Wall Street Italia ha intervistato due esperti legali per capire a che punto siamo con la regolamentazione della blockchain. Molte aziende e governi si stanno muovendo da mesi, ma – almeno geograficamente – nel continente europeo sono Svizzera – con la cosiddetta Crypto Valley del cantone di Zug – e Malta d essersi mosse prima di tutti.
E nel caso di Malta, la peculiarità è che è uno stato membro dell’Unione Europea. Anche per questo motivo, a dicembre 2018 la fotografia della firma messa dal governo di Malta, insieme a Italia, Cipro, Spagna, Portogallo, Grecia e Francia, di una dichiarazione di cooperazione nel settore hi-tech e blockchain è diventata virale (vedi tweet riportato sotto).
Malta è la leader indiscussa del settore nell’Europa meridionale da tempo e la firma ha rafforzato il suo status di hub della blockchain. Nel luglio dell’anno scorso il parlamento del paese ha approvato tre disegni di leggi, gettando le basi per un quadro giuridico completo per la tecnologia blockchain.
Da quel momento La Valletta è diventata il punto di riferimento per le società e per gli investitori interessati ad avviare progetti nel settore crypto o legati al protocollo decentralizzato e distribuito rivoluzionario. L’Italia è arrivata dopo, ma con il Decreto Semplificazioni ha inserito nell’ordinamento gli smart contract e le “tecnologie basate su registri distribuiti (DLT)”, ossia la blockchain.
And here it is! #DLT #Blockchain declaration signed by the 7 Southern European countries #MED7 spearheaded by #Malta to enhance cooperation on #digital & #blockchain technologies aimed at making Southern Europe a leader in emerging technologies @Maltagov @SilvioSchembri pic.twitter.com/Hq832bNjhb
— MaltaPermRep 🇲🇹 🇪🇺 (@MaltainEU) December 4, 2018
Gianluca Busuttil, dello studio legale David Zahra & Associates Advocates
1) La Blockchain è una tecnologia che è per sua natura è resistente alla regolazione: quale approccio sta adottando Malta per regolare questo fenomeno così particolare?
Come molte altre tecnologie rivoluzionarie, la motivazione del recente aumento della Blockchain era ideologica ed essenzialmente legata al simbolo anti-establishment che è il bitcoin. L’applicazione della tecnologia su larga scala richiede però che si vada oltre l’ideologia originale e si assegni priorità all’utilità, implementando la Blockchain dove è la soluzione più adatta.
La struttura legale di Malta si è concentrata sulla ricerca di un equilibrio tra l’innovazione e la regolazione, creando un sistema sufficiente a fornire garanzie alle parti interessate senza rovinare lo sviluppo del mercato con una regolamentazione eccessiva.
La legge maltese si focalizza sulla regolamentazione di una varietà di ICO che emettono token i quali possono essere classificati come Virtual Financial Asset (VFA), e ha creato una classe di licenze che regolerà la fornitura di servizi relativi ai VFA. Nessuna delle precedenti influirà sull’applicazione della legislazione esistente, come la MiFID che regola i servizi di investimento, o la direttiva di moneta elettronica che continuerà a governare i token che si qualificano come “e-money”.
A Malta smart contract e intelligenza artificiale
2) Il settore blockchain è molto fluido, con sviluppi tecnologici regolari e sostanziali: il regolamento maltese è in grado di tenere il passo con la tecnologia?
Sì, il settore Blockchain è fluido, e tende a cambiare rapidamente. Basta osservare quanto é radicalmente diverso il settore blockchain nel gennaio 2019, rispetto al boom del gennaio 2018; poco prima del crash, che ha comportato un’enorme perdita di valore per molte persone che avevano investito senza pensarci due volte.
La struttura normativa maltese non dipende dalla speculazione. È completamente distaccata dall’imprevedibilità del mercato delle criptovalute ed in effetti ha come obbiettivo principale l’eliminazione delle congetture e la pratica di effettuare investimenti di crypto ad alto rischio con poca consapevolezza.
Guardando avanti, la struttura maltese è abbastanza ampia nella sua interpretazione per incapsulare molte innovazioni tecnologiche che possono essere la realtà di domani, come ad esempio gli smart contract e l’intelligenza artificiale. Questo garantisce che Malta sia attrezzata non solo a regolamentare la Blockchain così come esiste oggi, ma anche di tenere il passo con lo sviluppo costante della tecnologia, senza la necessità di costanti revisioni legali. Malta si configura quindi come valida soluzione per il mercato di oggi e per quello di domani.
Il parere di Luca Egitto, dello studio legale R&P
1) La blockhain è oggi regolamentata anche in Italia. Le legislazione nazionale disciplina anche i token e le ICO?
No, il decreto semplificazioni (ora convertito in legge) 1) introduce nell’ordinamento la definizione di “tecnologie basate su registri distribuiti” (DLT), 2) introduce nell’ordinamento la definizione di smart contract e prevede, qualora siano soddisfatti taluni requisiti, che gli stessi siano equiparati ai contratti in forma scritta. Inoltre 3) equipara alla marca temporale prevista dal Regolamento EIDAS sull’identificazione elettronica (già legge vigente dal 2014) il timestamp sulle DLT che soddisfano i requisiti che saranno identificati dall’AgID.
Sarebbe avventato sostenere che questo perimetro comprenda anche i token, sebbene si tratti di un primo importante passo per far parlare l’ordinamento italiano con il mondo DLT.
Blockchain centralizzate non sono particolarmente utili
2) È giustificato l’entusiasmo intorno alla blockchain?
Solo in parte. Tantissimi use cases ipotizzati si fondano su presupposti errati o prospettano l’uso della blockchain in ambiti che possono funzionare benissimo senza, quasi si trattasse di un database più “figo”. La grossa carenza che riscontro è la mancanza di consapevolezza su come la creazione di una blockchain permissioned con magari pochi nodi fortemente gerarchizzati sia una contraddizione rispetto ai principali pregi della blockchain intorno a cui si è creato interesse.
La disintermediazione è un concetto essenziale e continuare a sognare progetti in cui la sedicente blockchain altro non è che un database controllato centralmente da un “certificatore” non porta a nulla di particolarmente utile. Naturalmente ci sono tanti progetti ben fatti, penso magari a quelli sulla filiera agroalimentare operanti su blockchain pubbliche.
L’incontro “Utilizzare la blockchain a Malta: l’innovazione attraverso la regolamentazione” si è svolto a Milano lunedì 4 marzo e a Torino martedì. La due giorni ha l’obiettivo di esaminare quali sono le opportunità del sistema maltese e le novità nella legislazione italiana.
Malta è diventata la prima giurisdizione al mondo a creare un framework normativo ad hoc per la Blockchain attraverso l’introduzione di tre leggi che regolano DLT, virtual financial assets e smart contract. Durante l’evento sono state analizzate le caratteristiche di tali norme, la loro applicazione e i vantaggi che esse offrono in riferimento all’attuale ordinamento in Italia.