(9Colonne) – Londra, 19 lug – L’ex primo ministro inglese Tony Blair parlò con Rupert Murdoch per ben tre volte in poco più di una settimana, nei giorni immediatamente precedenti all’invasione dell’Iraq. Lo ha rivelato il Cabinet Office britannico (equivalente alla nostra presidenza del Consiglio), cedendo alle pressioni di una campagna durata quattro anni e condotta dal liberale Lord Avebury. Nel documento pubblicato da Downing Street, che ha ceduto alle richieste di Avebury il giorno dopo in cui Blair ha lasciato l’incarico, si rende noto che in totale il premier inglese ha avuto sei colloqui con il tycoon dei media fra il marzo 2003 e l’ottobre 2004. I primi tre si sono svolti l’11, il 13 e il 19 marzo, mentre l’attacco anglo-americano all’Iraq iniziò il 20. Forse però l’invasione alleata a Baghdad non fu l’unico argomento trattato da Blair e Murdoch, visto che all’epoca si stava dipanando una polemica televisiva fra la Bbc e Sky. Il premier e il magnate si parlarono ancora il 29 gennaio del 2004, il giorno dopo la pubblicazione da parte del Sun (di proprietà di Murdoch) del “rapporto Hutton”, che investigava sulla misteriosa morte di David Kelly, lo scienziato del ministero della Difesa suicidatosi dopo essere stato accusato di aver rivelato alla stampa dettagli sul dossier britannico in merito alle armi di distruzione di massa irachene. Un quinto colloquio fra Blair e Murdoch si tenne il 25 aprile di quell’anno, poco dopo che il primo ministro aveva accettato di indire un referendum sulla Costituzione europea, e un sesto ebbe luogo il 3 ottobre, due giorni dopo l’annuncio da parte di Blair che si sarebbe ritirato alla fine del suo terzo mandato. Lord Avebury aveva richiesto per la prima volta i dettagli dei contatti fra i due nell’ottobre del 2003, ma non ottenne risposta. Nell’aprile 2005 inviò quindi un reclamo formale secondo il “Freedom of Information Act”, richiedendo ancora una volta i dettagli degli incontri e delle conversazioni fra Blair e Murdoch a partire dal settembre 2002. Nel luglio 2005, il commissario inglese all’informazione aveva stabilito che i “contatti ufficiali” del primo ministro potevano essere rivelati: una decisione contro la quale si appellò il Cabinet Office, che però ha capitolato dieci mesi più tardi, rendendo note ieri le date degli incontri.