Il Bitcoin sta attraversando una nuova giornata difficile, ostacolato ancora una volta dalle ultime notizie in arrivo dalla Cina: la criptovaluta è planata su quota 31.744,99 dollari, un livello che era stato visto l’ultima volta lo scorso 8 giugno. Intorno alle ore 17 e 50 risulta un calo del 5,9% (dati CoinDesk) a quota 32.677,89 dollari.
Anche Ether e XRP stanno subendo forti vendite, con ribassi rispettivamente del 6,3% e del 7,8%. Dogecoin cede oltre il 18%.
Bitcoin, il blocco dei miner cinesi
La chiusura forzata delle attività di mining cinesi sta proseguendo, mettendo in apprensione gli investitori. Secondo un rapporto del giornale cinese di regime, il Global Times, oltre il 90% della capacità di mining basata nel Paese sarebbe destinata a chiudere i battenti.
Domenica scorsa sono state le mining pool della provincia del Sichuan ad aver subito una chiusura forzata. In precedenza era toccato alle province della Mongolia interna e dello Yunnan. Prima della stretta la maggioranza del mining globale avveniva proprio in Cina: oltre 65%, secondo gli ultimi dati disponibili raccolti dall’Università di Cambridge.
Grazie ai prezzi vantaggiosi per la corrente elettrica, ingrediente necessario in grandi quantità per alimentare le macchine di calcolo, la Cina era stata fino ad ora la capitale del mining di Bitcoin.
Anche per Pechino la massiccia quantità di energia elettrica necessaria per garantire l’estrazione dei Bitcoin e il funzionamento della Blockchain è diventata un problema di primo piano. Al netto dell’impatto ambientale, la banca centrale cinese aveva già dato un forte contributo al crollo del Bitcoin a maggio proclamando l’illegittimità delle transazioni condotte in criptovaluta.
Si prevede che, per la stessa ragione, il Texas diventerà la nuova meta preferita dei miner. Grazie a fonti di approvvigionamento energetico nettamente più pulite rispetto a quelle della Cina, questo “trasloco” comporterà un miglioramento sotto il profilo dell’impatto ambientale del Bitcoin.
Pboc: via il trading in criptovalute da Alipay
Ad accrescere la pressione sul Bitcoin, inoltre, è stato un altro comunicato della Banca centrale cinese pubblicato lunedì.
La richiesta, inviata all’indirizzo di Alipay (app di pagamento del gruppo Ant guidato da Jack Ma) e di alcune grandi banche è stata quella di rimuovere le funzionalità di trading in criptovalute dalle rispettive piattaforme.
Già lo scorso maggio la Cina aveva provveduto a vietare i servizi finanziari relativi alle crypto.