delle criptovalute. La presidente della Bce, Christine Lagarde, aveva dichiarato che a suo parere il Bitcoin “non è un moneta”, mentre il suo omologo britannico, Andrew Bailey aveva dichiarato che le criptovalute “non hanno valore intrinseco” e che i loro possessori devono essere pronti a “perdere tutto” l’investimento.
Bitcoin, cosa ne pensa la Banca di Svezia
Ma per la Riksbank svedese la questione è un’altra: difficilmente una forma di pagamento alternativa di successo potrà sfuggire a forme di supervisione che al momento sono assenti.
“Quando qualcosa diventa grande abbastanza, entrano in gioco cose come gli interessi dei consumatori e il riciclaggio di denaro“, ha detto a Bloomberg il governatore della Riksbank, Stefan Ingves, “quindi ci sono buone ragioni per credere che [una regolamentazione] ci sarà“.
Già Erik Thedeen, capo dell’autorità di vigilanza finanziaria svedese, aveva dichiarato martedì che, sulle criptovalute, “è abbastanza evidente che una qualche forma di regolamentazione è necessaria”.
Nel frattempo il governo svedese è già al lavoro per rafforzare gli standard richiesti per le piattaforme di scambio per le criptovalute: per il ministre delle Finanze, Asa Lindhagen questo “è un work in progress a livello internazionale”, anche perché il rischio che le criptovalute vengano utilizzate a scopo di riciclaggio “è un problema importante” che travalica i confini di questa o quella nazione.
Le avvisaglie che il vento potrebbe presto cambiare per Bitcoin e simili si erano già fatte sentire quando una dichiarazione del Tesoro Usa aveva apertamente parlato delle criptovalute come di uno strumento che “incoraggia l’evasione fiscale”.
Sia la Fed sia le autorità europee hanno dichiarato nelle scorse settimane in di essere al lavoro per affrontare il problema della regolamentazione sulle criptovalute per le rispettive giurisdizioni.
Qualche tempo prima anche la banca centrale cinese (Pboc) aveva annunciato la stretta su questo settore ribadendo che i token digitali non possono essere utilizzati come forma di pagamento. La stessa Pboc è fra banche centrali più avanzate nel progetto di una valuta digitale di stato, lo yuan digitale.
Più che di un avallo alle criptovalute, però, le monete digitali pubbliche rappresentano una proposta concorrente e, per questo, una minaccia per le prospettive di mercato del Bitcoin.