La Banca d’Inghilterra non esclude che fra i prossimi passi dell’allentamento in atto della politica monetaria potrebbero esserci anche i tassi negativi: è quanto trapela dalle parole del vicegovernatore della BoE, Ben Broadbent, secondo il quale “è possibile che ulteriore allentamento monetario potrà essere necessario nel corso del tempo”.
Broadbent, incalzato sulla possibilità di introdurre i tassi negativi ha dichiarato, nel corso di un’intervista a Cnbc, ha dichiarato che il board “sta esaminando tutti gli strumenti di policy”. Quella sui tassi negativi, ha proseguito il vicegovernatore, è una questione “che è stata sollevata in vari momenti a partire dalla crisi finanziaria” e il problema è quello di trovare un equilibrio fra lo stimolo ai consumi prodotto dal taglio dei tassi e il danno recato ai bilanci degli intermediari finanziari, ha dichiarato Broadbent. Il rischio è che “tagliando i tassi oltre una certa soglia si faccia più male che bene” in quanto ridurre i margini per le banche può scoraggiare l’assunzione di nuovi rischi e quindi spingerle a prestare di meno anziché di più. Sulla “questione” dei tassi negativi “non abbiamo smesso di ragionare”, anche se per il momento non risulterebbe fra le opzioni immediate della Banca d’Inghilterra.
Giovedì scorso il board della Banca d’Inghilterra ha deciso di lasciare invariato il tasso d’interesse allo 0,1% – un livello già ai minimi storici. Dall’inizio della crisi coronavirus la BoE ha deciso due tagli dei tassi che hanno abbattuto l’asticella che si trovava fissata allo 0,75%. Il pacchetto di stimoli, poi, prevede complessivamente un Quantitative easing da 645 miliardi di sterline.
“Non deve sorprendere che quando si ha un grande colpo sull’economia, come nel caso attuale, e come nel 2009, si veda un allentamento sia sul fronte fiscale sia su quello monetario”, ha aggiunto poi Broadbent, “questa è la connessione: sono entrambe le risposte a un’economia più debole. Non è il caso che uno sia l’una sia la risposta all’altra”.