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Bitcoin: tra proteste e dubbi, si sgonfia entusiasmo debutto legale in El Salvador

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Si è già sgonfiato l’entusiasmo per il debutto in El Salvador del Bitcoin come valuta legale. Complice alcuni problemi tecnici che hanno comportato la disconnessione di Chivo, l’App che il governo di El Salvador ha realizzato per permettere ai cittadini di scambiarsi Bitcoin tra loro, anche a livello commerciale, le principali criptovalute, bitcoin incluso, hanno messo la marcia indietro rimangiandosi una parte dei guadagni accumulati alla vigilia.

Il Bloomberg Galaxy Crypto Index, che tiene traccia di alcune delle più grandi criptovalute, ha perso fino al 19%. Nel frattempo, il bitcoin è scesa fino a -17% ieri, raggiungendo 42.921,27, secondo i dati CoinDesk, in netto calo rispetto ai 52 mila dollari (massimi da maggio) toccati nelle ore precedenti.

I problemi adesso sembrano essere stati superati e il presidente Nayib Bukele ha twittato che l’app è di nuovo disponibile per il download.
Bukele ha affermato che il suo paese ha approfittato del crollo per comprare sulla debolezza, aggiungendo 150 bitcoin per portare la sua partecipazione totale a 550, per un valore di circa 26 milioni di dollari.

Rivoluzione bitcoin, esperti divisi

La giornata di ieri è considerata storica da parte della comunità delle criptovalute per quanto deciso nello Stato Centro Americano di El Salvador, primo paese al mondo a riconoscere il Bitcoin quale valuta legale, affiancandolo al dollaro.

Da ora in poi,i cittadini del Paese potranno pagare in Bitcoin beni, servizi e tasse. La legge consentirà inoltre la conversione automatica e istantanea tra Bitcoin e dollari, in maniera tale che chiunque riceva un pagamento in cripto possa scambiarlo in dollari nel proprio portafogli, e viceversa, nel caso voglia sentirsi libero di arginare il rischio di deprezzamenti improvvisi.

Analisti divisi sulla rivoluzione bitcoin

Gli esperti si sono divisi sulla mossa del presidente salvadoregno. I favorevoli ritengono che la decisione renderà più facile e economico per i migranti all’estero inviare denaro a casa a El Salvador. Un fattore non secondario visto che queste rimesse rappresentano oltre il 24% del prodotto interno lordo del Paese, secondo le cifre della Banca Mondiale riportate dalla Cnbc. Stando alle cifre ufficiali, El Salvador ha 6,5 milioni di abitanti e un Pil annuale di 27 miliardi di dollari.

Tra le speranze di alcuni analisti c’è anche quella che la mossa possa migliorare l’accesso dei cittadini ai servizi finanziari. L’amministratore delegato di Strike, una delle società fintech che avrebbe aiutato lo stato americano nella definizione normativa della nuova legge, ha detto alla Cnn che oltre il 70% della “popolazione attiva” del Paese non ha attualmente un conto corrente bancario.

Non manca però chi mette in guardia da possibili effetti negativi sull’intera economia di El Salvador, puntando l’indice soprattutto sull’estrema volatilità di Bitcoin che in questi anni ha visto periodi in cui si è apprezzato tantissimo, arrivando a battere record su record, per poi ripiegare e perdere fino al 50% del valore raggiunto. Tra gli scettici, il Fondo monetario internazionale (FMI) ha affermato che l’adozione del bitcoin da parte di El Salvador è una mossa azzardata e potenzialmente pericolosa.

Debutto Bitcoin tra preoccupazioni e proteste

Tutto questo senza contare che la maggior parte della popolazione appare però preoccupata dal piano. Oltre il 67% dei salvadoregni è in disaccordo o fortemente in disaccordo con l’uso del Bitcoin come moneta a corso legale, secondo un sondaggio della Central American University (UCA), un’università gesuita con sede a El Salvador.

Il sondaggio, condotto ad agosto, ha anche mostrato che 9 persone su 10 non hanno una chiara comprensione del Bitcoin e 8 su 10 hanno affermato di avere poca o nessuna fiducia nel suo utilizzo.

Non stupisce dunque che ieri, giorno del debutto legale del Bitcoin è stato anche segnato dal rifiuto di centinaia di cittadini che sono scesi in strada per protestare. Radunati in diverse punti di San Salvador, i manifestanti si sono poi mossi verso uno degli ingressi della sede del Parlamento. “Basta corruzione, no ai bitcoin”, “No al riciclaggio di denaro corrotto”, “Dico no a bitcoin”, “Rifiuto totalmente il bitcoin” si leggeva sui cartelli.